lunedì 3 agosto 2020
Il patrono della città è San Giovanni Battista ma il nuovo viadotto è dedicato al Santo cavaliere che sconfigge il drago. Giorgio è patrono di mille battaglie per Genova
Perché il nuovo ponte di Genova è dedicato a san Giorgio
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A Genova da tempo immemorabile si racconta un aneddoto, che qualcuno reputa vero. Pare che un turista girando per la città a un certo punto fermò un passante e gli chiese: «Mi scusi, ma non riesco a capire: qui a Genova il santo patrono è Giovanni Battista, ma la cattedrale è dedicata a san Lorenzo e il gonfalone del Comune porta l’effigie di san Giorgio. Mi spiega per favore questa stranezza?». Il passante tra l’ironico e lo scorbutico, parlando mezzo in italiano e mezzo in genovese, sembra abbia risposto: «Che vuole… Noi genovesi siamo parsimoniosi in tutto, ma sui santi protettori preferiamo non risparmiare. Maniman (Non si sa mai)».
Il legame di Genova con i tre santi menzionati ha per ciascuno una propria ragion d’essere storica e popolare; infatti non sorprende che, nel momento in cui si è chiesto ai cittadini di suggerire un titolo per il nuovo ponte-viadotto di Renzo Piano, i nomi dei santi suddetti sono stati variamente proposti. Se alla fine ha prevalso san Giorgio non è certo per motivi di maggiore venerazione religiosa, bensì storico-politici o ancor più di orgoglio cittadino.

Quanto meno dal tempo delle Crociate, per Genova il simbolo del cavaliere che uccide il drago è da accostare alla bandiera con la croce rossa in campo bianco che svettava sulle galee dell’antica Repubblica marinara; esso indicava e indica la tenacia, il coraggio, l’audacia e l’incrollabile fede nel successo delle imprese dei genovesi dal Medioevo in poi. E nelle battaglie combattute soprattutto sui mari le truppe della Repubblica andavano all'assalto al grido di «Genova e San Giorgio!».
Se si va con la memoria al 14 agosto 2018, quando il vecchio ponte si sbriciolò letteralmente sotto il peso degli anni e dell’incuria provocando 43 vittime, e se si ha presente quanto il Morandi non solo fosse vitale per i collegamenti cittadini, ma costituisse un’icona per Genova, si può ben comprendere come non ci possa essere nome migliore di quello di san Giorgio per effigiare il vanto genovese di una grande infrastruttura viaria modernamente ricostruita in meno di due anni.
Quella del ponte è una delle metafore più ricorrenti e talvolta più abusate nella comunicazione e nella letteratura, perché richiama ciò che gli uomini hanno imparato a costruire per superare le barriere imposte dalla natura. Ma possono considerarsi ponti tra gli individui il linguaggio, i valori, le regole di convivenza sociale, la fede religiosa, il legame nel comune impegno per una causa giusta come questa.

Il ponte Morandi venne inaugurato nel 1967, quando Genova era ancora con Torino e Milano uno dei vertici del famoso "triangolo industriale", e svolse da subito una funzione logistica fondamentale per l’economia genovese. Si affacciava sulla Val Polcevera, che da sempre collegava il porto con il retroterra padano e l’intera Europa, mentre sotto di esso si sviluppava un’area intensamente industrializzata e con alta densità abitativa di tipo popolare. Tuttavia, dagli anni ’80 e per tutti gli anni ’90 del secolo scorso, il "ponte di Brooklyn" dei genovesi assistette a un continuo e inesorabile declino sia del tessuto produttivo sia nel numero dei residenti, che colpì pesantemente proprio le sponde del Polcevera.

In tal senso il crollo del Morandi ha evidenziato anche plasticamente il declino dell’area metropolitana genovese avvenuto negli ultimi due decenni del XX secolo e con propaggini pure nel XXI. Oggi però a Genova si respira un’area diversa, la città appare in potenziale ripresa e, nonostante le preoccupazioni per il Covid-19, spira un clima fatto di positive aspettative per il futuro. Il nuovo ponte "Genova San Giorgio" è anche l’emblema di questa volontà generalizzata di rinascita, che fa venire in mente le parole di Francesco Petrarca: «Vedrai una città regale, addossata a una collina alpestre, superba per uomini e per mura, il cui solo aspetto la indica Signora del Mare: Genova».

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