giovedì 19 novembre 2020
#NoelSansAmazon. Un'allenza trasversale accusa il colosso americano di elusione fiscale massiccia, smaccata posizione dominante, concorrenza sleale ai negozi penalizzati dalla pandemia
Una protesta in Francia contro Amazon e la costruzione del nuovo centro logistico a Montbert, vicino Nantes

Una protesta in Francia contro Amazon e la costruzione del nuovo centro logistico a Montbert, vicino Nantes - Reuters

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Fra accuse di elusione fiscale massiccia, smaccata posizione dominante, presunta concorrenza sleale nei confronti dei negozi penalizzati dalla pandemia e condizioni di lavoro discutibili imposte talora ai propri dipendenti, il gigante statunitense Amazon condivide ben poco con il bonario Babbo Natale atteso dai bimbi per le feste di fine anno. È in sostanza il ragionamento di quanti, in Paesi europei come Italia e Francia, chiedono ormai esplicitamente di boicottare il colosso americano del commercio digitale. Un fronte che continua ad allargarsi, scavalcando gli steccati politici.

«Natale senza Amazon, favorendo gli acquisti nei negozi, che cosa ne pensate?» ha twittato ieri Matteo Salvini, contribuendo a diffondere la petizione appena lanciata in Francia contro il colosso. In casa nostra, è in prima linea pure il senatore forzista Maurizio Gasparri, che ha lanciato la specifica iniziativa "Natale senza Amazon".

La levata di scudi transnazionale assomiglia pure a una tregua natalizia fra opposti schieramenti politici che attraversano l’Europa, dato che Oltralpe sono spesso esponenti di sinistra a promuovere la lotta: personalità come la battagliera Anne Hidalgo, sindaca socialista di Parigi, o Delphine Batho, ex ministra dell’Ambiente nella passata legislatura di centrosinistra.

A lanciare la petizione è stato il deputato Matthieu Orphelin, un ambientalista poi eletto fra i ranghi del presidente Emmanuel Macron, prima di uscirne da dissidente. Ma anche il governo, senza citare esplicitamente Amazon, spalleggia la logica dei firmatari. Il premier Jean Castex ha invitato i francesi a «ritardare» gli acquisti di Natale «al posto di prenotare dei prodotti su Internet su un grande sito straniero». Una logica condivisa dal ministro dell’Economia, Bruno Le Maire: «Se potete trovare il vostro giocattolo in un negozio vicino, il vostro libro in una libreria indipendente e se basta fare una telefonata per ordinarli, fatelo».

La petizione francese impiega l’ironia: «Caro Babbo Natale, quest’anno ci impegniamo per un Natale senza Amazon, #NoelSansAmazon». A firmare sono state pure personalità della cultura e dello spettacolo, come il vignettista Philippe Geluck, il regista Cyril Dion, l’attore Philippe Torreton. Per ragioni prevalentemente ecologiche, si sono aggregate alla cordata anche importanti Ong come Greenpeace, Les Amis de la Terre e France Nature Environnement, assieme a sigle delle corporazioni più colpite dal confinamento, come la Confederazione dei commercianti di Francia e il sindacato delle librerie francesi, che vivono come una beffa quotidiana i profitti record del gigante Usa. Fra l’altro, molti evocano in Francia pure gli studi che proverebbero gli effetti devastanti della progressione di Amazon in termini di occupazione distrutta nel commercio al dettaglio. Tanto che il noto economista francese Jean-Hervé Lorenzi ha ipotizzato in un libro lo smantellamento di Amazon e degli altri giganti Usa del digitale. Adesso, queste vecchie critiche sono esacerbate dal contesto della pandemia.

Da parte sua, il colosso americano non entra nel merito della polemica e resta concentrato sul business, grazie anche a una fase di mercato che resta estremamente favorevole visti i lockdown territoriali in corso. In Italia Amazon ha appena comunicato l’apertura di un nuovo centro di smistamento, basato a Tavagnacco, in provincia di Udine. Darà lavoro a oltre 100 persone.

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