sabato 23 novembre 2019
Le motivazioni della sentenza di appello. Carolina Girasole, allora primo cittadino di Isola Capo Rizzuto, venne accusata di avere favorito il clan Arena. Ma l'accusa era «del tutto infondata»
Carolina Girasole. L'ex sindaca di Isola Capo Rizzuto Assolta anche in appello con formula piena. Le motivazioni: non era collusa coi mafiosi, ma fu lo Stato ad abbandonarla

Carolina Girasole. L'ex sindaca di Isola Capo Rizzuto Assolta anche in appello con formula piena. Le motivazioni: non era collusa coi mafiosi, ma fu lo Stato ad abbandonarla

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Dalle intercettazioni non emergono "elementi sufficienti a dimostrare che gli Arena si fossero spesi nel 2008 per l'elezione della Carolina Girasole e di seguito l'esistenza di un comportamento della Girasole a favore degli Arena". Lo scrivono i giudici della prima sezione della Corte d'appello di Catanzaro nelle motivazioni, appena depositate, della sentenza di assoluzione con formula piena per l'ex sindaca antimafia di Isola di Capo Rizzuto.

La Girasole, una paladina della lotta alla ’ndrangheta, era accusata di essere stata eletta con i voti della cosca Arena e di turbativa d’asta per la gestione dei beni confiscati al clan. Per questo il 3 dicembre 2013, assieme al marito Franco Pugliese, era finita agli arresti domiciliari, dove era rimasta per ben 168 giorni. Il 22 settembre 2015 la prima assoluzione con formula piena, in quanto l'accusa era "del tutto infondata". Alla quale è seguita la seconda assoluzione piena in appello a maggio.

La Corte d’appello ha quindi confermato quella sentenza e nelle motivazioni smonta ancora una volta l’inchiesta della Dda di Catanzaro, sfociata nell’operazione "Insula" con la quale furono arrestate tredici persone. Un'inchiesta che si è basata soprattutto sulle intercettazioni. Ebbene, secondo i giudici d'appello, "da tali intercettazioni non può desumersi la fondatezza dell'ipotesi accusatoria di corruzione elettorale".

Un'affermazione più volte ripetuta. "Rimane decisamente fuori dalla portata dimostrativa delle prove addotte dall'accusa - scrive ancora la Corte -, la possibilità di ritenere provato nel 2008 un qualsiasi accordo elettorale corruttivo tra la Girasole e gli Arena". Insomma, tagliano corto i giudici "quello che manca è proprio la prova dell'accordo collusivo". Secondo l’accusa la Girasole avrebbe favorito la potente cosca Arena in cambio del sostegno elettorale. In particolare avrebbe permesso che a vincere il bando per la raccolta di finocchi sui terreni confiscati alla cosca fosse una cooperativa a loro legata, favorendo il clan che si era visto togliere quei terreni. Finocchi che, in un primo momento, si era deciso di distruggere.

Ma per la Corte "è emerso chiaramente che l'iter che ha condotto ad abbandonare le operazioni di distruzione non è stato governato in tutto e per tutto dal Comune di Isola di Capo Rizzuto - e per esso dal sindaco Girasole - ma è stato determinato dalla mancata assunzione di responsabilità di alcuni degli organi preposti".

E qui i giudici fanno precise accuse. "Agenzia del demanio, Agenzia per i beni confiscati, Prefettura, che fino ad allora avevano avuto la disponibilità legale degli immobili, non avevano, se non meramente formalmente, posto in atto concreti volti a privare dei terreni la famiglia Arena".

Accuse gravi. "Gli Arena - denuncia la Corte - erano stati lasciati operare indisturbati". Nessuno li aveva sgomberati. Anzi il giorno che era stato fissato dalla stessa Prefettura per la frangizollatura, cioè la distruzione dei finocchi coltivati dai mafiosi, "si erano verificati diversi problemi e nessuno si era presentato ad eseguire le opere". Così "la Prefettura, dopo l'infruttuoso tentativo di frangizollatura e un ordine di sospensione delle operazioni, non si sa bene ancora da chi impartito, aveva scelto la via di consegnare il terreno al Comune in tal modo demandando un problema che avrebbe dovuto risolvere prima". Un vero scaricabarile.

Ma si realizza un "deciso cambio di marcia da parte dell'amministrazione comunale a fronte dell'immobilismo colpevole registratosi fino ad allora da parte dagli organi periferici dello Stato". Tutt'altro che collusione. Anzi gli Arena si lamentavano del comportamento della Girasole "ipotizzando la possibilità di far cadere l'amministrazione comunale". E al telefono la insultavano.

La sindaca, pur di liberare finalmente i terreni e fare iniziare le attività di rinascita, decide dunque, con l'assenso della Prefettura, di mettere a bando i finocchi. "La scelta di addivenire alla formalizzazione per raccolta del frutto, sebbene decisa infine dal Comune di Isola di Capo Rizzuto - scrivono ancora i giudici - è stata sostanzialmente determinata dalla sicura mancata assunzione di responsabilità da parte della Prefettura".

La Girasole viene lasciata sola, comunque decide, ma poi è lei ad essere accusata di collusione. Ora anche in Appello una sentenza ripristina la verità e afferma che collusione non c'è stata.

Leggi anche: Carolina Girasole, sindaca coraggio, assolta anche in appello

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