domenica 15 dicembre 2019
A Taipana, 600 abitanti in provincia di Udine, la scuola primaria è il volano della resilienza. I 17 studenti sono seguiti dalle docenti uno per uno, così nessuno resta indietro
Una lezione alla scuola “Diaz” di Taipana, in Friuli Venezia-Giulia

Una lezione alla scuola “Diaz” di Taipana, in Friuli Venezia-Giulia

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«Gli studenti si ammalano pochissimo, le maestre anche meno. In quattro anni non abbiamo mai dovuto chiamare supplenti», dice Sara Rainone, coordinatrice della scuola primaria “Armando Diaz” di Taipana, in provincia di Udine. E non potrebbe non essere così, visto che la salubrità dell’aria di quell’area collinare di 66 chilometri quadrati a 400 metri sul livello del mare, suddivisa in 9 località per un totale di circa 600 abitanti, è stata anche riconosciuta dall’Unesco.

A beneficiarne, in primis, sono i bambini. Sono 17 quelli che frequentano il comprensivo “Diaz”, diretto da Marta Bocci: 9 dell’infanzia, 8 della primaria. Ma lo spopolamento che in questo territorio si perpetra da dopo il terremoto che colpì il Friuli nel 1976, non ha intaccato la qualità della scuola, anzi, ha spronato i progetti.

Così, da due anni, i ragazzini godono gratuitamente dell’insegnamento del violino, grazie alla violinista Elena Allegretto, esperta nella propedeutica musicale per bambini anche piccoli. A quattro anni lo strumento è già appoggiato alla spalla. «Strumento adeguato all’età – spiega Rainone –. Ai bambini viene consegnato in comodato d’uso, grazie al Comune che ne ha acquistati diversi. Ogni anno la docente di musica verifica l’altezza di ogni bambino e, se è cresciuto molto, il violino gli viene sostituito con uno più grande». Dall’impostazione di collo, braccio e mano, si passa alla postura e poi all’insegnamento della musica, con il metodo Suzuki, cioè per imitazione, con una facilità di apprendimento che solo i bambini possiedono. I piccoli musicisti crescono e ogni anno aprono lo spettacolo di Natale e quello di fine anno. Il 20 dicembre sarà grande festa. I genitori potranno vedere i progressi dei figli.


Spopolamento, un fenomeno da affrontare
Il 73% dei Comuni italiani ha meno di 5mila abitanti, il 94% di essi vanta almeno un prodotto dop. Eppure, queste piccole realtà continuano inesorabilmente a spopolarsi: negli ultimi anni sono “fuggite” dai piccoli Comuni quasi 118.000 persone, pari a tutti gli abitanti di una città come Bergamo.

«È una proposta che serve anche per incentivare le iscrizioni – spiega il sindaco Alan Cecutti –. Per noi la scuola è il viatico per il futuro, e quindi come Amministrazione abbiamo un occhio di riguardo. Abbiamo appena rinnovato gli arredi, sistemato il parco giochi e acquistato un nuovo bus. E va detto che se le piccole scuole possono avere problemi di gestione, per gli alunni sono un’opportunità. Essere in pochi in aula è garanzia di qualità, significa essere seguiti dalle docenti uno per uno. Così nessuno resta indietro». All’insegnamento della musica, si aggiungono quelli della lingua slovena, dell’inglese, e i progetti sportivi. «Facciamo parte della rete di piccole scuole di Indire (Istituto nazionale documentazione innovazione ricerca educativa) – dice Rainone –, quindi necessitiamo di collegarci con altri istituti. Pertanto abbiamo sviluppato l’uso della tecnologia».

Taipana non è lontana come sembra: 28 chilometri da Udine, 27 da Gemona. Ci sono medico, farmacista e parroco. Lo stesso sindaco, dopo aver sperimentato la “pianura”, è ritornato sui luoghi natii per aprirvi un agriturismo. Da primo cittadino lavora per innescare un meccanismo inverso rispetto a quello che 40 anni fa ha portato tanti a emigrare. «Non è facile, ma ci proviamo. Favoriamo il turismo lento, quello religioso – qui passa il “Cammino Celeste”, che va da Aquileia al santuario di Monte Lussari, comune di Tarvisio –, organizziamo attività storico-culturali assieme a Caporetto, in Slovenia, promuoviamo i prodotti tipici. Quest’anno nel nostro Comune sono nati due bambini, vi si è stabilita una coppia di giovani e un ragazzo ha aperto un’attività ortofrutticola. Piccoli segni di un cambiamento».

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