mercoledì 29 dicembre 2021
«I 78mila casi? Dato atteso. Da irresponsabili la corsa ai tamponi per cenoni senza rischi»
Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute

Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute - Ansa

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Siamo al primato di contagi. Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute (e medico chirurgo), è un’emergenza nell’emergenza?
Non drammatizzerei. Sui 78mila casi pesa sicuramente il minor numero di tamponi fatti a Natale, ma soprattutto l’avanzare rapido della variante Omicron. Sotto questo aspetto, è un dato atteso. Nei prossimi giorni vedremo se e quale impatto avrà sul sistema sanitario, posto che coloro che sono ricoverati oggi nelle corsie e nelle terapie intensive nella gran parte dei casi si sono infettati quando prevaleva la variante Delta.

E le file lunghissime per i tamponi?
Ecco, sarebbe utile ora già disinnescare la corsa al tampone: spesso è intempestiva e non necessaria. Non serve a nulla, per esempio, precipitarsi in farmacia subito dopo aver avuto un contatto a rischio: il virus ha infatti un tempo di incubazione di qualche giorno. Non è altrettanto responsabile pensare che un test negativo sia il lasciapassare per un cenone di fine anno senza rischi: il tampone dà una fotografia solo istantanea della situazione, senza valore predittivo. Resta fondamentale affidarsi a quanto indicato dal medico di famiglia. E la prudenza.

Le code per i tamponi non possono divenire un potenziale focolaio?
Come per ogni assembramento è importante rispettare le regole di distanziamento e protezione e, nel caso di sintomi sospetti, segnalarlo opportunamente in modo da accedere a eventuali percorsi dedicati. Individuare delle priorità per l’accesso, come per esempio ha indicato la Lombardia, è utile per decongestionare il sistema.

Le norme sulle quarantene saranno sicuramente riviste?
La decisione sarà presa dal governo sulla base delle indicazioni del Cts, dettata dai dati scientifici. E questi ci dicono che chi è vaccinato con tre dosi corre meno rischi non soltanto di malattia grave, ma anche di contrarre l’infezione. Quindi ha senso differenziare la durata della quarantena, come del resto hanno appena suggerito negli Usa i Ccd: nessuna quarantena per i contatti stretti che hanno già la terza dose.

Sullo smart working non è stato precipitoso fare marcia indietro?
Non penso che siano stati dati messaggi sbagliati. Resta una possibilità ulteriore da valorizzare, dipende dai contesti.

C’è un problema di presenze del personale negli ospedali?
Al momento no, ma dobbiamo tenere alta l’attenzione. Anche per questo è importante rivedere le regole di isolamento e quarantena.

Si farà di più sul taglio dei prezzi per tamponi e, ora, mascherine Ffp2?
Con l’ultimo decreto-legge il governo ha impegnato 21 milioni di euro per i test antigenici rapidi a prezzo calmierato o gratuiti, cui si aggiungono altri 24 milioni per i test nelle scuole, anche con l’ausilio del personale militare. Per le Ffp2, l’auspicio è che, come già avvenuto con le chirurgiche, il prezzo scenda: il governo interverrà in caso di abusi e di difficoltà, anche tramite la struttura commissariale.

Misure come il Green pass anche sui bus e per la consumazione al bancone non sono solo velleitarie?
Direi di no, anzi hanno alla base un razionale scientifico solido e rispondono ad una esigenza collettiva: limitare al massimo la circolazione del virus.

E la scuola?
Ridurre la durata delle quarantene aiuterà sicuramente. Il governo è impegnato a garantire che le lezioni riprendano regolarmente in presenza dopo queste vacanze.

Prevale l’idea che Omicron sia comunque più lieve. Non si rischia di dare così un messaggio errato?
Dobbiamo avere ancora conferme più solide, ma tutti i primi report concordano nell’evidenziare un calo consistente delle ospedalizzazioni e una riduzione dei tempi dell’infezione. Ciò che non sappiamo è se questo minore impatto sia frutto soltanto di un “addolcimento” del virus o anche del fatto che una ampia percentuale della popolazione è immunizzata. Il messaggio quindi è: Omicron si può gestire se continuiamo a correre sia con le prime che con le terze dosi del vaccino.

A gennaio dovranno ricevere la terza dose circa 2 milioni d’italiani.
La campagna vaccinale è una delle storie di successo della gestione italiana della pandemia. Il sistema logistico è perfettamente in grado di gestire i flussi nei tempi previsti. La quarta dose? Parlarne ora è prematuro, l’abbiamo visto anche in Israele.

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