martedì 2 febbraio 2021
Una operazione di “bonifica” della fascia di confine che costringe soprattutto le famiglie con bambini a percorrere chilometri a ritroso tra i boschi e accamparsi nella foresta
Bosnia, così vengono dati alle fiamme i rifugi dei profughi
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Tornavano dall'ennesimo respingimento sulla frontiera croata. Le guardie non ne hanno voluto sapere neanche stavolta. E così non restava che fare rientro in territorio bosniaco, nel tugurio dove i giacigli di fortuna da anni danno riparo ai dannati del “game”, i migranti e profughi che tentano l’ingresso nei confini dell’Unione Europea attraverso la Croazia. Stavolta però il riparo nel bosco era stato distrutto da un incendio appiccato per allontanare i profughi.

Nell’area di confine gli edifici abbandonati, alcuni dei quali portano ancora i segni del conflitto nella ex Jugoslavia, sono un riparo appartato che i migranti si tramandano attraverso il passaparola e le mappe inviate via whatsapp. Da qualche tempo però anche la polizia bosniaca ha preso a ostacolare le occupazioni sgradite. Sebbene nessun proprietario rivendichi da anni quei miseri edifici, la presenza di “safe house” dove specialmente le famiglie con bambini trovano almeno un tetto “sicuro” per la notte e quattro mura dentro cui accendere un fuoco, è ora più a rischio. Nei giorni scorsi, come documenta un video girato da alcuni migranti che rientravano da un respingimento, ci sono stati degli incendi appiccati per costringere i respinti a non riposare, dopo ore di marcia di rientro dalla frontiera, e cercare rifugio altrove. Una operazione di “bonifica” della fascia di confine che costringe soprattutto le famiglie con bambini a percorrere chilometri a ritroso tra i boschi e spesso, come ha documentato il Guardian, di accamparsi nella foresta in attesa di poter raggiungere un luogo almeno meno inospitale.

Secondo gli stranieri che hanno ripreso le immagini, stavano passando diverse pattuglie. Quando poi si sono allontanate nel casolare è divampato l’incendio. Le fiamme hanno distrutto i materassi, le coperte, anche la legna messa ad asciugare per chi fosse stato respinto o per chi sarebbe arrivato nei giorni successivi.

Circa 500 minori non accompagnati, confermano diverse Ong in Bosnia, sono tra i rifugiati che attualmente soggiornano nei campi in Bosnia-Erzegovina. Sono il gruppo di rifugiati più vulnerabile del Paese, con molti traumatizzati e bisognosi di aiuto. A questi vanno aggiunti anche i numerosi bambini che vivono con i genitori fuori dagli accampamenti ufficiali e che aspettano l’occasione per tentare il passaggio nell’Unione Europea.

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