mercoledì 30 giugno 2021
Il tavolo di confronto convocato dal leghista Ostellari si aggiorna a martedì, giorno del voto sulla calendarizzazione. Fino a venerdì il relatore raccoglierà le proposte di modifica dei partiti
L'aula della Commissione Giustizia del Senato

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Continua il muro contro muro sul ddl Zan tra le forze di maggioranza. Anche se il vertice convocato ieri per verificare la possibiltà di un accordo si è aggiornato, con il medesimo intento, per la mattina del 6 luglio, poche ore prima che il Senato voti per la calendarizzazione della discussione in Aula, a partire dal 13, del provvedimento contro l’omotransfobia. Alla fine, dopo due ore di dibattito, a tratti teso, la riunione è stata aggiornata. Insomma, se la soluzione arriverà, anche se i margini sembrano strettissimi, sarà sul filo di lana.

Al termine della riunione il ddl Zan ottiene la conferma di essere adottato come testo base su cui lavorare, contro la richiesta di Lega e Forza Italia che avrebbero voluto unificarlo al testo Ronzulli. Nel corso dell’incontro - convocato in commissione Giustizia dal presidente leghista Andrea Ostellari, relatore del provvedimento - sono state avanzate da Italia viva alcune proposte di modifica, sulle quali Forza Italia e Lega hanno dato disponibilità a discutere. Ma Pd, Leu e M5s hanno ribadito che la misura deve andare in Aula il 13 e con l’attuale testo, approvato in novembre dalla Camera. La mediazione dei renziani riguarderebbe gli articoli 1, 4 e 7. Cioè quelli che rispettivamente trattano dell’identità di genere, del pluralismo delle idee e della Giornata contro l’omotransfobia da celebrare anche nelle scuole. Le proposte emendative di Iv terrebbero conto delle perplessità espresse sui primi due punti da autorevoli giuristi come Cesare Mirabelli, Giovanni Maria Flick e Giovanni Fiandaca. Mentre sull’articolo 7 l’idea sarebbe di ribadire nel testo il concetto dell’autonomia scolastica. Lega e Fi sarebbero invece per un’ampia riscrittura.

Queste, ed eventuali altre, proposte emendative all’attuale ddl sono attese da Ostellari per venerdì. In modo da arrivare per martedì a una possibile sintesi che soddisfi tutti. «Vedremo se ci sarà un’ipotesi condivisa», dichiara il senatore leghista, che si dice ottimista. La strada, però, è in salita. «Il presidente Ostellari raccoglierà alcune istanze che sono state mosse da altri gruppi, non da noi, né da Leu, né da M5s», sottolinea la capogruppo del Pd a Palazzo Madama Simona Malpezzi. E il collega di partito Franco Mirabelli, capogruppo in commissione Giustizia, collegato alla riunione da remoto, parla di «distanze siderali». E fa mostra di non credere a una mediazione, ribadendo le accuse a Lega e Fi di voler perdere solo tempo per affossare il ddl. Su data e testo tiene il punto anche Loredana De Petris (Leu), che saluta con favore l’accettazione dell’attuale formulazione come testo base. Il Movimento 5 stelle invita a «lavorare su quello che c’è e a fare una legge il prima possibile». Il M5s, dice la senatrice Alessandra Maiorino in risposta alla Lega, non starebbe attuando forzature, al contrario non avrebbe usato le firme già raccolte per attivare la procedura d’urgenza, prevista dal regolamento, proprio per favorire il confronto.

Da parte del centrodestra il capogruppo del Carroccio Massimilano Romeo reitera le perplessità sugli articoli "caldi" sui quali chiede «modifiche sostanziali»: dalle definizioni di sesso e genere, a «una tutela vera della libertà di espressione» fino all’«indottrinamento di Stato», che va rigettato. Insomma i profili toccati sono molto delicati e per questo serve una «profonda analisi». Anche la collega forzista Anna Maria Bernini ribadisce: «Vogliamo una legge, ma la vogliamo scritta bene». Parla di tavolo «utile» il capogruppo di Iv Davide Faraone, che ribadisce il voto favorevole alla calendarizzazione in Aula, se non si troverà un’intesa. Iv ha comunque messo nuovamente in guardia dal rischio di un pantano parlamentare. Iniziano, infatti, i calcoli per rimediare a possibili defezioni, complice il voto segreto. Il Pd conta di compensarle con l’arrivo di qualche "azzurro" favorevole al testo Zan.

Ieri pomeriggio sono proseguite intanto le audizioni in commissione. Il presidente emerito della Corte Costituzionale Cesare Mirabelli ha ribadito la necessità di modificare gli articoli 4 e 7. Il primo «costituisce un limite all’espressione del pensiero». Mentre per il secondo «occorre una più specifica garanzia per la tutela della responsabilità e del potere educativo delle famiglie».

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