sabato 27 agosto 2022
Meloni: lo aumenteremo del 50%, poi quoziente familiare. Il Pd e la ministra renziana Bonetti: misura voluta da noi. Ma nei programmi solo annunci generici e senza indicare le coperture
La famiglia torna al centro del dibattito politico in vista delle elezioni che il 25 settembre porteranno alla definizione del nuovo Parlamento

La famiglia torna al centro del dibattito politico in vista delle elezioni che il 25 settembre porteranno alla definizione del nuovo Parlamento - Ansa

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Se non fosse stato per l’endorsement di Matteo Salvini al "modello ungherese", probabilmente le politiche familiari non avrebbero avuto tanto spazio in campagna elettorale. E invece, anche ieri, il tema è tornato a rimbalzare sulle agenzie e non solo per le reazioni alle parole del leader della Lega. Giorgia Meloni, ad esempio, ha alzato il tiro, chiedendo di «potenziare lo strumento dell’assegno unico universale. Oggi la legge prevede un contributo per ogni figlio a carico da un minimo di 50 euro a un massimo di 175 euro al mese con Isee sino alla soglia di 15 mila euro – ha proseguito –. Importi troppo bassi, lo sanno bene i genitori. Aumenteremo l’assegno unico del 50%, che in questo modo arriverà a un massimo di 260 euro mensili per figlio». Costo? «6 miliardi», ha chiarito la presidente di Fdi, che nel «lungo periodo» conta di introdurre il «cosiddetto quoziente familiare», ovvero «più è numerosa la famiglia, meno tasse si pagano. È un obiettivo di legislatura, ma fin da subito intendiamo dare un immediato contributo tangibile a tutti i nuclei familiari».

A Meloni ha risposto chi l’assegno unico lo ha proposto e portato in Parlamento, pur ammettendo la necessità di un "tagliando" al provvedimento: «L’assegno unico e universale l’abbiamo voluto, costruito e fatto. E lo rafforzeremo attuando la riforma del Family Act – ha detto la ministra per la Famiglia Elena Bonetti –. Da ministra della Gioventù per tre anni, Meloni non ha portato a casa una sola legge per i giovani e le famiglie e oggi si candida a premier usando le leggi che io ho fatto con il governo». Al di là delle polemiche è però utile avere un quadro delle scelte per la famiglia che i diversi partiti hanno presentato tra i punti della campagna elettorale.

Centrodestra
Tra i punti del proprio programma dedicati ai nuclei, l’alleanza indica al primo posto l’«allineamento alla media europea della spesa pubblica per infanzia e famiglia», un «piano di sostegno alla natalità» con «asili nido gratuiti», la riduzione dell’aliquota Iva sui prodotti per l’infanzia e, per l’appunto, l’«aumento dell’assegno unico» e la «progressiva introduzione del quoziente familiare». C’è poi la richiesta di un «sostegno alle famiglie con disabili».

Partito democratico
Tra i dem, a rispondere a Giorgia Meloni illustrando le idee del Pd per la famiglia è Stefano Lepri. Il deputato si dice «piacevolmente sorpreso» del fatto che Meloni riconosca il valore di una legge di cui lo stesso Lepri è stato l’estensore già nel 2014, poi il relatore nell’attuale legislatura. Ma riconosce che alcuni «affinamenti» al provvedimento dovranno essere apportati: «Pensiamo di garantire per tutti la clausola di salvaguardia, e non solo per il 2022, anche per chi ha più di 25mila euro di Isee e rischia di perderci qualcosa». Poi c’è la richiesta di non calcolare nell’Isee gli indennizzi risarcitori per chi ha figli disabili a carico e di ridurre il peso della prima casa (sempre ai fini dell’Isee). Infine occorre ridurre la selettività prevista per i redditi medi e, come già indicato in legge, bisognerà adeguare gli importi erogati all’inflazione.

Terzo polo
Anche l’asse Calenda-Renzi, che può contare comunque sul lavoro di Bonetti, pensa a un «potenziamento dell’assegno unico», specie in caso di famiglie con molti figli di persone con disabilità a carico. C’è poi l’attuazione della parte di delega relativa al sostegno all’educazione e quella del piano asili nido, assieme al rimborso per i costi sostenuti per baby-sitter, badanti o educatori.

Movimento 5 stelle
I pentastellati puntano soprattutto sul rafforzamento del Reddito di cittadinanza, ma va detto che la legge delega sull’assegno unico è stata avviata dal governo Conte bis. Tra le altre proposte c’è l’equiparazione dei tempi di congedo di paternità e maternità «per rendere finalmente concreta la parità di genere nella gestione familiare e nella vita lavorativa». Da registrare anche le iniziative a favore del sostegno alla disabilità, come la promozione della vita indipendente, il potenziamento delle tutele per i caregiver e altre misure.

Le tappe dell'assegno unico​

30 marzo 2021: sì a legge delega
Il 30 marzo dell’anno scorso il Senato ha completato l’iter parlamentare della legge delega numero 46. Palazzo Madama ha votato il provvedimento all’unanimità, analogamente a quanto accaduto alla Camera. Un caso raro nella politica nazionale. Il testo, avviato dal governo Conte 2, arriva al rush finale poche settimane dopo l’insediamento dell’esecutivo Draghi.

21 dicembre 2021: decreto attuativo
Alla fine dello stesso anno arriva il decreto che assegna le risorse. In sostanza all’assegno unico per figlio vanno i fondi prima indirizzati per agevolazioni fiscali e assegno "tradizionale", con un ulteriore investimento di 6 miliardi. Si sceglie di erogare gli importi in base alle soglie Isee, con un massimo di 175 euro mensile a minore. Per chi non presenta l’Isee, o supera la soglia massima, il contributo è di 50 euro al mese per figlio. Le domande sono gestite dall’Inps

1 marzo 2022: assegno in vigore
Lo scorso primo marzo il contributo per figli entra ufficialmente in vigore. Sino a giugno il governo ha dato la possibilità di recuperare anche le prime mensilità. A fine anno è stato rendicontato un avanzo di 600 milioni che l’esecutivo ha utilizzato non per rafforzare la misura ma per finanziare il decreto aiuti-bis.

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