mercoledì 12 ottobre 2022
Sergio Bassoli: cattolici e laici insieme. È l’ora di un negoziato, serve una conferenza internazionale
Sergio Bassoli

Sergio Bassoli - Imagoeconomica

COMMENTA E CONDIVIDI

Una grande manifestazione nazionale a Roma, indetta dalla società civile per chiedere il cessate il fuoco e una conferenza di pace per l’Ucraina. Ad annunciare la decisione, nell’aria da giorni, è Sergio Bassoli, coordinatore dell’esecutivo della Rete italiana pace e disarmo. Nella prima metà di novembre, per la data è questione di giorni.

Erdogan vuole incontrare Putin. La Cina si dice disponibile. Per Mosca è possibile un incontro tra Putin e Biden al G20. E’ arrivata l’ora della diplomazia che invocate da sempre?
Finalmente comincia ad esserci la consapevolezza che andando avanti in questa direzione perdiamo tutti . Sono segnali positivi. Occorre però che ci si muova in un ambito governato dalle Nazioni Unite. La ricomposizione del quadro deve avvenire a livello Onu. Europe for peace il 21 settembre, Giornata internazionale della pace, ha inviato una lettera al segretario Antònio Guterres in cui gli abbiamo chiesto di prendere il coraggio a due mani e convocare una conferenza internazionale di pace. L’Assemblea dell’Onu torni ora ad essere protagonista, per uscire da questa crisi che sta facendo crollare tutto l’impianto dello stato di diritto di oltre 70 anni di esperienza dell’Onu.

Dal 21 al 23 le organizzazioni della Rete italiana pace e disarmo saranno nelle le piazze. Per chiedere cosa?
Replichiamo lo sforzo del 23 luglio in cui chiedevamo il cessate il fuoco e la conferenza di pace. Ci fu una risposta molto bella di territori, parrocchie, sindacati, circoli, studenti che in più di 60 città sensibilizzarono le comunità locali. Ora con l’escalation della guerra, in cui si è arrivati perfino a considerare la minaccia nucleare, abbiamo allargato la mobilitazione ad un fine settimana. È una guerra che ha conseguenze immediate sulla pelle della gente anche qui: aumento delle bollette, occupazione in pericolo per i costi energetici delle aziende, stato sociale a rischio per l’aumento delle spese militari.

Quante città manifesteranno nella tre giorni?
Almeno 100. Le grandi città si stanno già muovendo: a Roma una fiaccolata in Campidoglio, poi Firenze, Napoli, Palermo, Milano, Torino, Verona, Perugia, Bologna... Matteo Ricci ha dato la disponibilità della rete delle Autonomie locali. Cattolici, laici e culture diverse, insieme per la pace. Una consapevolezza che vogliamo trasmettere alla politica. Stiamo scaldando i motori della manifestazione nazionale.

Quindi è ufficiale? Ci sarà la manifestazione nazionale sollecitata da molti?
Sì, era nelle nostre intenzioni, anche se avremmo preferito non ce ne fosse bisogno. La manifestazione nazionale si farà, sarà un grande momento unitario per una fortissima richiesta di un cessate il fuoco e di una conferenza internazionale di pace. Sarà convocata da Europe for peace che rappresenta più di 400 organizzazioni, ma si deve allargare ulteriormente. Già il 5 marzo manifestammo a San Giovanni, ora ci ritroveremo con tutti quelli che vogliono la pace, condannano in modo netto l’aggressione russa e hanno ben chiaro che la vittima è l’Ucraina. Sarà a Roma, nei prossimi giorni decideremo data e luogo.

Di manifestazione parlano anche i partiti: il M5s vuole l’appuntamento nazionale , il Pd il sit-in all’ambasciata russa, Azione vuole farla a Milano...

C’è una storia consolidata nel rapporto tra il movimento per la pace e i partiti. La società civile organizzata è indipendente e autonoma dalle forze politiche. Noi faremo un appello e i partiti che aderiranno saranno benvenuti, ma la piazza sarà delle associazioni, dei sindacati, dei cittadini. Non mescoliamo una convocazione autonoma e trasversale col dibattito - legittimo e giusto - che deve rimanere nell’alveo dei partiti. I politici non facciano di questa situazione un terreno di scontro. Non possiamo impedire a nessuno di portare le proprie bandiere, ma se ci fossero solo quelle della pace sarebbe un gran segno di maturità.

Sul palco nessun politico?

Sergio Bassoli

Sergio Bassoli - Imagoeconomica

No, non è previsto, sarebbe un’altra cosa. Vogliamo dimostrare che i cittadini vogliono costruire un’Europa di pace. L’appello finale poi sarà al Parlamento e ai partiti , perché assumano l’agenda della pace della società civile.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: