giovedì 18 febbraio 2021
È allarme: i virologi chiedono lockdown mirati, soprattutto per le mutazioni brasiliane e nordafricane. «Quella inglese può aumentare rischio ricoveri e decessi».
Particolare di un murale, in onore dei lavoratori dell'ospedale Sacco, eseguito dai ragazzi dello Spazio Baluardo di zona 8, a Milano nel luglio 2020

Particolare di un murale, in onore dei lavoratori dell'ospedale Sacco, eseguito dai ragazzi dello Spazio Baluardo di zona 8, a Milano nel luglio 2020 - Ansa

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Le varianti continuano a far paura. C’è quella inglese che ha chiuso i quattro comuni della Lombardia, poi quella brasiliana e sudafricana che hanno messo in lockdown gran parte di Umbria, Abruzzo e Marche. Ma non finisce qui. Perché da ieri infatti si rincorrono le voci su nuove "mutazioni": dopo quella nigeriana intercettata a Napoli ci sarebbe infatti anche quella scozzese (che altro non è che un’evoluzione di quella inglese, ndr) tipica di Viggiù, uno dei quattro comuni lombardi chiusi da ieri sera. E in Veneto, il governatore Luca Zaia ha confermato che, oltre ad avere la variante inglese per il 17,18% dei tamponi, ora c’è anche la variante brasiliana nel padovano.

Come in Toscana. Tra i nuovi casi 13 sono stati scoperti tra gli allievi di una scuola di Monteroni d’Arbia, in provincia di Siena: tra questi uno sarebbe stato colpito dalla variante brasiliana. Il sindaco Gabriele Berni ha poi disposto la chiusura della scuola, in attesa delle prime operazioni di sanificazione e il Comune sta valutando i provvedimenti da adottare.

Gli esperti infatti non hanno dubbi: in caso di cluster o focolai di varianti è meglio chiudere tutto. «Se andiamo avanti con le zone gialle, potremmo arrivare a 40mila casi al giorno a metà marzo» avverte il virologo e professore all’Università di Padova Andrea Crisanti. Dall’ultima analisi dell’Istituto superiore di sanità, su 100 nuovi casi 18 sono stati infettati dalla variante inglese.

«Se ci sono zone con la variante brasiliana va bloccato tutto – aggiunge Crisanti – Le zone rosse non bastano se ci sono focolai con la variante brasiliana o sudafricana: se si diffondono queste varianti, abbiamo eliminato l’arma del vaccino». La variante inglese, informa l’Istituto superiore di sanità, può aumentare il rischio di ricoveri e morti. «Inoltre la maggiore trasmissibilità della variante inglese si traduce in un maggior numero assoluto di infezioni, determinando così un aumento del numero di casi gravi» si legge nella risposta a una delle Faq, sul sito dell’Istituto, dedicate proprio alle varianti del coronavirus Sars-CoV-2. «Tale aumento di gravità o di letalità non è stato ipotizzato, al momento, per le varianti brasiliana e sudafricana».

La variante isolata a Napoli (che potrebbe essere la cosiddetta nigeriana, ndr) registra finora un centinaio di casi nel mondo, ma è la prima volta che viene individuata in Italia. «La variante scoperta sul test dell’uomo che era stato in Africa è in Italia per la prima volta ha delle mutazioni della proteina Spike, che è quella contro cui agiscono i vaccini, quindi bisogna sempre indagare le varianti perché potrebbero portare a una resistenza del virus ai vaccini stessi, è questa la lotta del virus» spiega Nicola Normanno, direttore del dipartimento di ricerca dell’ Istituto Pascale di Napoli che ha individuato una variante. «Il soggetto è stato del tutto asintomatico per tutto il tempo dell’infezione ed è poi risultato negativo al tampone ed è guarito – aggiunge Normanno – I suoi contatti sono risultati tutti negativi e quindi siamo abbastanza tranquilli che questa variante non si è diffusa in Regione o quantomeno non attraverso questo contatto».

Le Regioni intanto attendono le prossime decisioni sulle misure di contenimento: previsto un aumento delle zone rosse e arancioni e maggiori vincoli agli spostamenti a partire dal prossimo 25 febbraio (quando sarà in scadenza l’attuale decreto). Sono previste più zone rosse per provare ad arginare la diffusione, appunto delle varianti, e non si esclude che Emilia Romagna, Basilicata e Friuli Venezia Giulia possano passare dal giallo all’arancione come è successo una settimana fa a Liguria, Abruzzo, Toscana e Provincia di Trento. In Lombardia, intanto, la regione più colpita dal virus, «non ci sono al momento previsioni di altre zone rosse» conferma il direttore generale Welfare della Regione, Marco Trivelli.

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