venerdì 13 novembre 2020
Scocca l'ora delle mini-strette locali. In Veneto, Friuli ed Emilia-Romagna negozi chiusi e stop allo "struscio" nelle città e sui lungomari. Zaia: "Diventiamo zona gialla plus"
Il presidente del Veneto, Luca Zaia

Il presidente del Veneto, Luca Zaia - Ansa

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Stretta a Nord–Est. Per oltre 10 milioni di italiani, gli abitanti di Emilia-Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia, il giallo si tinge un po’ di arancione. Entrano in vigore dalle 24 di oggi le ordinanze congiunte dei tre governatori con ulteriori regole anti-assembramenti e le limitazioni per il commercio. Fino al 3 dicembre stop alle passeggiate in centro, negozi chiusi la domenica, no alle lezioni di ginnastica, canto e flauto nelle scuole e mascherina sempre indossata. Sta in queste nuove limitazioni il tentativo di Stefano Bonaccini, Luca Zaia e Massimiliano Fedriga di scongiurare la retrocessione d’imperio delle tre regioni in zona arancione, se non addirittura rossa. Un passo indietro per evitarne due o tre. «Giallo plus», lo ha definito Zaia.

A lanciare l’allarme era stato l’altro giorno il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, che aveva chiesto maggiori restrizioni per quattro regioni (l’altra è la Campania, che fa storia a sé), tutte con un indice di trasmissibilità del virus (Rt) superiore all’1,5. Ieri il ministro della Sanità Speranza ha proposto al governo di condividere la stretta adottata dai tre governatori. Se questo basterà a disinnescare ulteriori decisioni, è tutto da vedere. Dipenderà dai dati del nuovo monitoraggio, in arrivo oggi, e dall’incrociarsi dei famosi 21 parametri che determinano la colorazione dei vari territori sulla scacchiera anti–Covid.

Dalle raccomandazioni a praticare attività motoria e sportiva lontano dalle vie del centro, prediligendo periferie e aree verdi, ed evitando ritrovi di montagna e lungomare, a quella di lasciare le prime due ore del mattino i supermercati “liberi” per gli over 65, i provvedimenti puntano più sulla persuasione che su controlli e multe. «L’ordinanza – ha spiegato il presidente del Veneto – io non la vedo come un atto di imperio, piuttosto come un fallimento. Perché purtroppo coinvolge tutti, anche la stragrande maggioranza che rispetta le regole, per colpa di alcuni che ancora non le rispettano. Dobbiamo dare una mano a quelli che sono in ospedale, che sono degli eroi».

Princìpi comuni per le tre ordinanze, declinati però in modo non identico. «L’obiettivo di tutti è frenare il contagio e invertire la curva della pandemia. È la priorità», commenta Bonaccini.

Per leggere nel dettaglio le misure in vigore dal 14 novembre in Emilia Romagna LEGGI QUI

Dal portale del ministero della Salute

La limitazione principale, per tutte e tre le regioni, è la chiusura la domenica non solo dei centri commerciali come già previsto dal Dpcm, ma di tutti i negozi salvo farmacie, parafarmacie, alimentari, edicole e tabacchi. Saracinesche giù anche nei giorni prefestivi come il sabato per esercizi commerciali grandi e medi (con le stesse eccezione di cui sopra). Nei negozi alimentari potrà entrare solo non una persona per nucleo familiare. In Veneto e Friuli si punta a favorire l’accesso ai supermercati degli ultra 65enni supermercati nelle prime due ore di apertura. Ma non c’è un divieto d’accesso per gli altri, si tratta quindi di una raccomandazione.

In Veneto l’hanno chiamata ordinanza anti–“struscio”. Niente “vasche” nelle vie dei centri storici, niente passeggiate sui lungomari urbani. In questi luoghi lo stop di Bonaccini riguarda solo chi fa attività sportiva e motoria, runner e ciclisti, che dovranno scegliere zone poco affollate. Formula identica usata da Fedriga. Bar e ristoranti continueranno a restare aperti fino alle 18; ma dalle 15 sarà consentito consumare cibi o bevande solo a chi si siede ai tavoli. No agli assembramenti davanti ai locali, allo spritz di massa, come però già imporrebbero le regole per le zone gialle.

Dal portale del ministero della Salute

Intanto la Regione Lazio sta valutando la chiusura nei giorni festivi e pre–festivi delle grandi strutture commerciali non alimentari, superiori ai 2.500 metri quadrati, e dei mercati come quello di Porta Portese. Anche sindaci e prefetti mettono limiti, in una pioggia di regole fai–da– te. A Roma si contingenteranno le vie dello shopping, e le due fermate più centrali della metro resteranno chiuse. A Palermo da lunedì chiudono tutte le scuole dell’obbligo. A Firenze centro a numero chiuso, a Verona nel fine settimana scatta il senso unico per i pedoni. A Napoli si punta a filtrare gli accessi a 150 strade, Bari chiude i negozi alle 19. E a sera arriva la firma anche sull’ordinanza dell’Alto Adige, già autoproclamatosi zona rossa: da lunedì scatta il nuovo lockdown.

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