giovedì 12 novembre 2020
La centrale dei soccorsi maltese ha inviato un navtext per assumere il coordinamento del soccorso per una barca con a bordo 40 persone. Non succedeva da anni. Le parole del Papa
Il video-choc di una madre: «Ho perso mio figlio»
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L’imbarcazione trasportava oltre 120 persone, tra cui donne e bambini. Quarantasette sopravvissuti sono stati portati a riva dalla Guardia Costiera libica e da pescatori, 31 corpi sono stati recuperati. Proseguono le ricerche delle vittime. Altre 19 persone sono morte negli ultimi due giorni: tra le vittime anche due bambini annegati dopo che le due barche sui cui si trovavano si sono rovesciate. La nave Open Arms - l'unica nave di una ONG attualmente attiva nel Mediterraneo centrale - ha salvato più di 200 persone in tre operazioni. "La perdita di vite umane nel Mediterraneo è una manifestazione dell'incapacità degli Stati di intraprendere un'azione decisiva per dispiegare un sistema di ricerca e soccorso quanto mai necessario in quella che è la rotta più mortale del mondo", ha detto Federico Soda, capo missione dell'OIM Libia.

Non cessano le richieste di allerta per diverse imbarcazioni nel Mediterraneo centrale. Ancora decine di persone rischiano la vita. Eppure fanno ancora male le immagini diffuse da Open Arms sull'ultimo naufragio che ha visto la nave della Ong spagnola salvare le vite di 111 persone, recuperare 5 corpi senza vita e chiedere d'urgenza l'evacuazione medica per il piccolo Joseph (che inizialmente sembrava essere una bambina, ndr) che non è arrivata in tempo.

IL VIDEO DENUNCIA DOPO IL NAUFRAGIO

A distanza di 24 ore dal naufragio la Ong Open Arms ha deciso di pubblicare anche un video che mostra la tragedia a cui i soccorritori hanno assistito, facendo del loro meglio per salvare la vita a quante più persone possibili. La donna che si dispera a bordo del gommone, urlando "I loose my baby", "Where is my baby?" "Ho perso mio figlio", "Dov'è mio figlio?" è la madre di Joseph.

"Abbiamo riflettuto se fosse il caso di mostrare il grido del naufragio, il dolore e la disperazione - ha spiegato su Twitter la Ong spagnola -. Abbiamo deciso di rendere pubblico quello che accade in quel tratto di mare perché i nostri occhi non siano i soli a vedere e perché si ponga fine a tutto questo subito.


Oltre alla marea di allarmi rilanciati dagli attivisti di Alarm Phone, c'è però questa mattina una novità, non piccola, l'Rcc di Malta, la centrale di coordinamento dei soccorsi della Valletta ha inviato a tutte le imbarcazioni del Mediterraneo un navtext nel quale si assume il coordinamento del soccorso per un'imbarcazione con a bordo 40 persone, diffondendo le coordinate 34 - 27N - 012 - 21E. Sebbene quest'assunzione di responsabilità nel coordinamento rappresenti il modo corretto e legale di agire per garantire i soccorsi nel Mediterraneo centrale, negli ultimi anni si è assistito al suo totale stravolgimento da parte dell'Rcc di Malta.

Al momento non è ancora chiaro a quale gommone in avaria si riferisca il navtext diramato dalle autorità maltesi, perché i numeri segnalati da Alarm Phone parlano rispettivamente di 20 persone a bordo di un'imbarcazione e di 75 che sono alla deriva da mercoledì notte.


Twitter Open Arms

La salma di Joseph, il neonato di 6 mesi, originario della Guinea, rimasto vittima del naufragio di mercoledì in acque libiche, è stata portata a Lampedusa e si trova, adesso, all'obitorio dell'isola. Durante la notte, un velivolo della Guardia costiera ha effettuato un'evacuazione medica urgente per due donne, una delle quali in gravidanza, e per il neonato già morto. I tre si trovavano a bordo della nave della Ong Open Arms e sono stati portati a Lampedusa.
Altri tre migranti del gruppo di naufraghi salvati dalla stessa Ong che avevano urgente bisogno di ricovero, dopo uno scalo tecnico dell'aereo che ha dovuto effettuare rifornimento di carburante, sono stati trasferiti a Malta.

Di "ennesima ennesima tragedia che si consuma a pochi chilometri dalle nostre coste nell'indifferenza generale" ha parlato anche don Gianni De Robertis, direttore generale della Fondazione Migrantes, dopo il naufragio a circa 30miglia a nord delle coste libiche di Sabratha che ha causato la morte di almeno 6 persone, tra cui anche una bambina di 6 mesi. De Robertis ha espresso il dolore della Migrantes per queste "morti innocenti".

Eppoi c’è la voce del Papa che continua a smuovere milioni di coscienze: «I miei pensieri vanno specialmente ai tanti uomini, donne e bambini che si rivolgono al JRS (il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, ndr) per cercare rifugio e assistenza, sappiano che il Papa è vicino a loro e alle loro famiglie e che li ricorda nelle sue preghiere» così si è espresso Francesco in una lettera che è stata recapitata tra gli altri anche al romano Centro Astalli in occasione del 40° anniversario dalla fondazione del JRS da parte del servo di Dio Pedro Arrupe. «Oggigiorno troppe persone nel mondo sono costrette ad aggrapparsi a barconi e gommoni nel tentativo di cercare rifugio dai virus dell’ingiustizia, della violenza e della guerra».

«Strage senza fine nel Mediterraneo» ha sintetizzato il quotidiano della Santa Sede, l’Osservatore Romano facendo proprio il nuovo grido di dolore del Papa per il dramma dei migranti. «Parole – annota il quotidiano d’Oltretevere – che assumono un significato particolare alla luce delle ultime notizie che arrivano dal Mediterraneo, che riportano l’ennesimo, tragico naufragio che ha causato la morte di sei migranti, tra cui una bimba di sei mesi». In realtà, un bimbo, come si è saputo soltanto mercoledì a tarda notte, ​

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