martedì 6 dicembre 2016
Il presidente del Forum delle famiglie: nodi al pettine dopo il referendum, basta voti «anti»
Il presidente del Forum Gianluigi De Palo (Foto Siciliani)

Il presidente del Forum Gianluigi De Palo (Foto Siciliani)

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In Italia ormai «i nodi sono arrivati al pettine». O adesso «abbiamo il coraggio di cambiare mentalità», di «ragionare su un progetto politico vero» oppure saremo «i curatori fallimentari del Paese». Ne è convinto il presidente del Forum della associazioni familiari, Gianluigi De Palo, per cui il voto per contrapposizione, la «logica della ricerca del capro espiatorio» alla lunga non ci porterà lontano.

Come giudica il risultato referendario?

Il voto del popolo è sempre sovrano. Purtroppo noto che è stato confermato l’atteggiamento "anti" che il popolo italiano ha, da noi vince chi è contro. Ciò che mi preoccupa è che non vedo progetti politici seri. Il voto è stato certamente contro il premier e lui ha certo sbagliato a personalizzare. La domanda però da porsi è: quale è stato il progetto alternativo che ha mandato a casa Renzi?


Non pensa l’assenza di una legge sulla famiglia o sulla povertà abbia inciso?

Certamente, Renzi ha le sue colpe: non ha senso fare una legge sulle unioni civili in un Paese dove le famiglie vengono discriminate fiscalmente ogni giorno. Tuttavia credo che oggi sia molto più difficile costruire che distruggere, governare che fare opposizione. Posto questo, se non cambiamo mentalità chiunque dopo due-tre anni di governo perderà, perché abbiamo creato una mentalità da tifosi. C’è una spaccatura nel Paese che insegue categorie ormai logore, prima c’erano destra e sinistra, ora ci sono politica e antipolitica, anziani-giovani, casta e non casta. O facciamo tutti insieme un salto di qualità, oppure ci ritroveremo sempre a parlare del sì e del no, del "forza Roma" e "forza Lazio".

Il cardinale Bagnasco ha invitato l’Italia a camminare insieme. Che ruolo può avere il mondo cattolico?

Può dare un contributo fondamentale. Chi è che riesce a far andare d’accordo visioni diverse? I cattolici che hanno a cuore non tanto gli interessi particolari, ma il bene comune. Noi abbiamo questo ruolo unificatore, siamo gli unici in questa fase confusa, che possono aiutare a trovare una sintesi in un mondo sempre più contrapposto. Il cristianesimo non è un’ideologia. Dovremmo cercare di portare il Paese oltre la logica dello slogan, entrare nell’idea del progetto.

Cioè?

Dobbiamo iniziare a ragionare seriamente su un progetto unitario per l’Italia di domani. Tutti noi abbiamo una grande responsabilità dinanzi alle preoccupazioni di tante famiglie che hanno come angoscia il futuro dei loro figli. Se questo non riesce a mettere intorno ad un tavolo per trovare una soluzione... qui ci stiamo giocando una partita che va oltre Renzi o non Renzi. Quando parlo di progetto politico, intendendo che i contenuti vengono prima del contenitore. Noi in questa fase dobbiamo ragionare di contenuti, per i contenitori c’è bisogno di una semina, di formazione; c’è bisogno d’iniziare a dissodare un terreno per troppo tempo lasciato pieno di erbacce. Il nostro mondo ha smesso di impegnarsi perché pensava che la partecipazione fosse solo all’interno delle associazioni; mentre la partecipazione è dappertutto. È giunto il momento d’immischiarci ad ogni livello della società: dalle scuole ai condomini.

Quali potrebbero essere alcuni contenuti su cui ragionare?

Direi una riforma elettorale che faccia eleggere le persone che vengono votate realmente dal popolo, che abbiamo costruito con il loro percorso un consenso nel territorio, basta alle liste bloccate. Poi occorre ragionare su politiche fiscali che mettano al centro la famiglia; non si può ripartire in questo Paese se non si mettono al centro le famiglie, che sono risparmio, coesione sociale, la spina dorsale dell’Italia. Terzo contenuto è il lavoro; una famiglia non si forma se non c’è lavoro.

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