venerdì 30 luglio 2021
Sarebbero oltre 40 milioni, nel mondo, le vittime di tratta o sfruttamento costrette in condizioni di schiavitù
Un'immagine di prima che scoppiasse la pandemia. Ma la prostituzione e lo sfruttamento delle persone non si sono fermate

Un'immagine di prima che scoppiasse la pandemia. Ma la prostituzione e lo sfruttamento delle persone non si sono fermate - Ansa

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Sarebbero oltre 40 milioni, nel mondo, le vittime di tratta o sfruttamento costrette in condizioni di schiavitù. E 10 milioni di esse avrebbero meno di 18 anni: bambini e adolescenti spesso privati anche del diritto all’educazione visto che il 10% di loro non ha mai frequentato la scuola e circa un quarto non è andato oltre la media. I dati sono diffusi dall’undicesimo rapporto “Piccoli schiavi invisibili-Fuori dall’ombra: le vite sospese dei figli delle vittime di sfruttamento” elaborato da “Save the Children” in occasione della Giornata Internazionale contro la tratta di esseri umani, che si celebra oggi. Pochi i numeri disponibili, comunque, visto che il fenomeno è perlopiù sommerso, nascosto dal sistema di complicità e omertà che protegge le organizzazioni criminali che traggono profitto dalla prostituzione minorile. Rari sarebbero infatti i casi che sfuggono alle mafie. Anche in Italia la tratta e lo sfruttamento coinvolgono i giovanissimi e l’emergenza Covid-19 ha reso le vittime ancora più isolate e difficilmente raggiungibili. Nel nostro Paese, tra le 2.040 persone prese in carico dal sistema anti-tratta nel 2020, la forma più estesa di sfruttamento resta quella sessuale (84,5%) che vede come vittime principalmente donne e ragazze (81,8%). E una vittima su 20 ha meno di 18 anni. Se la nazionalità di origine delle piccole vittime è principalmente nigeriana (87%), ivoriana (2,5%) e tunisina (1,9%), la regione con più casi emersi è la Sicilia (29,8%), seguita da Liguria (14,3%), Campania (9,3%) e Piemonte (13,7%). Gli illeciti vengono riscontrati anche nel settore del lavoro (terziario, ristorazione, commercio), quelli sessuali si perpetrano in molti casi attraverso adescamenti su Internet. (F. Ful.)


Non c’è poesia e nemmeno uno straccio di prosa su questa strada e molte, molte altre: più spesso di notte, non soltanto. Bastano dieci euro, ad esempio per prendersi una ragazza nigeriana. Anche quindici o venti per le altre, la crisi ha calmierato i prezzi, nonostante la domanda sia cresciuta e l’età media dei clienti scesa. Che accostano, chiedono «quanto?», lei sale in macchina, s’appartano nemmeno troppo, pochi metri più in là, quattro o cinque minuti ed è di nuovo sul marciapiede, un paio di signorotti stanno già aspettando che tocchi a loro, uno siede su una macchina da diverse decine di migliaia d’euro.

Altro che Covid, le associazioni che si occupano di aiutare (e spesso nascondere, dopo averle liberate) le prostitute sui vialoni delle città italiane – oltre centomila – hanno scoperto come non ci sia stata paura. Anzi, il mercato non ha subito affatto scossoni e per alcune ragioni. La prima è che chi andava in certi locali (lungamente chiusi da Dpcm, lockdown e coprifuochi) s’è riversato nelle strade. La seconda che gli orari notturni (tutti a casa alle ventidue, poi a mezzanotte) non sono mai stati granché rispettati e il movimento è cresciuto senza scrupoli, né problemi. Al più è cambiata qualche strada, dalle più grandi a quelle meno frequentate: per esempio, a Roma le ragazze su viale Cristoforo Colombo venivano lasciate dai magnaccia sulle vie parallele. Occhio non vede, controllo non duole.

Anche le ragazzine in strada sono rimaste schiave e le mafie che gestiscono il mercato non hanno cambiato consuetudini. Una qualsiasi? Si consegnano alla ragazza, a inizio serata, trenta profilattici: sarebbe a dire, ipotizzando venti euro a cliente, che alla fine dovrà consegnare seicento euro. Se i soldi sono di meno o qualche profilattico non è stato usato, sono botte, sigarette spente sulla schiena, stupri.

La pandemia non ha scalfito nemmeno i motivi per i quali quattro milioni e mezzo, cinque milioni di maschi italiani (più o meno), poco meno della metà dei quali fra trenta e cinquant’anni, abbastanza regolarmente vanno a comprare ragazzine sui marciapiedi. Come un’idea deforme delle donne e del sesso stesso, qualche tabù o incapacità sessuale, la scarsissima autostima, la paura delle donne (specie emancipate) e d’una relazione sentimentale e stabile. Tant’è che i "clienti" sono sempre trasversali, ce ne sono sposati e single, divorziati e conviventi, di cultura e ceti sociali bassi e alti.

Insomma, a sentire le associazioni il coronavirus addirittura avrebbe anche peggiorato i clienti, che hanno continuato ad andarsene imperterriti per le strade a cercare ragazze. E peggiorato anche la condizione di queste ultime, che, non di rado, di giorno sono costrette a esibirsi (a pagamento) sul web e di sera a vendersi sui marciapiedi. E non devono subire solo sesso. Aumenta infatti un altro fenomeno, sempre più spesso ragazzi (e a volte ragazze) in tre o quattro vanno da loro non per comprare sesso, ma per insultarle, tirare loro sassi o bottiglie o sigarette accese, sputare loro passando con l’auto, anche la birra che hanno in bocca. Sghignazzando.

A proposito, capitolo violenza, che monta pericolosamente. Nel senso che troppe volte il sesso mordi e fuggi a due soldi nemmeno sembra bastare più, sempre più clienti non vogliono usare precauzioni e vogliono andare oltre, come picchiare la ragazza, non succede di rado neppure che vogliano solo usare violenza senza sesso, come volessero sfogarsi. Pochi dubbi, qui: il Covid ha fatto saltare anche la parvenza degli ultimi freni inibitori.

Altra considerazione corale delle associazioni: è impressionante vedere quanto stiano aumentando i clienti giovani. E se accadeva già da prima della pandemia, adesso è evidente l’accelerata. Così che la richiesta di sanzionare il cliente, che da anni è portata avanti ad esempio dalla "Papa Giovanni XXIII" fondata da don Oreste Benzi, ormai è sempre più diffusa. Intanto da qualche parte si prova a farlo, come a Perugia. Dove dallo scorso 9 luglio un’ordinanza del sindaco (valida fino al 31 ottobre) vieta d’«intrattenersi con soggetti dediti al meretricio, che mettano in atto contemporaneamente o in alternativa uno dei seguenti comportamenti: permanere a lungo nelle suddette vie al fine della prostituzione; assumere atteggiamenti congruenti allo scopo di offrire prestazioni sessuali; indossare abiti idonei a manifestare l’intenzione di adescare al fine del meretricio o che offendano il pubblico pudore».

E la violazione dell’ordinanza «si concretizza anche consentendo la salita a bordo di un veicolo di uno o più soggetti come sopra identificati o con la semplice fermata al fine di contrattare la prestazione sessuale con il soggetto dedito al meretricio». Una norma arrivata dopo la segnalazione della Questura, che ha sottolineato al Comune, «in concomitanza con l’inizio della stagione estiva, l’acuirsi del fenomeno della presenza sulle strade del capoluogo, di soggetti dediti al meretricio che dalla periferia si spinge fino all’inizio della cinta urbana». E adesso chi sgarra, paga quattrocentocinquanta euro, la multa arriva a casa e già ne sono state fatte diverse...

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