mercoledì 7 luglio 2021
La Dad per gli studenti delle superiori appare ancora un'ipotesi plausibile, ma contestata dal ministro dell'Istruzione
Prosegue in tutto il Paese la campagna di vaccinazione, ma risultano ancora troppi professori non immunizzati

Prosegue in tutto il Paese la campagna di vaccinazione, ma risultano ancora troppi professori non immunizzati - Fotogramma

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L'obiettivo è sempre quello: scuola in presenza per tutti. Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi lo ripete come un mantra. E non si lascia certo intimorire da tutti i nodi che ancora devono essere sciolti. Primo fra tutti lo stesso parere del Cts che, se non cambieranno le misure e non sarà raggiunta l’immunità della gente, conferma il ritorno a scuola in Dad soprattutto per gli studenti delle superiori

«Chiederemo una precisazione al Cts che ha dato un parere sul ritorno a scuola senza considerare le vaccinazioni – attacca il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi – dato che le vaccinazioni stanno andando avanti noi chiederemo che formuli anche questa ipotesi».

Resta poi il nodo degli insegnanti che non sono ancora vaccinati e che rischiano di rimanere tale anche quando a settembre suonerà la campanella. Si parla di circa 215mila prof. «Io insisto nel dire che dobbiamo tornare in presenza e stiamo tutti lavorando per tornare in presenza» ha sottolineato Bianchi. «Il commissario Figliuolo sta lavorando a marce forzate per poter vaccinare tutti. Noi abbiamo come obiettivo la presenza e dall’altra parte il fatto che siano tutti vaccinati – ha aggiunto – Poi abbiamo diversi ordini di scuole e i presidi sono responsabili nell’organizzare nel modo migliore, però io tengo la barra: mio obiettivo è la presenza, obiettivo di Figliuolo sono le vaccinazioni».

Allertato sul tema, il commissario all’emergenza Covid Francesco Figliuolo assicura: «Sto scrivendo a tutte le Regioni per incentivare con ogni mezzo quella parte di operatori scolastici che ancora mancano». «Nel caso della Regione Lazio, siamo al 99,8%, abbiamo raggiunto la massima copertura possibile», sottolinea. «Però ci sono ancora 8 o 9 regioni che sono sotto l’80%. Quindi si deve cercare di fare di più, cercando di far capire a tutti gli operatori scolastici l’importanza non solo per loro stessi ma anche per la collettività. E questo per riaprire a settembre le scuole in sicurezza e magari con meno vincoli possibili».

Ma non c’è solo il nodo vaccini. Ancora una volta, infatti, a settembre, si ripresenterà la questione delle cosiddette classi-pollaio, dove sarà molto difficile poter garantire la distanza di sicurezza fra i banchi. Per non dimenticare poi la "querelle" dei trasporti. Anche se il ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini, afferma «che sia giusto usare questo tempo per aumentare i trasporti e mettere in campo le disposizioni per il distanziamento. L’obiettivo del governo è quello di garantire la scuola in presenza, su questo c’è anche un forte impegno da parte della conferenza Stato-Regioni e c’è la consapevolezza che questo è un passaggio complesso per garantire un inizio tranquillo del nuovo anno scolastico».

Ma, se si vuole evitare il ricorso alla didattica a distanza per il terzo anno consecutivo, «servono azioni concrete – dice non a caso il presidente dell’associazione dei presidi Antonello Giannelli – l’emergenza non può diventare ordinarietà sulla pelle di studenti e lavoratori della scuola».

Intanto però solo una copertura attorno all’80% anche di prof e personale scolastico e dei giovani dai 12 anni in su, sottolinea l’assessore lombardo Letizia Moratti, «ci dà una buona sicurezza di tornare a scuola in presenza e anche con poche e scarse limitazioni».

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