martedì 18 ottobre 2022
Presentata in Campidoglio la mobilitazione nazionale a San Giovanni della società civile contro la guerra in Ucraina
La presentazione nella sala della Protomoteca in Campidoglio: Sergio Bassoli (a destra) e Francesco Vignarca della Rete italiana pace e disarmo

La presentazione nella sala della Protomoteca in Campidoglio: Sergio Bassoli (a destra) e Francesco Vignarca della Rete italiana pace e disarmo

COMMENTA E CONDIVIDI

«Cessate il fuoco subito, negoziato per la pace». Eccoli i cardini sui cui si regge la piattaforma della manifestazione nazionale contro la guerra in Ucraina, che sabato 5 novembre vedrà convergere a Roma, in piazza San Giovanni in Laterano, dalle 15, le tante anime del movimento per la pace italiano. Due richieste chiare, seguite da quelle della «messa al bando di tutte le armi nucleari» e della «solidarietà con il popolo ucraino e con le vittime di tutte le guerre» (qui la piattaforma completa) Una grande mobilitazione apartitica della società civile che gli organizzatori hanno presentato stamattina nella sala della_Protomoteca in Campidoglio.

Europe for peace, la coalizione di oltre 400 sigle che dal 5 marzo promuove le manifestazioni nazionali per la pace, campeggia sul manifesto oltre che in inglese anche in russo e ucraino. «Sarà una manifestazione di popolo», dice Sergio Bassoli, coordinatore dell’esecutivo della Ripd, la Rete italiana pace e disarmo che sta coordinando la mobilitazione: «Cittadini che chiedono alle istituzioni di intervenire per fermare le armi e avviare il negoziato. Abbiano già superato le 500 adesioni di associazioni locali e nazionali, movimenti, sindacati. E altre continuano ad arrivare».

Già nel fine settimana, dal 21 al 23 ottobre, la Ripd ha promosso manifestazioni locali organizzate da diverse realtà associative in almeno 100 piazze d’Italia. Una mobilitazione diffusa e programmata da tempo, cui ora si aggiunge, a grande richiesta di tante organizzazioni, l’appuntamento unitario nazionale.
«L’auspicio è che anche la rete delle Autonomie locali e i comuni si mobilitino - dice Bassoli - perché sarebbe un segnale importante per le istituzioni centrali».

Gli organizzatori ci tengono a ribadire che «la manifestazione del 5 novembre non è promossa da nessun partito. Le organizzazioni partitiche sono benvenute nella piazza, se aderiscono alla nostra piattaforma, ma questa sarà una manifestazione della società civile, con la sua autonomia e le sue responsabilità. Dal palco non parlerà nessun politico», precisa.

A San Giovanni convergerà anche la manifestazione organizzata da tempo a piazza Vittorio alle 10 dalla Rete dei Numeri Pari per lanciare la sua agenda sociale contro le diseguaglianze. «Ma la pace è la priorità per tutte e tutti - dice il coordinatore Giuseppe De Marzo - e dunque da piazza Vittorio convergeremo nella manifestazione nazionale, perché per la pace bisogna sempre essere pronti. Per poi impegnarci a costruire un’economia di pace».

«Sarà una manifestazione che viene dal basso - conferma il presidente delle Acli Emiliano Manfredonia - per chiedere all’Europa e soprattutto al nostro governo di farsi carico della richiesta del cessate il fuoco e del negoziato. Laici e cattolici insieme senza divisioni». Andrea Mone della Cisl assicura l'adesione sindacato: «Parteciperemo alla manifestazione perché l’Italia chieda alle Nazioni Unite di lanciare una conferenza di pace».

Paolo Impagliazzo della Comunità di Sant’Egidio esprime «la soddisfazione della nostra comunità nel promuovere e partecipare a un momento che per la Siria non c’è stato. Ora diciamo basta alla narrazione dell’ineluttabilità della guerra». Concorda Flavio Lotti, coordinatore della Marcia Perugia Assisi: «La guerra è la strada sbagliata, non ce n’è una che abbia mai risolto i problemi. Ci rivolgiamo al nuovo Parlamento e al nuovo governo. Si dia ascolto alle parole del Papa, che il 2 ottobre ha chiesto di cercare la via del negoziato. È difficilissimo, ma il pericolo oggi è enorme». «Noi la guerra la conosciamo bene - dice la presidente di Emergency Rossella Miccio - e sappiamo che nel 2022 non la si può più usare per dirimere le controversie internazionali. Voliamo su Marte, ma non abbiamo trovato un’alternativa alla guerra. È un crimine, e va eliminata dalla storia».

«Come Europe for peace abbiamo lavorato per l’unità e la condivisione - sottolinea Giulio Marcon di Sbilanciamoci - e oggi siamo in Campidoglio, da dove venerdì 21 partirà la fiaccolata nell’ambito delle manifestazioni delle 100 piazze d’Italia. Perché non dobbiamo vincere la guerra, ma la pace. Ci accusano di essere equidistanti? No, siamo “equivicini” a tutte le vittime. Abbiamo portato più volte aiuti in Ucraina con le carovane della pace, ma sosteniamo anche i russi che manifestano contro la guerra e gli obiettori di coscienza. Nel mondo ci sono troppe armi, gli stati spendono 2.000 miliardi di dolari l’anno, solo l’incremento di 5 miliardi è stato dieci volte quanto stanziato per Covax», il programma per i vaccini anti-Covid ai paesi poveri».

Daniele Lorenzi, presidente Arci, anticipa lo slogan dello striscione che porterà in piazza: «Pace, pane e pianeta». Monica Usai di Libera assicura che «Don Luigi Ciotti ci sarà» e sottolinea che «a essere foraggiati nell'emergenza della guerra saranno i gruppi criminali», Silvia Stilli di Aoi ricorda i tanti aiuti portati nelle città ucraine dalle associazioni per la cooperazione allo sviluppo. Fabrizio De Sactis dell’Anpi condanna «lo sperpero di risorse per gli armamenti sottratte a contrastare la povertà dilagante». Cristian Ferrari della Cgil ricorda che «prezzo delle guerre viene pagato soprattutto dalle fasce più deboli e dai lavoratori». Solo alcune delle tante voci del movimento per la pace. Tante sfumature unite nella bandiera arcobaleno.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: