venerdì 21 gennaio 2022
Diverse regioni (Toscana, Lombardia, Veneto, Abruzzo, Lazio) hanno registrato carenze di sangue. Appello ai donatori. Il coronavirus non può essere trasmesso per via trasfusionale
Una donazione di sangue in una foto d'archivio

Una donazione di sangue in una foto d'archivio - Ansa

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Succede di frequente, nei primi mesi dell’anno, che si verifichi una contrazione delle donazioni di sangue a causa del picco di diffusione dell’influenza stagionale. Ma la pandemia sta aggiungendo ulteriori difficoltà, per via delle quarantene di donatori e addetti alla raccolta. Così, diverse regioni – Toscana, Lombardia, Veneto, Abruzzo, Lazio – hanno registrato carenze di sangue: ben 1.240 le sacche chieste attraverso il Sistema informativo dei servizi trasfusionali (Sistra), ma la situazione potrebbe costringere a rimandare interventi chirurgici per preservare le scorte di emocomponenti. Senza dimenticare che quotidianamente 1.800 persone necessitano di trasfusioni per poter sopravvivere.

Diventa quindi sempre più urgente sollecitare nuovi e storici donatori di sangue e plasma a contattare i centri di raccolta per prenotare una donazione o aderire a quelle già programmate, evitando code e assembramenti.

«La pandemia ci ha insegnato che il bisogno di emocomponenti non cessa. Programmare e prenotare la donazione significa garantire la continuità delle attività sanitarie, assicurare le scorte e permettere accessi contingentati nei centri trasfusionali e nelle unità di raccolta per la sicurezza di tutti»; così Gianpietro Briola, coordinatore pro-tempore del Civis (Coordinamento interassociativo volontari italiani sangue) e presidente dell’Avis, che evidenzia quanto sia necessario scongiurare il rischio che l’alto numero di positivi al Covid provochi «serie ripercussioni sulle attività cliniche che prevedono la somministrazione di trasfusioni o di farmaci emoderivati».

A frenare le donazioni e a confondere chi vorrebbe donare, contribuiscono fake news sui social e in rete: dal sangue dei vaccinati che coagulerebbe alla scarsa qualità degli emocomponenti di chi ha ricevuto la terza dose, oltre a insinuare che l’Avis richiederebbe solo il sangue di chi non è in possesso del Green pass perché più sicuro, interpretando arbitrariamente la circolare ministeriale che stabilisce di non richiedere il certificato verde per l’accesso a centri trasfusionali e unità di raccolta.

«Questa decisione è stata assunta in quanto i donatori si recano nei Servizi trasfusionali per sottoporsi a una prestazione sanitaria dopo essere stati sottoposti a triage telefonico, finalizzato a conoscere le attività svolte negli ultimi giorni. Sono chiamati a rispondere a un’esigenza del Sistema sanitario nazionale e, quindi, titolati ad accedere nel rispetto delle norme», osserva Briola, ricordando che le informazioni attendibili si trovano solo sui canali ufficiali.

E rimarca: «Il Covid non può essere trasmesso per via trasfusionale e nessuno nei centri trasfusionali e unità di raccolta ha mai segnalato episodi differenti o, peggio, di sangue donato da persone vaccinate che si sarebbe coagulato. Il nemico da sconfiggere è il Covid, non gli strumenti che lo studio e la ricerca mettono in campo per combatterlo». Ulteriori informazioni si possono consultare su donailsangue.salute.gov.it e grazie all’app Geoblood è facile individuare l’unità di raccolta più vicina.



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