venerdì 26 aprile 2019
Il comandante generale delle Fiamme gialle Giorgio Toschi: le cosche mafiose restano interessate al business «per i profitti e per la possibilità di reimpiego dei capitali»
«I sistemi? Società schermate e prestanome»
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Le cosche mafiose restano interessate al business «per i profitti e per la possibilità di reimpiego dei capitali»
Alle mafie, il business dell’azzardo interessa ancora. Anzi, nonostante diverse e anche recenti batoste investigative e giudiziarie, gli appetiti dei clan non si sono placati. Uno scenario che trova conferma nell’analisi del comandante generale della Guardia di Finanza Giorgio Toschi. «Attira gli interessi della criminalità organizzata e comune, tanto per i profitti conseguibili e per la possibilità di riciclare e reimpiegare i proventi illeciti, quanto per rafforzare il controllo sul territorio – ragiona con Avvenire il generale Toschi – con conseguenti ripercussioni nei confronti degli interessi finanziari dello Stato, effetti distorsivi del mercato e danni per la sicurezza economica del Paese».

Negli ultimi anni, avete indagato a fondo sulle infiltrazioni mafiose. Con quali esiti?
Diverse indagini, come le operazioni 'Revolution bet', 'Galassia' e 'Scommessa', hanno consentito di accertare la presenza di reti radicate in Sicilia, Puglia e Calabria, che gestivano numerosi siti illegali, attraverso accordi con personaggi legati alle mafie.

Dalle vostre investigazioni emerge come le mafie legate all’azzardo continuino ad avere sponde in Paesi esteri, anche dentro l’Unione Europea. Un dato preoccupante, non trova?
Le indagini a cui facevo riferimento hanno evidenziato un sistema strutturato così: i titolari dei siti di scommesse, con piattaforme collocate all’estero, si avvalgono di 'master', elementi con compiti di promozione del 'prodotto' i quali, grazie alle loro connessioni con la criminalità organizzata, hanno creato un circuito parallelo e illecito di raccolta delle scommesse, funzionale ad aggirare la normativa fiscale e antiriciclaggio.


Con quale volume d’affari?
Si stima che sia stato realizzato un volume di giocate di oltre 4,5 miliardi di euro.

Un giro enorme, più di quanto il colosso dell’auto Fca abbia investito in Michigan per realizzare 5 stabilimenti. E dov’è finita quella mole di denaro? Fuori dall’Italia?
Già. Molto spesso, i cospicui guadagni realizzati sono stati reinvestiti in patrimoni immobiliari e posizioni finanziarie all’estero, intestati a persone, fondazioni e società schermate, con la complicità di soggetti incensurati che fanno da prestanome.

Fra i reati contestati, c’è anche una notevole evasione fiscale.
Complessivamente, se si tiene conto delle 204 indagini effettuate l’anno passato, sono state individuate basi imponibili sottratte a tassazione per oltre 800 milioni di euro, con un’imposta evasa per oltre 44 milioni di euro. Non solo: in Italia alcuni bookmaker esteri hanno esercitato l’attività, in mancanza delle concessioni previste dalla legge e senza essere collegati al totalizzatore dell’Agenzia delle Dogane e dei Mo- nopoli. Lo hanno fatto avvalendosi di organizzazioni occulte e stabili.

Quali sono i principali meccanismi di frode?
Il comparto delle macchinette da gioco (di cui all’art. 110 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza) è quello più interessato dalle frode, a volte sofisticate e fantasiose. Per esempio, l’uso di apparecchi con schede di gioco illegali e dotati di un software diverso da quello autorizzato permette di alterare il funzionamento delle slot, modificando, a discapito degli ignari giocatori, la percentuale delle vincite ( payout). Oppure, c’è la creazione di piattaforme di gestione 'da remoto' degli apparecchi, ubicate in Stati esteri. In altri casi, è stata rilevata la manomissione di vecchi videogiochi, attivati con un radiocomando, una combinazione di tasti o perfino con lo 'sfregamento di calamite'. Inoltre, è aumentata la diffusione dei cosiddetti 'totem', apparecchi che – pur essendo apparentemente destinati all’acquisto di ricariche telefoniche o di crediti per la navigazione in internet – vengono usati pure per consentire l’accesso a siti dove si può giocare d’azzardo, con server ubicati in Stati esteri. Spesso si tratta di apparecchi sofisticati che, nella modalità 'stand by', traggono in inganno chi osserva, mostrando i loghi dei gestori telefonici o di siti di shopping online.

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