giovedì 8 ottobre 2020
L’ex presidente della Camera: il testo è un passo in avanti, in Parlamento lo miglioreremo. Le Ong? «Sui soccorsi il dl potrebbe essere emendato
Boldrini (Pd): «È finito il salvinismo. Ora ius culturae»
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Il nuovo decreto legge su immigrazione e sicurezza? «Un grande passo in avanti. Ma, come dicono gli inglesi, mission is not yet accomplished, ossia la missione non è ancora conclusa. L’ultimo miglio tocca ora al Parlamento, in sede di conversione del testo in legge: sono convinta che, attraverso emendamenti ben calibrati, le Camere sapranno perfezionare il dettato di alcune norme». In materia di flussi migratori e protezione internazionale Laura Boldrini, deputata del Pd e già presidente della Camera, parla con la competenza di chi ha speso decenni, come funzionaria delle Nazioni unite e portavoce dell’Acnur, al fianco di rifugiati e richiedenti asilo. Il provvedimento d’urgenza varato dal Consiglio dei ministri, dice ad Avvenire, ha una «duplice valenza».

Di quale genere, onorevole Boldrini?
Intanto, sul piano dei diritti, cancella i dannosi decreti voluti dall’allora ministro dell’Interno leghista. Si riarmonizzano finalmente le norme dell’ordinamento italiano con la cornice legislativa fissata dal diritto internazionale: pensiamo alla protezione umanitaria, ridotta dai dl salviniani a poche scarne fattispecie e ora riampliata dal nuovo decreto, con la previsione di permessi anche per chi rischierebbe, se rimandato in patria, la vita o di subire trattamenti inumani o degradanti. A mio modo di vedere, poi, complessivamente il varo del testo ha anche un valore simbolico, è un chiaro segnale di natura politica.

Perché rafforza la coesione della maggioranza, come afferma qualche esponente di governo?
Anzitutto perché è una promessa mantenuta, un segno di discontinuità col governo precedente. E perché è giusto. È un segnale tangibile, sul piano del diritto positivo: sta iniziando a calare il sipario sulla stagione del salvinismo. Si è finalmente invertita la rotta rispetto alla criminalizzazione dei migranti, al vulnus inferto ai diritti umani. Quei due decreti varati durante il governo giallo-verde, secondo me, erano davvero una macchia per il nostro ordinamento e finalmente sono stati cancellati. Si ricomincia a tener conto della Costituzione e del diritto internazionale, si ricomincia a rimettere le cose al loro posto.

Fra i 12 articoli del decreto, quali valuta con maggior favore?
Oltre all’ombrello più ampio di permessi per «protezione speciale », penso al ritorno a un sistema di accoglienza diffusa, come era lo Sprar, e che contempla anche percorsi di integrazione. O alla possibilità dell’iscrizione anagrafica per i richiedenti asilo, vietata dagli editti salviniani ma sollecitata dalla Consulta. O ancora il dimezzamento, da 180 a 90 giorni, dei tempi di trattenimento nei Cpr. Si torna insomma in un alveo di legalità e di rispetto dei diritti di tutti. E di questo non si può che essere contenti.

Resta qualche perplessità degli enti umanitari. Le Ong lamentano di essere ancora «criminalizzate ». Cosa ne pensa?
Il decreto è perfettibile. E, come dicevo, potrà senz’altro essere rivisto durante l’iter di conversione in legge, ad esempio con aggiunte che chiariscano il nodo del coordinamento dei soccorsi. Preoccupa, a tal proposito, il ruolo della Libia. Inoltre, io penso di presentare anche un emendamento sui tempi d’attesa per chi ha diritto alla cittadinanza: con Salvini la sola attesa burocratica era salita da 2 a 4 anni, il decreto li riduce a 3 ma bisogna riportarli almeno a 2. E dico di più: è tempo di varare una nuova legge sulla cittadinanza, con ius soli e ius culturae.

Lei stessa è firmataria di una proposta di legge, se non ricordo male.
E non è certo l’unica. In Parlamento ce ne sono diverse. La mia riprende il testo di iniziativa popolare che nella scorsa legislatura purtroppo non ha concluso l’iter.

E ritiene che invece ora i tempi siano maturi?
Credo di sì. E mi auguro davvero che il Parlamento sappia sintetizzare quelle proposte in un provvedimento che dia risposta alle attese legittime di migliaia di giovani che sono italiani nel cuore e nella formazione culturale, ma non sul passaporto.

Nel frattempo il centrodestra alza gli scudi, sostenendo che il decreto aprirà la porta a un’«invasione » di migranti.
Francamente, credo che non si rassegnino al fatto che abbiamo messo fine a un’epoca di propaganda sulla pelle dei migranti. Con quelle norme, Salvini ha creato insicurezza e irregolarità, togliendo la protezione a chi ne aveva diritto. Si rassegni: il sipario sta calando, quella stagione è finita.

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