venerdì 16 dicembre 2022
Da Elly Schlein a Nicola Fratoianni, da Rosy Bindi a Matteo Orfini il dissenso dopo la richiesta di archiviazione da parte della procura di Modena sul caso delle minacce a don Mattia Ferrari
Don Mattia Ferrari a bordo della nave umanitaria Mare Jonio di Mediterranea

Don Mattia Ferrari a bordo della nave umanitaria Mare Jonio di Mediterranea - Mediterranea Saving Humans

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«Devo leggere la motivazione. Ma credo che sia importante che se ci sono dei motivi di preoccupazione ulteriore si continui a verificare sulle responsabilità libiche e sulle responsabilità di coloro che minacciavano e che hanno minacciato». Il presidente della Conferenza episcopale italiana, Matteo Zuppi, a margine del conferimento della cittadinanza onoraria a Bologna, commenta così la richiesta di archiviazione da parte della procura di Modena sul caso delle minacce al cappellano don Mattia Ferrari.

Per il numero uno della Cei, «al di là di qualsiasi provvedimento, è importante che ci sia un’attenzione della giustizia perché coloro che o detengono o organizzano gli scafisti siano identificati e perseguiti». Don Mattia lo conosco, ha aggiunto «è una persona che ha sempre avuto molta attenzione per il problema di chi muore in mare e anche di chi viene trattato come un animale in quelli che, come ha più volte detto il Papa, sono dei veri e propri campi di concentramento e di violenza».

Da Elly Schlein a Nicola Fratoianni, da Rosy Bindi a Matteo Orfini: sono solo alcuni dei nomi che hanno voluto manifestare dissenso e indignazione sulla «davvero sbalorditiva motivazione con la quale la Procura di Modena ha proposto di archiviare le minacce rivolte a don Mattia Ferrari», scrive l’esponente del Pd e già presidente della commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi. Certo è che la vicenda del cappellano della Ong Mediterranea Saving Humans, l’organizzazione umanitaria che salva i migranti nel Mediterraneo, denunciata su queste stesse pagine, non è passata inosservata. «Ciò che fa scandalo, insomma – prosegue Rosy Bindi – non sono le intimidazioni subite, ma il fatto che don Mattia parli in pubblico contro il traffico di esseri umani. Ed è molto grave che un magistrato pretenda di indicare come un prete debba fare il prete».

Il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, avverte che «per qualche giudice di Modena un prete deve stare in sacrestia, al massimo qualche preghiera, fare Messa o poco più. Se invece si espone, magari a difesa dei più deboli, è naturale che ci siano reazioni contrarie nei suoi confronti». E annuncia «un’interrogazione parlamentare al ministro Nordio. Davvero siamo ben oltre ogni immaginazione».

Anche per il deputato del Pd, Matteo Orfini, quella della Procura di Modena «è una tesi irricevibile che richiede un chiarimento immediato da parte del ministro della Giustizia Nordio. Non lasceremo solo Don Mattia in questa battaglia» conclude.

«Se il giudice fosse cristiano, mi verrebbe di ricordargli quello che dice Gesù nel Vangelo di Matteo; in generale direi che è grave che ad una persona minacciata dalla mafia libica si consigli discrezione e riservatezza piuttosto che protezione» commenta sui social Paolo Ciani, deputato Pd-Idp e segretario di Demos.

«Chi supporta le persone più fragili e salva vite in mare e per questo subisce minacce va protetto, piena solidarietà a Don Mattia» scrive la candidata alla segreteria del Pd, Elly Schlein.

Don Mattia intanto ringrazia «le moltissime persone» che «pubblicamente e privatamente» gli hanno espresso solidarietà. «Le minacce nei miei confronti sono solo una piccola parte della grande vicenda del Libyagate – fa sapere il cappellano –. Una grande questione internazionale che tutte e tutti insieme possiamo vincere, sconfiggendo tutte le mafie, ‘ndrangheta, camorra, mafia libica e le altre e tutti i potenti di ogni tipo e costruendo la giustizia e la civiltà dell’amore».

Chi è don Mattia Ferrari, prete impegnato a difendere i diritti dei migranti

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