sabato 2 aprile 2022
Il pastore raccoglie i sentimenti dei fedeli: «Uniti nella preghiera, impegnati ad aiutare le vittime»
Padre Makar: «I nostri popoli non vogliono la guerra»
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«I nostri popoli non vogliono la guerra, siamo uniti nella preghiera e lavoriamo per aiutare le vittime di questa tragedia, in Ucraina e in Italia». Dice proprio così - «i nostri popoli» - padre Ambrogio Makar, archimandrita della Chiesa russo ortodossa del Patriarcato di Mosca, monaco ucraino nativo del Donbass, padre e pastore appassionato della comunità ortodossa che vive a Milano e nella quale convivono russi, ucraini e altri popoli slavi, uniti da una fede che in emigrazione diventa sovente un potente fattore identitario. Il suo piccolo studio nella casa parrocchiale trabocca di icone e di libri, fuori nel cortile dell’oratorio le donne sono indaffarate ad aprire decine di sacchetti con vestiti, coperte, generi alimentari, farmaci, giocattoli, portati dalle famiglie italiane. Dal 2018 la chiesa di Santa Margherita, nel quartiere Cornaggia di Cinisello Balsamo, ospita le celebrazioni di rito ortodosso e padre Ambrogio si divide tra questo luogo e la chiesa di San Vito al Pasquirolo, nel centro di Milano.

«Viviamo sulla nostra pelle il dramma della guerra, ogni giorno ricevo telefonate di gente che ha dovuto lasciare le proprie abitazioni distrutte e chiede ospitalità. Da qui sono partiti diversi camion carichi degli oggetti donati, e qui si radunano a pregare ucraini, russi, bielorussi, moldavi: la fede che ci unisce è più forte delle divisioni politiche. Noi crediamo nella potenza della preghiera, chiediamo che Dio tocchi i cuori di coloro che hanno scelto la violenza anziché il dialogo e lavoriamo perché le nostre comunità siano testimoni di riconciliazione. È il nostro piccolo contributo alla costruzione della pace, una fiammella che illumina il buio in cui questa guerra ci ha fatti precipitare». Molte famiglie della zona hanno aperto le loro case ai profughi, e anche nelle scuole si moltiplicano gli ingressi di bambini arrivati dall’Ucraina con le mamme. «Sono traumatizzati, appena sentono il rumore di un aereo gridano “bombardano, bombardano!”. Ma dopo qualche giorno la convivenza con i coetanei italiani e la familiarità che nasce riescono a sciogliere le tensioni. La mia gente è molto grata dell’accoglienza che sta ricevendo, l’incontro con voi è un dono della Provvidenza».

Padre Makar è arrivato quindici anni fa da Kiev e ha visitato a lungo i fedeli presenti in Lombardia e nella Svizzera italiana, fondando parrocchie e svolgendo un lavoro di cucitura tra le piccole comunità che si erano venute formando in seguito alle migrazioni. Molti sono suoi figli spirituali, più di duemila quelli che ha battezzato, da tutti viene considerato un grande padre. E lui, come segno di devozione per il patrono di Milano che gode di grande venerazione in Oriente, da monaco ha assunto il nome di Amvrosij, Ambrogio. Come guida della comunità ortodossa, dedica molto tempo ed energie all’educazione religiosa dei giovani ed è tra coloro che hanno favorito la nascita di una scuola parentale intitolata a Sant’Agostino e ospitata nei locali della parrocchia di San Pio X a Cinisello. «Abbiamo cominciato a settembre con una classe di scuola media in cui sono presenti ragazzi ucraini, bielorussi, egiziani e italiani di tradizione ortodossa e cattolica – spiega Giuseppe Meroni, uno dei promotori dell’iniziativa –. È un’esperienza che nasce dal desiderio di famiglie e insegnanti che hanno a cuore la libertà di educazione e offre ai giovani una occasione di conoscenza e arricchimento reciproco nell’incontro tra culture di diversa tradizione».

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