lunedì 5 marzo 2018
La Lega al 29,64% doppia e lascia al palo Forza Italia. Solo a Milano non riesce a sfondare
In Lombardia Fontana al 49,74%, venti punti più di Gori
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I risultati definitivi delle elezioni regionali in Lombardia sono arrivati martedì mattina: Attilio Fontana ha ottenuto il 49,74% dei voti con un distacco di venti punto sull'avversario di centrosinistra, Giorgio Gori, che si è fermato al 29,09. Dario Violi, dei 5 stelle, ha avuto il 17,36% delle preferenze, mentre Onorio Rosati di LeU l'1,93%.


Se alla mattina le danze al quartier generale del Carroccio, a Milano in via Bellerio, le aveva aperte il segretario federale del Carroccio, reclamando la leadership del centrodestra e la vittoria della coalizione, al pomeriggio di questo lunedì è stato il turno di Attilio Fontana.

Già perché sarà lui, ex sindaco leghista di Varese ed ex presidente del Consiglio regionale lombardo, a succedere in Lombardia a Roberto Maroni, che solo poche settimane fa aveva annunciato la sua rinuncia alla ricandidatura. Durante la campagna elettorale Fontana era però salito agli "onori" della cronaca per una sua uscita - censurata da tutti - sulla «razza bianca». Frase inaccettabile. E da lì ieri il neo-governatore lombardo è ripartito: scusandosi ancora. «Non posso che ribadire che ho commesso un errore e ho ripetutamente chiesto scusa», ha detto Fontana.

In Lombardia continua poi il dominio incontrastato del centrodestra, che governa la Regione dal 1994 e si prepara a farlo per altri cinque anni appunto con Fontana, che ha vinto con il 49,74% dei voti. Il risultato (nettamente superiore rispetto al 42,8% registrato cinque anni fa da Roberto Maroni) che conferma il buon momento del centrodestra e in particolare della Lega, che con circa il 29,64% sorpassa e doppia abbondantemente i voti di Forza Italia (14,32%).

A questo punto si capovolgono quindi nella coalizione i rapporti di forza, anche in vista della composizione della giunta, con un ruolo preponderante del Carroccio. Non solo, la Lega - tranne che a Milano dove il centrosinistra ha resistito all’offensiva scatenata dal centrodestra - è dilagata in tutta la Lombardia.

A Bergamo, a Sondrio e in altri centri lombardi il Carroccio ha sfiorato punte del 42%. Dati che hanno dato ragione a Matteo Salvini, che con la scelta sovranista non solo ha ricompattato il voto del "Nord" ma anche ha intercettato le istanze trasversali tipiche dei movimenti di destra o populisti.

«I dati sono chiari – ha commentato Fontana dalla sede del Carroccio in via Bellerio – vanno ben oltre le mie iniziali speranze». L’addio di Maroni, che ha annunciato solo tre mesi prima delle elezioni di non volersi ricandidare, è stato l’unico sussulto di una campagna elettorale lombarda in cui il semi-sconosciuto Fontana (leghista da una vita, apprezzato dai militanti nuovi ma anche da quelli di lungo corso) ha sfidato il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, renziano della prima ora, ex direttore di Canale 5 sposato con Cristina Parodi, che ieri nell’attesa del risultato finale ha voluto essere al suo fianco al comitato elettorale e per una passeggiata in corso Buenos Aires con le figlie.

Nonostante la maggiore notorietà dell’esponente del Pd (che ha ottenuto quasi 3 punti in più delle liste che lo appoggiano), è stata da subito chiara la vittoria di Fontana, a cui in serata è arrivato anche l’"in bocca al lupo" di Dario Violi, il candidato del Movimento 5 Stelle che ha ottenuto il 17,36%. Un buon risultato, però non molto superiore al 13 di cinque anni fa e ben sotto la media nazionale del 32% dei 5 Stelle. A Fontana ha telefonato anche Gori, che ora ha deciso di prendersi qualche giorno per decidere se entrare in Consiglio regionale o rimanere sindaco di Bergamo (comune che va al voto l’anno prossimo e dove la Lega ha dilagato). Gori si è fermato al 29,09% con il Pd che al 19,24% e Leu con il suo candidato che non entra nemmeno in Consiglio regionale. Evidentemente, ha commentato il sindaco di Bergamo, «il voto politico concomitante con le regionali ha prevalso» ma, ha aggiunto, «ho l’ambizione di avere comunque lasciato il segno».

A questo punto Fontana, che ha ringraziato Matteo Salvini ma ha anche rivendicato di aver «interpretato nel modo giusto la campagna elettorale», ha iniziato a dettare l’agenda: una serie di incontri con Roberto Maroni per «parlare delle cose che sono sul tavolo». D’altronde il nuovo governatore della Lombardia non ha mai nascosto di voler essere in continuità con la giunta Maroni, di cui è amico da oltre quarant’anni.

«Sono felice per la vittoria in Regione Lombardia di Attilio Fontana, mio degnissimo successore», ha twittato Maroni. Il primo provvedimento che Fontana, accompagnato ieri come un’ombra dalla figlia Cristina, intende varare è allargare la fascia di famiglie che accede agli asili gratuitamente. E poi c’è da andare avanti con il processo dell’autonomia. Il passaggio di consegne fra il governatore uscente e il vincitore delle elezioni dovrebbe essere intorno al 20 marzo.

LO SCRUTINIO IN TEMPO REALE


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