mercoledì 13 settembre 2017
Dopo le barricate anti-migranti dell'anno scorso, tutti i soci della cooperativa del Delta del Po, verseranno 15 euro al mese: 216mila euro all'anno che il Comune userà per finanziare servizi e scuole
Il faro di Goro, nel Polesine (foto Boato)

Il faro di Goro, nel Polesine (foto Boato)

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Dalle barricate anti-migranti alla solidarietà concreta per i bambini disabili delle scuole elementari del paese. Parte dai pescatori del Delta del Po, il riscatto di Goro, comune di 3.800 abitanti, in provincia di Ferrara, su cui un anno fa si accesero i riflettori della cronaca per i blocchi stradali dei cittadini della frazione Gorino, che non volevano «gli stranieri». Una vicenda che gettò un’ombra sulla comunità, che ora vuole cancellare quella brutta pagina puntando sul «grande cuore della marineria», come sottolinea Vadis Paesanti, presidente della cooperativa dei pescatori del Delta e promotore dell’iniziativa, condivisa dai 1.200 pescatori di vongole veraci di Goro. In sostanza, ogni mese ciascun socio si autotasserà versando 15 euro in un conto corrente dedicato, da cui poi il Comune potrà attingere per finanziare iniziative di pubblica utilità. In tutto, i pescatori garantiranno così 18mila euro al mese e 216mila euro all’anno. Un bel gruzzolo visti i tempi di “magra” per le casse delle amministrazioni locali.

«La prima emergenza a cui vogliamo rispondere – spiega Paesanti – è quella degli insegnanti di sostegno per i bambini disabili della scuola elementare del paese. Parlando con le maestre abbiamo scoperto che diversi piccoli non hanno ancora l’insegnante dedicato e non possono, quindi, godere di un diritto sacrosanto. Noi pescatori non possiamo permettere che i nostri figli siano umiliati in questo modo e così abbiamo deciso di dedicare i primi soldi che raccoglieremo proprio a questa emergenza».

I progetti di solidarietà non si fermano qui e comprendono anche iniziative sportive sempre in collaborazione con la scuola e il finanziamento di interventi comunali per la sistemazione delle strade, per «rendere più bello il nostro paese», sottolinea Paesanti. Che non esclude affatto che, nel programma di interventi stilato dai pescatori, possano rientrare anche progetti di solidarietà a favore di stranieri e migranti. «Noi siamo una comunità aperta e accogliente, dove non esiste criminalità e tutti lasciano le porte di casa aperte e le chiavi nel cruscotto dell’auto», rivendica, con orgoglio, Paesanti. Che, ripensando ai fatti di Gorino, «senz’altro un episodio negativo», ricorda anche l’assenza di «dialogo», in quei giorni, tra le autorità e la popolazione locale. «Da noi – riprende Paesanti – siamo abituati a decidere tutto insieme. Magari si litiga e si discute animatamente, ma poi si decide di comune accordo. Allora, invece, si voleva imporre una decisione presa sopra le nostre teste e senza nemmeno sentire il nostro parere. Questo, a mio avviso, ha scatenato la reazione negativa di una parte del paese». Che, in ogni caso, non ha certamente fatto una bella figura. Ma adesso, grazie all’iniziativa dei pescatori, ha l’occasione di voltare definitivamente pagina.




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