lunedì 5 marzo 2018
La Lega supera Fi, la coalizione "vede" la maggioranza solo al Senato. Movimento al 32%, Di Battista: tutti dovranno parlare con noi. Resta alto il rischio-ingovernabilità
I leader politici alle urne (Ansa)

I leader politici alle urne (Ansa)

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Mancano i risultati dei collegi uninominali, che assegnano ben 232 seggi alla Camera e 116 al Senato, dei quali ben 75 sono considerati in bilico. Mancano, per avere la corretta ripartizione dei seggi assegnati su base proporzionale, i risultati precisi delle liste piccole coalizzate con il centrodestra e il centrosinistra.

Ciò che accompagna la lunga notte elettorale dell’Italia sono dunque le proiezioni, che si basano su un campionamento degli scrutini in corso. Le prime proiezioni però riguardano solo il Senato, il cui scrutinio è iniziato prima. Dati reali, ma che comunque non somiglieranno in tutto e per tutto ai risultati che verranno fuori quando il ministero dell’Interno avrà ricevuto i numeri dell’ultima sezione.

Su questo si ragiona, per ora. Indicazioni, tuttavia, ce ne sono. Intanto l’affluenza non è crollata come si temeva, si è anzi attestata sopra il 75 per cento, con file ai seggi che sono andate ben oltre le 23, ora di chiusura delle urne. Partecipazione alta, quindi.

Poi le prime indicazioni politiche. Emerge dalle proiezioni una netta affermazione come partito più votato da parte di M5S, che si posizionerebbe, al Senato, intorno al 32-33.5. “Saremo il perno della legislatura”, ha detto a caldo Alfonso Bonafede, vicinissimo al candidato premier Luigi Di Maio e indicato come possibile ministro della Giustizia. “Se questi dati saranno confermati sarà un trionfo, un’apoteosi. Tutti dovranno venire a parlare con noi. E questa è la migliore garanzia per il popolo italiano”, rilancia Alessandro Di Battista. Il Movimento non avrà da solo i numeri per governare, ma utilizzerà il consenso ottenuto per “fare una proposta a tutte le forze politiche”, come detto più volte in campagna elettorale da Di Maio.

M5S, sul totale, ha al Senato comunque qualche decisivo punto in meno rispetto al centrodestra, che si affermerebbe come prima coalizione con il il 36-36.5 al Senato. Dentro l’alleanza, però, potrebbe esserci un ribaltamento di ruoli rispetto alle attese. La Lega infatti si piazzerebbe come primo partito (16-17%). Forza Italia arriverebbe seconda nella competizione interna con il 14.5 circa. Confermato il risultato di Fratelli d’Italia, sopra il 4 per cento. Noi con l’Italia-Udc, quarta gamba dell’alleanze, dovrà attendere i risultati definitivi per capire se riuscirà a superare la soglia del 3%. Le proiezioni danno la formazione centrista all’1-1.5, abbastanza lontano dalla meta. Il centrodestra unito potrebbe essere molto vicino ad avere una maggioranza al Senato. Alla Camera invece il gap di seggi mancanti dovrebbe essere abbastanza alto. Se queste proiezioni fossero confermate, in base ai patti interni toccherebbe a Salvini farsi avanti per provare a formare un governo.

Il ragionamento quindi porta al centrosinistra e al Pd, la cui sconfitta è un dato politico chiaro. Il Partito democratico scende secondo le proiezioni sotto il 20 per cento, addirittura al 18 secondo alcuni istituti di ricerca. L’intera coalizione starebbe tra il 22 e il 24 per cento. Tra le liste coalizzate, solo +Europa di Emma Bonino e Bruno Tabacci è certa di superare l’1 per cento, portando quindi un contributo all’allenza. +Europa però può conservare sino alla fine dello spoglio l’ambizione di arrivare al 3%, di modo da avere una rappresentanza autonoma in Parlamento. Le stime sui dati reali danno la lista radicale intorno al 2.5. La lista ulivista “Insieme” e quella di Beatrice Lorenzin, “Civica popolare”, in base alle prime proiezioni lottano per raggiungere l’1%, sotto questa soglia i voti da loro ottenuti sarebbero inutili per la coalizione di centrosinistra.

Male anche Liberi e uguali (Leu), la formazione di sinistra guidata da Pietro Grasso, data dalle proiezioni intorno al 3.5 al Senato, un risultato che porterebbe a un gruppo elettorale striminzito.

Non entrerebbero in Parlamento né forze di estrema destra come Casapound (0.8%) né di estrema sinistra come Potere al popolo (1.3). Il Popolo della famiglia, movimento nato dopo il Family day e guidato da Mario Adinolfi, si attesterebbe, secondo alcuni istituti di ricerca, intorno allo 0.8 per cento.

I ragionamenti già iniziano a proiettarsi al dopo-voto. Il primo elemento da verificare sarà l’esistenza di una maggioranza autonoma di centrodestra al Senato. Molto si è discusso, nei giorni scorsi, di una “disgregazione” dell’asse Berlusconi-Salvini e di un possibile avvicinamento post-voto tra il leader della Lega e il leader M5S Luigi Di Maio. Ipotesi che Forza Italia e Fratelli d’Italia ritengono inverosimili. Fronte pd, l’ex capogruppo Ettore Rosato è stato categorico: “Staremo all’opposizione”. Nessuna disponibilità quindi a dialogare con il centrodestra o con M5S. Si annunciano però giorni di tempesta per il Partito democratico e per il segretario Matteo Renzi.

Da una prima analisi dei voti, emerge un’Italia spaccata in due. Al Sud M5S fa incetta di collegi. Al Nord, invece, vige la tradizionale competizione tra centrodestra e centrosinistra in cui il Pd perde male e conserva solo le sue roccaforti del Centro. Nel complesso, il Nord assegna circa la metà dei seggi complessivi e questo avvantaggia il centrodestra nei futuri equilibri parlamentari.

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