venerdì 17 novembre 2017
Un corteo per dire no alla mafia. Poco lontano tagliate le gomme dell'auto di una troupe de La7. E nella notte è stato incendiato il portone del circolo Pd
Ostia, in piazza contro i clan. A fuoco il portone del circolo Pd
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Il portone del circolo Pd di Ostia è andato a fuoco nella notte. La notizia è stata confermata dal senatore democratico Stefano Esposito che su Twitter ha diffuso anche la foto dell'ingresso del circolo."Ieri la bella manifestazione antimafia. Stanotte hanno dato fuoco al portone del circolo Pd di Ostia" ha scritto Esposito.

Lo striscione è piccolo, scritto con lo spray, retto da ragazzi, però emoziona. «Contro Spada, Fasciani e Triassi famo ’sti cento passi». E torna in mente Peppino Impastato proprio mentre a poca distanza da qui, nelle strade degli Spada, tagliano le ruote alla macchina di una troupe de La7 e non soltanto: «Durante il nostro giro tra via Forni e la palestra di Roberto Spada, siamo stati minacciati dai residenti, uno di questi voleva lanciarci contro il pitbull», racconta la cronista televisiva.

Però risuonano anche più forti, dentro, le parole di don Luigi Ciotti: non va bene essere cittadini a intermittenza e nemmeno ignorare povertà e fragilità e disperazione di tanta gente. Fra poco don Luigi salirà sul palco e prenderà la parola: «Mi rivolgerò ai poveri e agli ultimi – dice –. La prima ragione per cui sono qui sono loro. Non possiamo lasciare questa piazza senza chiedere a chi ha responsabilità istituzionale di fare scelte per gli ultimi». Anche a Ostia ci sono sacche di povertà impressionante e «la lotta alla mafia e alla corruzione comincia proprio creando le condizioni del cambiamento per i poveri ». Sono questi, anzi, che «ci danno le coordinate del cambiamento».

La piazza intanto applaude sotto qualche leggera goccia d’acqua e senza freddo. Parlano via via tanto giornalisti sotto scorta o minacciati. Parla Daniele Piervincenzi, il naso ancora gonfio e fasciato. È la manifestazione-presidio nel centro di Ostia voluta dalla Fnsi e da Libera, cioè dal sindacato dei giornalisti insieme all’associazione fondata da don Ciotti, dopo le aggressioni proprio a Daniele Piervincenzi e a Edoardo Anselmi. «Non può essere una testata a fermarci», dice Daniele. «Mille teste sono più forti una testata», aggiunge Paolo Borrometi, anche lui da tempo sotto scorta per le pesanti minacce ricevute.

Arriva la presidente della Camera: «Siamo qui per dimostrare alle croniste e ai cronisti che non sono soli, che le istituzioni ci sono e c’è anche tanta gente», spiega Laura Boldrini. «Alcuni – continua – mettono in atto metodi intimidatori e pensano di essere i padroni, invece non sono i padroni perché qui lo Stato c’è». Come ci sono «in molte periferie anche tante persone che si ribellano alla violenza e alla crimina-lità, rimboccandosi le maniche e facendo qualcosa. Sono loro il nostro valore aggiunto». Il presidente del Senato ha mandato un messaggio: «Giornalisti, cittadini, istituzioni – scrive Piero Grasso – occorre marciare insieme per difenderci da chi cerca di mettere a tacere la verità con la violenza, da chi vuole nascondere il malaffare con il sopruso». Non ha potuto partecipare, ma nella lettera inviata al presidente dell’Fnsi per la manifestazione vuole «giunga fortemente a tutti voi il mio sostegno ideale all’iniziativa». Giuseppe Giulietti è il presidente Fnsi: «Mai con i mafiosi e mai con i fascisti si può dire in questa piazza, lo prevede la Costituzione. C’è chi sta con la Costituzione e chi fa strage dei suoi valori». Ancora applausi. Fra chi manifesta manca naturalmente Casapound. Invece fanno bella mostra tante bandiere della Cgil e della Cisl (ma sono oltre sessanta le associazioni che hanno aderito) e c’è anche un gruppo dei Collettivi studenteschi. «La mafia si radica dove lo Stato è assente e si alimenta con omertà e indifferenza – spiegano –. Noi esigiamo una cittadinanza unita nella lotta contro le mafie e chiediamo che i giornalisti mantengano alta l’attenzione sul nostro territorio». Federica Angeli è una cronista di Ostia e vive da anni con la scorta. Chiede di «credere nella legalità, non smettere di crederci. Ce l’hanno messa tutta per farmi smettere di scrivere e non ci sono riusciti».

La corruzione, i giochi mafiosi e paramafiosi «qui ci sono e arrivano da lontano, non a caso Ostia è commissariata – ricorda ancora don Ciotti, chiudendo la manifestazione –. Adesso tutti parlano, ma questo è un problema che si trascina da tempo». Ma chiede di parlare anche di speranza, «a Ostia ci sono tante realtà belle che fanno del bene».

Certo, «siamo qui per esprimere vicinanza ai giornalisti aggrediti e per estendere il pensiero a tutte le vittime, anche a coloro che sono morti per mano delle mafie». Però siamo qui «anche per far emergere le cose belle che ci sono a Ostia, con tante associazioni, parrocchie e realtà che fanno un grande lavoro». Ed è don Luigi stesso ad avere una speranza su tutte. Che questa piazza «riesca a scuotere le coscienze delle persone».

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