giovedì 27 ottobre 2022
Verso l'appuntamento del 5 novembre. Il dibattito culturale: "Bisogna riaffermare un no netto e inequivocabile all'invio delle armi in Ucraina
Toschi (Movimento Shalom): «Fraternità per uscire dalla prigionia della guerra»
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«Il movimento per la pace non deve prendere la via della neutralità ma quella della profezia, affermando un no netto e inequivocabile alle armi». Rievocando le parole pronunciate dal cardinal Lercaro nel 1968, in occasione della prima Giornata mondiale della pace, il professor Massimo Toschi chiede maggiore radicalità al movimento pacifista cattolico e ricorda che furono già il Concilio e la “Pacem in Terris” a fare venir meno il concetto di guerra giusta.

«Non si può continuare a inviare armi all’Ucraina illudendosi che possano portare alla pace. Se non si dice chiaramente che va fermato il flusso di armi e di strumenti bellici si rischia di cadere nella retorica. Da cristiani – prosegue - dovremmo ricordare quel passaggio del Vangelo di Matteo in cui Gesù dice “Chi prende la spada, di spada perirà”. Basta quello per cancellare la cultura della guerra. Nella “Fratelli tutti”, papa Francesco rivendica la fraternità per uscire dalla prigionia della guerra. Insiste continuamente su questo punto, ma non viene ascoltato».

Pacifista di lunghissimo corso, nominato un anno fa presidente onorario del “Movimento Shalom”, Toschi è da decenni uno studioso e un profondo conoscitore dell’esperienza cristiana sui temi della pace e della povertà, con all’attivo molti libri su don Milani e sui profeti della pace. Al lavoro di ricerca e di studio ha sempre unito l’impegno sociale e civile. La poliomielite contratta durante l’infanzia l’ha costretto a convivere con la disabilità per tutta la sua vita ma non gli ha impedito di conoscere in prima persona le più gravi crisi che hanno devastato il sud del mondo. E di promuovere attività di pace e cooperazione nei luoghi più martoriati, dalla Sierra Leone all’Iraq, dal Burkina Faso alla Libia, dal Sudafrica alla Palestina, ai Balcani.

«Se l’età avanzata e la mia condizione di salute me l’avessero consentito non avrei esitato a partire per l’Ucraina – confessa – ma fa male vedere che i cittadini ucraini chiedano esclusivamente armi. Credo che sia necessario lavorare molto sul tessuto sociale per far cessare un clima di odio, di inimicizia e di paura che è altrimenti destinato a durare a lungo. Il buon agire, di solito, moltiplica il buon agire».

L’orrore per l’attacco indiscriminato delle città ucraine da parte della Russia è amplificato dalla profonda preoccupazione per i più fragili, a cominciare dai disabili. «Quelle persone sono state del tutto dimenticate» denuncia adesso Toschi. «In Ucraina ci sono attualmente circa due milioni e duecentomila disabili abbandonati. Perché Kiev non chiede all’Occidente un aiuto specifico per loro, invece che continuare a chiedere soltanto armi? E perché l’Europa non destina una specifica quota di aiuti ai disabili? La politica non dovrebbe forse garantire diritti a chi non li ha?».

Degli ucraini con disabilità si è parlato soltanto quando le carovane della pace Stopthewarnow guidate dalla comunità Papa Giovanni XXIII hanno evacuato profughi dall’Ucraina, molti dei quali erano anziani, malati o persone impossibilitate a muoversi dalle città sotto le bombe dell’esercito russo. «La pace - aggiunge Toschi – la fanno i deboli, non i potenti. Credo ci siano molti modi di resistere, ad esempio con la resistenza spirituale, attraverso gesti concreti quotidiani».

“In vista della manifestazione nazionale del 5 novembre, l’auspicio è soprattutto uno: «Rivedere lo spirito del gigantesco corteo per la pace che esattamente vent’anni fa concluse il Social forum europeo di Firenze» conclude Toschi. «Chi scese in piazza allora riteneva che fosse possibile cambiare il mondo senza l’uso della violenza».

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