lunedì 27 agosto 2018
Resteranno lì in attesa dell'ospitalità nelle varie diocesi. Don Maffeis (Cei): «Questa è una risposta di supplenza. La risposta di un Paese democratico matura attraverso ben altri processi».
Cento migranti al centro Auxilium di Rocca di Papa
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Circa un centinaio dei 143 migranti sbarcati dalla nave Diocitti e trasferiti nell'hotspot di Messina saranno accolti dalla Conferenza episcopale italiana. I Naufraghi saranno prima accompagnati al centro Auxilium di Rocca di Papa, "Mondo Migliore", in provincia di Roma, poi ospitati nelle tante diocesi che hanno dato la disponibilità: «Torino, Brescia, Bologna, Agrigento, Cassano all'Jonio, Rossano Calabro, per citare solo quelle di cui sono a conoscenza», ha spiegato al Sir don Ivan Maffeis, sottosegretario Cei e direttore dell'Ufficio comunicazioni sociali.

«Questa è una risposta di supplenza. Non è ‘la risposta’. La risposta di un Paese democratico matura attraverso ben altri processi. Ma anche risposte di solidarietà e di umanità come questa possono aiutare a sviluppare una cultura dell’accoglienza». «È stata una scelta della presidenza Cei, legata alla volontà di uscire da una situazione di stallo in cui queste persone erano da diversi giorni – ha precisato ancora don Maffeis -. Davanti ad una situazione insostenibile dal punto di vista umanitario si è scelto di non andare avanti con comunicati ed appelli generici ma di intervenire offrendo una disponibilità all’accoglienza concreta, fattiva ed immediata». Maffeis ha poi precisato che la disponibilità delle varie diocesi è arrivata spontaneamente: «Noi non abbiamo fatto alcun appello», ha detto.

Ancora non si sa quanti effettivamente saranno accolti dalla Cei: «La Chiesa italiana è disposta a prendere tutti quelli che hanno necessità di essere accolti, non abbiamo fatto una questione di numeri». Secondo Don Maffeis esistono «livelli diversi» per affrontare la questione immigrazione: quello «della solidarietà e dell’emergenza» è necessario «ma non è quello con cui possiamo affrontare fenomeni di questa portata, dove la politica e la cultura del Paese deve interrogarsi e fare la propria parte»: «Sono livelli che vanno uniti: non possiamo aspettare che maturino politiche o culture dell’accoglienza che superino la globalizzazione dell’indifferenza». Nelle strutture diocesane della Chiesa italiana sono già accolte tra le 26mila e le 28mila persone.




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