venerdì 15 ottobre 2021
I sindacati, Salvini e Conte spingono per i test calmierati e incentivi alle imprese che li offrono ai lavoratori Orlando apre: ma no alla gratuità. Il premier prende tempo: decidere in base ai fatti
Un momento dell'incontro a Palazzo Chigi tra il governo, con il premier Mario Draghi e il ministro del Lavoro Andrea Orlando, con i leader dei sindacati sulla sicurezza sul lavoro

Un momento dell'incontro a Palazzo Chigi tra il governo, con il premier Mario Draghi e il ministro del Lavoro Andrea Orlando, con i leader dei sindacati sulla sicurezza sul lavoro - Ansa

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Governo sotto assedio ma Mario Draghi tiene il punto sull’obbligo di Green pass. Nessuno slittamento, oggi andrà regolamente in vigore, senza eccezioni, ma si punta ad attenuare l’impatto nei primi giorni, premiando i "ravvedimenti operosi" di chi ha fatto la prima dose all’ultimo momento. La misura di mediazione avanzata dal sindacato è un possibile intervento sul credito di imposta per incentivare le aziende che decidessero di sostenere i costi sostenuti dai loro dipendenti per i tamponi. Si tratterebbe di riformulare la misura già prevista nel decreto Sostegni-bis che aveva introdotto il riconoscimento di un credito d’imposta al 30% per le spese sostenute fra giugno e agosto 2021 per sanificare gli ambienti, per l’acquisto di dispositivi di protezione individuale o atti a garantire la salute dei lavoratori e degli utenti, e fra questi ultimi erano comprese le spese per i tamponi.

La proposta è scaturita nel corso di una riunione che il presidente del Consiglio ha avuto ieri con i sindacati confederali. La riunione era convocata per la sicurezza sui posti di lavoro, ma alla vigilia dell’introduzione dell’obbligo di Green pass sui luoghi di lavoro era inevitabile che si andasse anche a parlare di questo. Draghi ha sgomberato il campo dall’idea, ancora nell’aria, di posticipare la data di qualche settimana. Ha offerto disponibilità a valutare altre strade, per allentare la tensione, ma senza dare segni di arretramento. «Calmeriazione sì, gratuità no», ribadisce il ministro del Lavoro Andrea Orlando.

È questa la dead line del governo, che esclude la gratuità dei tamponi, che da alcuni settori della maggioranza (nel M5s, ma anche nella Lega) si chiede ancora di portare a carico dello Stato. Mentre il concorso dei datori di lavoro nella prospettiva di poter dedurre i costi è al momento solo un’ipotesi, anche per gli oneri che comporta. Di questo non si è nemmeno parlato della cabina di regia che si è tenuta ieri.

Ad attenuare la tensione si inseriscono anche le iniziative di alcuni governatori. Il governo, per ora, intende prima monitorare l’andamento dei primi giorni in cui entra in vigore l’obbligo, ma il dialogo resta aperto. Con la Cgil ad esempio, dopo l’immediata solidarietà di Draghi per l’assalto dei no-vax di sabato scorso, anche il ricordo di Luciano Lama, nel centenario dalla nascita, contribuisce a stemperare le tensioni con il governo, con il segretario Maurizio Landini che legge personalmente il messaggio inviato dal premier che ricorda il segretario degli anni difficili segnati da lotte durissime e dagli attacchi del terrorismo, come il «partigiano, sindacalista e senatore della Repubblica», fra i «protagonisti dello sviluppo economico, sociale e civile dell’Italia».

Nessun rinvio, però, ma solo una certa tolleranza iniziale. Membra essere questa la linea adottata dal governo, senza cedere alle pressioni dei partiti, nella prospettiva di aumentare il più possibile la platea dei vaccinati, senza istituzionalizzare strade alternative.

Matteo Salvini continua a chiedere tamponi gratuiti, ma cerca a sua volta di stemperare: «Non è possibile lasciare a casa migliaia di insegnanti, medici, infermieri, poliziotti, pompieri. Tutelare la salute sì ma rispettare il diritto al lavoro. Non ci deve essere neanche un italiano che resta a casa senza stipendio», chiede il leader della Lega. Mentre Giuseppe Conte propone di «calmieare ulteriormente il prezzo dei tamponi», e di «rimodulare» l’obbligo per alcune categorie almeno, che, «per natura dell’impiego, si trovano all’aperto o addirittura in solitudine: braccianti agricoli, ma anche autotrasportatori». Auspici, guerre di posizione dei partiti. Ma nulla di tutto ciò, al momento, è sul tavolo di Palazzo Chigi nella data fatidica dell’entrata in vigore dell’obbligo.

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