venerdì 2 dicembre 2016
Il portavoce del Comitato Difendiamo i nostri figli, Massimo Gandolfini, a proposito del referendum sulla riforma costiuzionale: c'è un trend pericoloso
Massimo Gandolfini (Foto Siciliani)

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Neurochirurgo, bresciano, prestato alla causa della famiglia, Massimo Gandolfini - portavoce del Comitato “Difendiamo i nostri figli” - l’aveva promesso dopo che la doppia mobilitazione contro la legge Cirinnà sulle unioni civili non aveva prodotto gli effetti sperati: «Ci schiereremo contro la riforma, per evitare che l’attacco alla famiglia possa completare il suo lavoro, con un solo partito padrone di tutto». E non ha cambiato idea.

Ma qual è il suo timore maggiore, se passa la riforma?

Quel che vogliamo impedire è che un partito solo, grazie all’Italicum, impadronendosi dell’unica Camera che vota la fiducia, possa fare quel che vuole. E, sia chiaro, non è che se vince Cinque Stelle è meno preoccupante per noi.

Ora però il governo ha messo in programma nuove misure, per la famiglia.

Certo, abbiamo a cuore una politica a favore della famiglia anche sul piano economico. Quando dovessero arrivare misure serie per le famiglie numerose e monoreddito noi saremmo felici, così come auspichiamo un serio intervento sul piano fiscale. Ma nel frattempo non possiamo non tener conto di quel che è stato già messo in campo e di quel che è stato già dichiarato dopo la legge sulle unioni civili, le promesse di Scalfarotto e Cirinnà contro l’omofobia, quelle di Boschi sulle adozioni, col rischio che si dia il via libera anche all’abominevole pratica dell’utero in affitto.

Quindi, no alla riforma.

Si, e con grande convinzione. Certo, abbiamo visto che sulle unioni civili già così è stato possibile portare a termine quanto si erano prefissi, ma ora non possiamo facilitare, togliere l’ultima diga che impedisce un itinerario totalmente anti-democratico. Un’unica Camera, la maggioranza assoluta garantita dall’Italicum, il voto delle leggi a data certa, sono tutti passaggi che rendono ancor più autoritaria la funzione del governo sul potere legislativo.

Ma Renzi ha promesso di intervenire sull’Italicum.

Dare credito al presidente del Consiglio per come si è comportato è veramente difficile. Certo, lui stesso, non foss’altro per un principio di precauzione, dovrebbe aver capito che con questa legge rischia di regalare la vittoria piena a M5S. Tuttavia non possiamo firmargli delle cambiali in bianco, e lo stesso vale per la norma relativa all’elezione dei consiglieri-senatori, che ancora non c’è.

Ma non c’è il rischio, in un referendum così lacerante, di dividere anche il 'popolo della famiglia'?

Questo rischio non c’è. L’unico fattore che ci caratterizza è la tutela dei principi antropologici a tutela della vita e della famiglia. Non abbiamo fatto patti con nessun partito, vorrei ribadirlo a chiare lettere. Speriamo solo che questo referendum possa dare un grande scossone, consentendo finalmente il venir fuori di una forza politica che si faccia carico dei temi che abbiamo più a cuore. Se invece non cambia nulla il futuro, con l’attuale trend, è nero.

In caso di sconfitta come vi porrete?

Continueremo a tener fisso il nostro impegno, rivolgendosi alle forze più moderate e riformiste.

Se invece non passa questa riforma, quella che vorreste voi che cosa dovrebbe prevedere?

Nel titolo V vorremmo un rapporto Stato-Regioni più snello, ma più equilibrato di quello della riforma Renzi. Poi noi siamo per il bicameralismo, vogliamo che anche il Senato dia la fiducia. Infine siamo per una riduzione drastica, del 50 per cento dei componenti di entrambe le Camere, senza tante alchimie. Quanto alla legge elettorale, siamo per una prevalenza del proporzionale, magari con lo sbarramento al quattro per cento.

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