martedì 7 settembre 2021
Patto di Roma siglato all'unanimità: immunizzare il 40% della popolazione del mondo. Le ong: nessun passo concreto. E il ministro Speranza annuncia: in Italia terza dose subito ai fragili
Il ministro Speranza al g20

Il ministro Speranza al g20 - Ansa

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L’impegno, approvato all’unanimità, è quello di portare i vaccini in ogni angolo del mondo, soprattutto nei Paesi più fragili.

Ma solo nella quota del 5 per cento. Il che è ancora una soglia troppo bassa, nonostante i ripetuti appelli del Papa per non lasciare indietro nessuno, specie i più svantaggiati, nella campagna di vaccinazione globale. Si conclude con un risultato a metà il G20 dei ministri della salute. I 'grandi' della Terra aiuteranno sì con donazioni di dosi e trasferimento produttivo a 'immunizzare' i territori più poveri, ma senza lo sperato salto di qualità anche e soprattutto nei numeri. Tanto che Oxfam Italia, Emergency e Civil 20 non nascondono la propria delusione: «Nessun passo avanti concreto, rimangono le diseguaglianze».



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l G20 sigla il Patto di Roma, che si allinea all’obiettivo dell’Oms di vaccinare il 40% della popolazione mondiale entro il 2021.

Ma leggendo i 33 punti della dichiarazione finale c’è solo la conferma degli impegni Covax/Gavi di assicurare 1,8 miliardi di dosi necessarie a coprire quasi il 30% della popolazione delle economie che soddisfano i requisiti Amc (Advanced Market Commitment) e di lavorare per una maggiore condivisione di sieri, sostenendo l’istituzione di Covax humanitarian Buffer. Tuttavia, resta quella soglia minimale del 5% delle dosi per questo scopo. Un accordo all’unanimità «né facile e né scontato», ha tuttavia ammesso il responsabile del dicastero di Lungotevere a Ripa Roberto Speranza alla fine della due-giorni di summit ai Musei capitolini. Insomma, è stata messa nero su bianco la volontà del G20 di «camminare insieme per vincere ora la sfida del Coronavirus e quelle che avremo davanti», a partire dal rilancio dei sistemi sanitari nazionali e dell’impianto universalistico. Ma il bilancio finale è stato anche l’occasione per il ministro per annunciare ciò che in parte ci si aspettava: in Italia la terza dose di vaccino si farà, a cominciare da questo mese dai più fragili come gli immunodepressi (trapiantati e malati oncologici) per proseguire poi con over80, ospiti delle Rsa e operatori sanitari.


Anche perché, ripete più volte Speranza, i vaccini «sono la chiave per aprire la porta di una stagione diversa». Quindi «bisogna continuare», come hanno fatto nell’ultimo periodo soprattutto i giovani che «meglio di altri hanno compreso che il vaccino è l’arma per aprire una nuova fase. È un bel messaggio». L’ultimo report difatti mostra per la prima volta un sorpasso delle fasce di vaccinazione sotto i 30 anni rispetto agli over50 in cui permane uno zoccolo duro di oltre 3 milioni di persone che non hanno effettuato nemmeno una dose. Si punta inoltre a scongiurare la contraddizione tra la terza dose che si accingono a fare i Paesi più ricchi e il ritardo anche nelle prime due in tanti Paesi in via di sviluppo. «Noi vogliamo portare il vaccino in tutto il mondo e faremo gli investimenti che sono necessari. Se serviranno altre risorse» rispetto a quelle previste, ha assicurato Speranza, «i Paesi del mondo si impegnano in questa direzione».

Tuttavia i vincoli di bilancio non dovranno diventare «una camicia di forza», così la riunione dei ministri della Salute e delle Finanze delle prossime settimane, ha continuato, «sarà un momento decisivo in cui andare a individuare le risorse specifiche per finanziare tutti gli strumenti messi in campo». Tra cui anche un’attenzione particolare alla salute mentale, migliorando l’accesso ai servizi dedicati, a cure tempestive e di qualità. Come pure lavorare la resilienza One Health, che vuol dire – aggiunge ancora il ministro – l’idea che «la salute di uomo, animali e ambiente si tengano insieme. Questa è la strategia che abbiamo condiviso».

Una dichiarazione di intenti che però non piace a Oxfam Italia, Emergency e Civil20. «Sull’accesso globale ai vaccini nessun passo decisivo e concreto è stato impresso – sottolineano perciò Sara Albiani, policy advisor sulla salute globale di Oxfam Italia, e Rossella Miccio, presidente di Emergency – per la definizione di strategie e strumenti che, di fronte a future pandemie, permettano di cambiare il paradigma e mettere fine alle vergognose disuguaglianze nell’accesso alle cure e ai vaccini». E C20 rincara la dose: «Manca una tabella di marcia chiara e concreta per tradurre in azione il Patto di Roma».


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