sabato 23 febbraio 2019
Si muove anche la Regione Lazio per aiutare il piccolo che ha sconfitto la leucemia. La presenza di 5 compagni non vaccinati gli impedisce il rientro in classe: il morbillo potrebbe ucciderlo
Una manifestazione "no vax" (Fotogramma)

Una manifestazione "no vax" (Fotogramma)

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Per aiutarlo a tornare in classe dai suoi amici si è mossa anche la Regione. Perché la storia del bimbo di otto anni che dopo aver vinto la leucemia non può rientrare nella scuola di via Bobbio, nel quartiere San Giovanni a Roma, per via di alcuni compagni non vaccinati fa indignare e non poco. La vicenda, che sta avendo risonanza nazionale, suona più o meno così: il piccolo è appena uscito da dieci mesi di dura chemioterapia per combattere un tumore del sangue, ora i medici hanno finalmente certificato la regressione; ma le cure lo hanno indebolito a tal punto – rendendolo immunodepresso – che basta una semplice malattia come il morbillo per mettere in pericolo la sua vita. E così il bambino per ora rimane a casa, a giocare ai videogames e ad aspettare che qualche compagno di classe vaccinato vada a trovarlo, sempre tenendo la mascherina sulla faccia.

«Questa storia è assurda! Come Regione Lazio faremo di tutto affinché questo bambino possa tornare a scuola il prima possibile. È una questione di civiltà!», assicura dal suo profilo social il governatore Nicola Zingaretti. Parole che si aggiungono a quelle dell’assessore alla Sanità regionale Alessio D’Amato, che ha assicurato di aver chiesto alla Asl Roma 2 (competente per territorio) di attivarsi per verifica- re con la dirigenza dell’istituto scolastico di via Bobbio «le condizioni di accesso a scuola in piena sicurezza per il bambino immunodepresso». Questo significa che adesso la scuola richiamerà le famiglie dei bambini non vaccinati – 5 nella classe del bimbo per scelta di genitori 'no vax' e circa il 30% nell’istituto secondo i dati della Asl, riportati da un quotidiano – e se la situazione persisterà «scatteranno le sanzioni pecuniarie previste dalla normativa» che prevede l’obbligo vaccinale per entrare il classe.

In realtà, finora la famiglia del bambino non è stata con le mani in mano. I genitori hanno tentato più volte sulla chat di classe di convincere le mamme dei bambini senza copertura a provvedere, ma si sono addirittura sentiti rispondere che non avrebbero mai vaccinato i figli per non mettere in pericolo la loro vita. Non ottenendo nulla per questa strada, tramite un legale hanno inviato una diffida alla scuola, perché va garantito «il rientro del bambino in un ambiente protetto per il suo processo di guarigione». E hanno tutta l’intenzione di fare in modo che il figlio possa tornare presto ad una vita normale e, quindi, a studiare con gli amici di sempre. La preside dell’istituto comunque rassicura: «Sicuramente troveremo le condizioni per farlo tornare a scuola».

Sulla vicenda è intervenuta sia la comunità medica che la politica nazionale. Da entrambi il coro è lo stesso: rispettare l’obbligo vaccinale reintrodotto dalla legge del 2017 dall’allora ministro Beatrice Lorenzin. Anche perché, dopo il naufragio dell’obbligo flessibile ipotizzato dall’attuale esecutivo, da settembre le scuole avevano bisogno della certificazione vaccinale per consentire l’ingresso in classe. «È assurdo che il bimbo non possa tornare a scuola», dicono i medici della Confederazione italiana pediatri – Cipe del Lazio, aggiungendo che «è ora che venga rispettato, una volta per tutte, l’obbligo di presentare la documentazione comprovante le vaccinazioni, previsto entro il 10 marzo prossimo ». E dal fronte Pd, per bocca del deputato Edoardo Patriarca, si chiede al ministro della Salute Giulia Grillo e al suo collega dell’Istruzione Marco Bussetti di chiarire i contorni di questo caso e capire se sono state applicate le sanzioni previste dalla legge per i genitori 'no vax'.

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