giovedì 18 agosto 2022
Il via libera dell’autorità dei farmaci del Regno Unito offrirà un’arma che fungerà da booster a settembre, quando prenderà il via il quarto giro di somministrazioni
Nuovo vaccino Moderna anti Omicron, Londra approva il primo “bivalente”

Ansa/Epa

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Il Regno Unito è il primo Paese al mondo ad aver approvato il vaccino bivalente contro il coronavirus. Si tratta della “versione 2.0” del Spikevax: il siero a marchio Moderna utilizzato finora arricchito per metà da molecole appositamente programmate per innescare la risposta immunitaria contro la variante Omicron.

Il via libera dell’autorità britannica che garantisce la sicurezza dei farmaci (Mhra, Medicines and Healthcare products Regulatory Agency), arrivato a Ferragosto, riguarda al momento solo gli adulti. I parametri in base a cui verranno selezionati non sono stati ancora definiti. Il Comitato che coordina la campagna vaccinale ha confermato solo che l’immunizzante di seconda generazione verrà utilizzato come booster, quando a settembre prenderà il via il quarto giro di vaccinazioni.

La decisione dell’Mhra è maturata sulla base dei risultati emersi dagli studi preliminari all’autorizzazione. I dati relativi ai test condotti su 437 persone dicono che il richiamo effettuato con il nuovo vaccino, sviluppato sempre su base mRna, garantisce una «forte risposta immunitaria» contro la prima versione di Omicron (BA.1). Otto volte più intensa rispetto al siero immesso sul mercato tra dicembre 2020 e gennaio 2021. «Buona» è invece l’efficacia contro le sottovarianti BA.4 e BA.5, quelle responsabili dell’ondata di contagi che si è abbattuta sull’isola britannica a fine giugno e che continua a seminare milioni di infezioni nel mondo. Migliore, rivelano le statistiche, 1,7 volte rispetto al vaccino Moderna di prima generazione.

I sieri contro più varianti del coronavirus rappresentano forse la scommessa più delicata nella gestione globale della pandemia. L’approvazione del nuovo Spikevax, ormai prossima anche in altri Paesi come Australia e Canada, è stata tuttavia accolta dalla comunità scientifica britannica con cauto entusiasmo. Danny Altmann, immunologo dell’Imperial College di Londra, insinua l’idea che il vaccino bivalente non offra grandi vantaggi perché, ha spiegato in un’intervista al Guardian, l’ultima variante di Omicron, la BA.5, «aggira molto facilmente la risposta immunitaria». «Di sicuro è un miglioramento rispetto ai vaccini di prima generazione – ha aggiunto – ma stiamo andando incontro all’inverno in condizioni estremamente vulnerabili».

Ponderato è l’ottimismo di Jonathan Ball, docente di virologia molecolare all’Università di Nottingham: «La stragrande maggioranza della popolazione – ha sottolineato in un commento al British Medical Journal – continuerà a essere protetta dalle gravi conseguenze causate dalle varianti emergenti». Ma, ha messo in guardia, «è improbabile che il virus smetta di mutare». Anzi, ha puntualizzato, «è possibile che sia proprio un’immunità mirata contro Omicron a spingere il virus verso altri percorsi evolutivi».

Gli addetti ai lavori ritengono che il vaccino bivalente prodotto da Moderna possa presto essere somministrato di default alla popolazione britannica. Soprattutto se l’Mhra autorizzerà l’uso della stessa tipologia di immunizzante a marchio Pfizer. La decisione al riguardo è attesa a giorni. In tal caso non si porrebbe più il problema di decidere a chi fare il richiamo di più recente tecnologia e a chi rifilare i «classici». Determinati paletti potrebbero essere imposti in caso di difficoltà nell’approvvigionamento delle dosi.

L’ordine effettuato è di 29 milioni di cui 13 milioni in consegna entro la fine dell’anno. Beate Kampmann, direttore del Vaccine Center della London School of Hygiene and Tropical Medicine, ha invitato le autorità sanitarie a evitare l’approccio vaccinale differenziato o “personalizzato”, come potrebbe essere presentato un piano di immunizzazione a due corsie. «È importante che l’invito ai booster, essenziali ad affrontare l’inverno, venga veicolato da un messaggio di salute pubblica, chiaro, ampio e pragmatico, che riguarda tutti».

La platea interessata dalla campagna di richiamo vaccinale di inizio settembre è di 26 milioni di persone: operatori sanitari, immunodepressi, donne in gravidanza e over50. La soglia dell’età (fissata mesi fa a 65 anni) è stata abbassata per accelerare l’immunizzazione e preparare la popolazione ad affrontare la stagione fredda ormai alle porte e le varianti del Covid-19 che torneranno a circolare.

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