martedì 13 aprile 2021
La cronaca quotidiana e le parole dimenticate
I fragili senza protezione ferita aperta per la comunità

Ansa

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Una figlia medico che oggi piange il papà 90enne morto di Covid dopo averne chiesto inutilmente, fin da gennaio, la vaccinazione. Un ragazzo gravemente disabile che da mesi attende la somministrazione di una dose. Due anziani genitori, alle prese con il dramma dell’autismo, che non riescono a essere immunizzati come "caregiver". Una suora che svolge servizio come aiuto cappellano in un ospedale civico eppure è l’unica a non essere stata vaccinata nell’intero organico della struttura sanitaria, giardinieri inclusi. Sono alcune delle dolorose disuguaglianze che affiorano dalla campagna vaccinale in corso e che testimoniano la necessità di quell’accesso universale al vaccino invocato in più occasioni da papa Francesco e dall’Onu, da personalità e organizzazioni umanitarie e dalla Cei.

Il Pontefice ha aperto il 2021 ricordando in un’intervista che «da una crisi non si esce mai come prima: usciamo migliori o usciamo peggiori» e che servono «unità e fratellanza» per superare la pandemia. «I grandi valori vanno tradotti nella vita del momento», quindi «eticamente tutti devono prendere il vaccino: non è un’opzione, è un’azione etica». Il Papa ribadisce che «la cultura dell’indifferenza distrugge, perché ci allontana». E invece «la via di uscita dalla crisi è la vicinanza». Solo evitando «atteggiamenti egoistici» si testimonia quella «vicinanza di Dio» descritta nel Deuteronomio. Alla sessione primaverile del Consiglio permanente dell’episcopato italiano, il cardinale Gualtiero Bassetti ha esortato le istituzioni a «implementare la campagna vaccinale», offrendo anche la disponibilità di strutture diocesane e parrocchiali diverse dai luoghi di culto come «contributo di carità» per garantire «soluzioni accessibili» ai più fragili. Il rappresentante vaticano alle Nazioni Unite, poi, ha segnalato il rischio di penalizzare i deboli nell’accesso al vaccino, stigmatizzando ritardi e ingiustizie nei programmi di immunizzazione della popolazione. E ha sollecitato l’industria farmaceutica a superare le restrizioni sulla proprietà intellettuale perché «i vaccini vanno considerati un bene pubblico», che dev’essere accessibile a tutti: «Senza discriminazioni, nell’interesse dell’intera famiglia umana».

Purtroppo è nostra esperienza quotidiana che ciò non sta accadendo. Rappresenta una grave ferita all’ethos democratico e quindi alla tenuta etica della comunità vedere categorie professionali che si contendono la priorità nei piani vaccinali, cercando di passare avanti a coloro che per età e condizioni di salute hanno più da temere dal Covid. Con che coscienza la gente briga per saltare la fila?, si è chiesto pubblicamente il premier Mario Draghi. Già, persino vigorose promesse dello sport hanno avuto inspiegabilmente la priorità in territori nei quali anche nelle Rsa si stenta a completare il programma vaccinale. Che dire poi di coloro che hanno un ruolo di riferimento e invece di dare sicurezze alimentano dubbi tra le persone più semplici? Ma è anche inaccettabile che dopo le parole e la vaccinazione di papa Francesco e del suo predecessore Benedetto XVI alcuni cattolici alimentino strampalate fake news, nonostante la Congregazione per la dottrina della fede abbia dichiarato eticamente ammissibili i vaccini anti-Covid disponibili.

Queste contraddizioni devono interpellarci sia come individui sia come collettività. La corsa al privilegio o al favore personale è tanto più umiliante quando a pagarne le conseguenze sono i fratelli e le sorelle maggiormente esposti al pericolo di non farcela a sopravvivere alla pandemia. Quanta consapevolezza c’è in chi compila le liste o distribuisce le fiale rispetto all’incidenza dell’infezione e dei decessi in base alla copertura vaccinale? E tra i confusi e coloro che non riescono a prenotarsi nelle piattaforme digitali, quanti saranno gli abbandonati, senza che nessuno vada a bussare alla loro porta? Don Oreste Benzi insegnava a non chiedere per pietà ciò che spetta per diritto. Non dobbiamo stancarci di ripetere che la dignità non si supplica.

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