domenica 29 marzo 2020
Il presidente dei deputati pd: governissimo? Non diamo al Paese anche la pena di una crisi, ora non è prevedibile un altro scenario. Inserire nella Costituzione la clausola di supremazia
Graziano Delrio

Graziano Delrio - Ansa

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Il dottore Delrio si è anche proposto di tornare in trincea, negli ospedali della sua Reggio Emilia: «Ho chiesto ai miei vecchi colleghi di università se serviva una mano ma mi hanno detto "fai bene il tuo lavoro"». Niente camice, allora, per il presidente dei deputati del Pd. C'è l'urgenza della sussistenza, e quindi «bene ha fatto il governo a sostenere i comuni e grazie al volontariato che non si è mai fermato». La priorità immediatamente successiva è il lavoro parlamentare: la conversione veloce del "Cura Italia", poi il varo del decreto-bis di aprile che «non deve lasciare nessuno senza protezione». Nella consapevolezza che si sta facendo «tutto il possibile per uscire dall'emergenza sanitaria». Le istituzioni scientifiche e sanitarie «confermano che l'unico modo di uscire da questa situazione tragica è l'isolamento e la riduzione dei movimenti». E anche di fronte a ricette alternative, come la riapertura di parti del Paese, la risposta è che «l'emergenza non è finita, tutti dobbiamo collaborare e continuare fino a quando non c'è l'assoluta certezza che il trend sia cambiato. Da lì in poi immagineremo, insieme, la road map per ripartire. Ora, tra fake news e abbagli, il Paese deve riscoprire il valore della fiducia nelle sue istituzioni sanitarie e nella collaborazione tra scienziati e politica. Senza fiducia c'è solo il caos».

Non ci sono altri step possibili per il contenimento, ad esempio sui tamponi?

I tamponi adesso servono per medici e operatori sanitari, e per i più esposti. Nel momento in cui i movimenti sono ridotti al minimo, tamponi di massa non sono necessari.

La priorità è sostenere economicamente la quarantena obbligata del Paese?

La posizione del Pd è molto chiara: fare tutto il necessario senza esitazioni. Serve un sostegno efficace per chi è in situazioni di debolezza e fragilità, economica e sociale. Famiglie, imprese, lavoratori, autonomi. Spero che sia un monito per il futuro: le vere politiche partono dai più vulnerabili.

Il cuore del decreto di aprile dovrebbe riguardare la liquidità alle imprese...

Dobbiamo approfittare di questa crisi per cambiare: la finanza deve essere al servizio del lavoro. In questo frangente, sono state sospese in Borsa le vendite al ribasso: qualcuno ne sente la mancanza? Per nulla. La storia ci presenta l'occasione per cambiare un paradigma e puntare sull'essenziale. Ad esempio il sostegno continuo alle comunità di cura - famiglia, scuola e ospedali -, i pilastri della società.

Lei crede che in una corsa contro l'emergenza ci sia spazio per cambiare un paradigma economico?

Si può e si deve. Se ci limitassimo solo a interventi riparativi, sbaglieremmo. Stavamo discutendo la proposta anche mia, di istituire l'assegno unico per figlio: 150, 200 euro al mese a figlio per persone sotto i 100mila euro di reddito. Un intervento che mette fine a una grande ingiustizia a danno dei figli di autonomi e disoccupati. E sostiene il reddito delle famiglie. Ecco, da questa emergenza vorrei che l'Italia uscisse con l'assegno unico.

Si parla di un reddito d'emergenza...

Non sono strumenti in contrapposizione. Uno serve per tamponare un bisogno immediato, l'altro per cambiare radicalmente il rapporto tra fisco e famiglie. L'emergenza aiuta a essere coraggiosi: noi non solo possiamo sconfiggere il Covid-19, ma possiamo anche uscirne come un Paese più normale, più semplice.

Tutto ciò con una maggioranza politica che appare fragile? Vanno respinte le richieste di governissimo?

Proprio in questo istante non possiamo dare al Paese anche la pena di una crisi. Certo farebbero un grave errore, maggioranza e governo, se pensassero di avere in sé tutte le risposte. Ci sono e ci saranno macerie, come dopo la Seconda guerra mondiale. Da lì uscimmo con la Costituzione più bella del mondo, come la definì Dossetti. La più bella perché ciascuno, per dare un contributo, rinunciò a qualcosa. Ognuno dia il meglio di sé, senza confusione di ruoli tra maggioranza e opposizione, si collabori in tutti i modi possibili. Altri scenari non sono prevedibili.

Alla luce dei conflitti Stato-Regioni, il "dopo" passa anche per una riforma della Carta?

Varrà la pena tornarci sopra. Serve una clausola di supremazia dello Stato, e lo dico da municipalista convinto. C'è anche nei maggiori Stati federali.

Gli ultimi fatti hanno incrinato il suo europeismo?

Mi hanno confermato che sovranismo e nazionalismo non sono una risposta. Così come non lo è l'individualismo. Lo choc del 2008 e oggi Covid-19 ci insegnano che dipendiamo gli uni dagli altri. Le istituzioni comunitarie hanno dato risposte forti, dalla Bce alla Commissione. Sono gli Stati nazionali che hanno bloccato le mascherine. C'è il rammarico per ciò che non abbiamo fatto, di ciò che poteva significare in questo frangente una task force europea di medici o un esercito comune, ad esempio.

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