martedì 16 novembre 2021
Il Friuli Venezia Giulia potrebbe passare al colore già il prossimo lunedi 26. Trieste in particolare difficoltà. Restrizioni possibili per le feste natalizie
Strutture sanitarie di nuovo sotto pressione in alcune regioni

Strutture sanitarie di nuovo sotto pressione in alcune regioni - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Mentre in tutta Europa continua a dilagare la quarta ondata del Covid-19 in Italia si torna a parlare di zone gialle. Sono quattro le regioni a rischio: Friuli Venezia Giulia, Veneto, Liguria, Valle d'Aosta, con l'aggiunta della provincia autonoma di Bolzano.

Anche oggi i numeri risultano in crescita. Sono infatti 7.698 i positivi ai test Covid individuati nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute, ieri erano stati 5.144. Sono invece 74 le vittime in un giorno. Ieri erano state 44.

Ammontano a 684.710 i tamponi molecolari e antigenici per il coronavirus effettuati nelle ultime 24 ore in Italia. Ieri erano stati 248.825. Il tasso di positività è all'1,1%, quindi in calo rispetto al 2% registrati ieri.

Sono invece 481 i pazienti in terapia intensiva in Italia, 6 in più rispetto a ieri. Gli ingressi giornalieri sono 41. I ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 3.970, ovvero 162 in più rispetto a ieri.

Nel complesso risultano quindi 123.396 gli attualmente positivi al Covid in Italia, 2.521 in più nelle ultime 24 ore. Dall'inizio della pandemia i casi totali sono 4.873.075, i morti 132.893. I dimessi e i guariti sono invece 4.616.786, con un incremento di 5.220 rispetto a ieri.

A rischio zona gialla​

Il Friuli Venezia Giulia e Bolzano, in particolare, hanno i valori hanno i valori più vicini a quelli che fanno scattare l'ingresso in giallo con tutte le restrizioni relative. Primo responsabile della situazione è il flusso di persone dai Paesi dell'Est. Lo indica l'analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell'Istituto per le Applicazioni del calcolo Picone, del Cnr. "Seppure per la provincia autonoma di Bolzano la curva delle occupazioni nei reparti ordinari mostra un trend di frenata della crescita, il valore misurato il 15 novembre - osserva - sale al 15%, mentre la curva delle terapie intensive mostra un trend di forte crescita lineare ed è al 9%".

Il passaggio in zona gialla potrebbe avvenire, salvo un cambiamento della tendenza in atto, per il Friuli Venezia Giulia già lunedi 26. In particolare a essere in forte difficoltà difficoltà sono le città di Trieste e Gorizia.

Per Sebastiani, questa regione "è sopra la soglia per le terapie intensive (13%) e mostra un trend di crescita lineare per i ricoverati nei reparti ordinari con valore corrente pari a circa il 12.5%". Sempre nel
Friuli l'incidenza è circa 260 casi a settimana per 100.000 abitanti, con la provincia di Trieste prima per incidenza in Italia (circa 610) e Gorizia al terzo posto (380 circa).

Per Sebastiani "la localizzazione delle zone di maggiore criticità nel Nord Est del Paese suggerisce che uno dei fattori maggiormente coinvolti è il flusso in entrata, attraverso le frontiere con Slovenia e Austria, di persone provenienti da Paesi dove la diffusione del contagio è grande. Il controllo capillare delle persone coinvolte in questi flussi - rileva - può ridurre notevolmente l'influenza di questo fattore sulla diffusione dell'epidemia nel nostro Paese".

Verso Natale, «difficile risolvere i problemi in un mese»

In vista del Natale, dice Roberto Battiston, dell'Università di Trento e coordinatore dell'Osservatorio dei
dati epidemiologici in collaborazione con l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), "non credo che in questo mese le zone più esposte potranno risolvere i problemi che stanno incontrando". L'indice di contagio in aumento lascia supporre che "se oggi abbiamo circa 8.000 infetti e in media 50
morti al giorno, quando passeremo a 2-3 volte tanto, ed è questione di poche settimane, anche il numero dei decessi aumenterà in proporzione. A meno che non ci siano azioni di contenimento di massa per ridurre la crescita, come è avvenuto con successo nel passato".

"L'epidemia è presente, come un fiume in piena, contenuto da argini abbastanza alti grazie in particolare al vaccino. In alcuni casi, però, gli argini potrebbero non essere abbastanza robusti di fronte a comportamenti sociali poco attenti e a un numero non sufficiente di vaccinazioni. In questi casi - ha detto Battiston - il fiume potrebbe cominciare a tracimare, sta accadendo in Alto Adige, dove la percentuale di vaccinati è molto bassa, o a Trieste, dove l'incidenza è arrivata a 625 in seguito agli assembramenti per le manifestazioni". Valori alti sono anche quelli della provincia autonoma di Bolzano (398) e, in Friuli si osservano valori che oscillano da quelli di Trieste (625) e Gorizia (359) a quelli di Udine (150). "Non appena si smantellano gli argini o non si costruiscono abbastanza alti, l'acqua tracima".

Cenoni di Natale a rischio, l'analisi della Coldiretti​

Sono a rischio i tradizionali cenoni di Natale e di Capodanno in circa 53 mila ristoranti, trattorie, pizzerie e agriturismi situati in Friuli Venezia Giulia, Liguria, Veneto, Valle d'Aosta e della provincia di Bolzano per
il possibile passaggio in zona gialla a causa del peggioramento degli indici epidemici Covid. È quanto emerge da un'analisi della Coldiretti sugli effetti dell'eventuale cambio di colore di una vasta area dell'Italia, con il limite massimo dei 4 posti a sedere per tavolo tra non conviventi, proprio alla vigilia delle feste di fine anno.

Una misura che rischia di pesare sulle decisioni dei 10 milioni di italiani che lo scorso anno hanno rinunciato a viaggiare nel periodo delle feste di fine anno per raggiungere parenti, amici o fare vacanze, ricorda la Coldiretti sottolineando come le regioni a rischio di cambio di colore sono importanti destinazioni del turismo invernale. L'impatto negativo della reintroduzione della zona gialla si trasferisce a cascata sull'intera filiera, sottolinea la Coldiretti, con la riduzione di acquisti di prodotti alimentari e vino dalle aziende agricole ma anche di addobbi floreali. Senza dimenticare che 1/3 della spesa turistica in Italia è destinato all'alimentazione con il cibo che rappresenta per molti turisti la principale motivazione del viaggio.




© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: