giovedì 6 ottobre 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
“Essere sponsorizzati da una società che lucra sul gioco d’azzardo è una provocazione sociale. Se poi la sponsorizzata è una delle principali Federazioni Sportive che tra l’altro dovrebbe aver imparato dal passato la necessità di procedere su sentieri se non virtuosi trasparenti, si crea un circuito rischioso a tutti i livelli soprattutto educativo e preventivo”, così don Mario Lusek, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per la pastorale del Turismo sport e tempo libero, commenta in una nota l’accordo tra la Federazione italiana gioco calcio e la società di scommesse Intralot per la sponsorizzazione della nazionale italiana. “Il motivare l’accordo con un linguaggio che parla di ‘affinità culturali’ – spiega don Lusek – è un doping comunicativo e ci fa considerare irresponsabile che abbina a scommessa la dicitura ‘gioco responsabile'”. “Da sempre lavoriamo come Ufficio ad un ripensamento dello sport e delle attività correlate – prosegue – cercando di ‘fare rete’ attraverso ‘alleanze educative’ con tutti coloro che hanno a cuore la dignità dell’uomo perché l’intera società, anche nel campo dello sport, del gioco, del tempo libero abbia un volto educante. E in una società educante tutti, dalle istituzioni al mondo delle comunicazioni, dai legislatori fino agli uomini dell’economia e della finanza, dallo stesso mondo dello sport che ha al suo interno tante risorse rigenerative, e del tempo libero fino alle istituzioni scolastiche, sono chiamati alla responsabilità e alla coerenza”. Per don Lusek, “vista la popolarità e le diffusione capillare del calcio con questa operazione viene veicolato la ‘normalità’ di prassi e abitudini ambigue e prive di principi limpidi che sfigurano il volto bello dello sport e lo depotenziano della sua forza sociale, culturale, educativa”. “La componente economica è diventata dilagante nello sport – conclude -. E proprio ieri papa Francesco, nell’ambito del summit mondiale ‘Fedi e sport’, ha invitato a dire no alla corruzione, alla commercializzazione e alla manipolazione della pratica sportiva che rischiano di stravolgere la fisionomia stessa delle gare e tende a favorire interferenze improprie, variabili, a seconda delle convenienze. Applicare allo sport le leggi del mercato esige una grande cautela. Porterebbe alla svalutazione, cosificazione, alienazione del valore uomo. E come ben hanno detto altri la ‘vita dell’uomo non è un azzardo’” .
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI