venerdì 18 maggio 2018
La sollecitazione del consigliere laico del Pd, Giuseppe Fanfani: «Dare maggiore efficacia all’azione giudiziaria». E l'Anmil rilancia: serve il risarcimento punitivo
Una riunione del plenum del Consiglio superiore della magistratura

Una riunione del plenum del Consiglio superiore della magistratura

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Uffici giudiziari meglio organizzati per processi più rapidi, evitando così il rischio della prescrizione dei reati. Questi gli obiettivi delle linee guida cui sta lavorando il Consiglio superiore della magistratura, per dare indicazioni operative ai tribunali che trattano gli infortuni sul lavoro. Sulla falsariga di quello che ha fatto, la settimana scorsa, per la violenza contro le donne, il Csm, riferisce il consigliere laico del Pd, Giuseppe Fanfani, che ne ha sollecitato l’intervento, vuole «dare maggiore efficacia all’azione giudiziaria», a fronte della «recrudescenza» del fenomeno degli infortuni sul lavoro, che pone un grave «problema di coscienza».

Da gennaio già 266 morti sul lavoro

Secondo l’Osservatorio indipendente sugli infortuni sul lavoro di Bologna, dall’inizio dell’anno si sono già verificati 266 incidenti mortali nei luoghi di lavoro e oltre 450 se si considerano anche quelli in itinere, cioè gli incidenti stradali avvenuti lungo il tragitto casa-lavoro. Nel primo trimestre 2018, all’Inail sono arrivate 212 denunce di infortuni con vittime contro i 190 dello stesso periodo del 2017. Un aumento preoccupante che dà seguito al trend negativo già in atto nei mesi passati e che, lo scorso anno, secondo i dati Anmil, si è tradotto in oltre 16 milioni di ore di lavoro perse per infortunio e in costi per la mancata sicurezza, a carico dello Stato, per 7,5 miliardi di euro, pari a mezzo punto di Pil.

Insicurezza diffusa

«Basta girare per le città osservando i cantieri – sottolinea Fanfani – per rendersi conto di quanto superficialità ed eccesso di sicurezza siano, purtroppo, fenomeni diffusi. Un problema che non si risolve per via giudiziaria né con la repressione, ma con una rinnovata sensibilità culturale e una maggiore consapevolezza dell’importanza della prevenzione, che da formale deve diventare sostanziale. Anche i controlli – aggiunge Fanfani – non si possono limitare a visite sporadiche o a verifiche a incidente avvenuto».

Cambiare rotta si deve

Da qui la necessità di cambiare rotta e dare, anche ai tribunali, nuovi indirizzi e indicazioni operative per rendere più efficace l’azione giudiziaria. «Chiedo che nelle procure si costituiscano gruppi di lavoro specializzati su questo tipo di reati, per intervenire rapidamente », spiega ancora Fanfani, che già un mese e mezzo fa lanciò la proposta, ora raccolta dalla Settima commissione del Csm, presieduta da Nicola Clivio. Una sollecitazione condivisa anche dal vicepresidente Giovanni Legnini.

Rispondere alla domanda di giustizia delle famiglie

«Apprezziamo l’iniziativa del Csm – commenta il direttore generale dell’Anmil, Sandro Giovannelli – tesa a dare una risposta alla domanda di giustizia che quotidianamente raccogliamo dai nostri associati e dalle famiglie delle vittime del lavoro. Purtroppo, è molto, troppo frequente che i processi per le morti sul lavoro si concludano con la prescrizione. Basti pensare che il 90% degli infortuni avviene in aziende piccole o piccolissime e che la rapidità di intervento, in questi casi, è fondamentale. Imprese di questo tipo, infatti, fanno in fretta a sparire, lasciando senza giustizia le vittime».

«Serve il risarcimento punitivo»

Per ridurre i tempi delle indagini, anche l’Anmil chiede una magistratura «specializzata » ma pure l’introduzione del cosiddetto «risarcimento punitivo», sulla falsariga di quanto già avviene da tempo nel mondo anglosassone. «Oggi – spiega ancora Giovannelli – il risarcimento è legato al danno effettivamente lamentato dal lavoratore, mentre il risarcimento punitivo tiene conto del danno provocato al sistema della prevenzione e, in definitiva, all’intera collettività. Con risarcimenti effettivi molto più elevati, rispetto a quelli attuali. Per le grandi aziende, per il sistema dei grandi appalti, questo può essere un deterrente importante e uno “stimolo” a seguire davvero la filiera degli appalti e, di conseguenza, aumentare la sicurezza dei lavoratori ».

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