lunedì 24 agosto 2020
Saranno 90, divisi in 2 gruppi di età, i volontari che saranno sottoposti a vaccinazione allo Spallanzani. Se tutto andrà bene, il vaccino potrebbe essere disponibile in primavera
Una dose del vaccino sperimentale italiano: stamani si è iniziato il test sull'essere umano, iniettandolo a 90 volontari

Una dose del vaccino sperimentale italiano: stamani si è iniziato il test sull'essere umano, iniettandolo a 90 volontari - Ansa / Facebook

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"È tornata a casa" e "sta molto bene" la prima volontaria per il test del vaccino italiano. È stata inoculata stamani all'ospedale Spallanzani di Roma, la prima dose del vaccino sperimentale anti-coronavirus Sars-CoV-2, studiato dall'azienda Reithera. Se la sperimentazione sull'essere umano darà risultati positivi, il vaccino potrebbe essere disponibile in primavera.

"Sono molto soddisfatto e orgoglioso" ha detto il direttore sanitario dello Spallanzani, Francesco Vaia. "Si inaugura così la classica fase uno che dovrà verificare se la dose di vaccino non darà effetti collaterali al paziente e, soprattutto, se questa dose è immunogenica, cioè capace di produrre all'interno dell'organismo la creazione di anticorpi. Anticorpi che devono essere neutralizzati, cioè capaci di bloccare la replicazione virale. Dopodiché i cittadini sottoposti alla sperimentazione, fino all'autunno, verranno osservati per 12 settimane. La seconda e la terza fase prevedono la sperimentazione nei Paesi dove la virulenza è molto più alta rispetto all'Italia, come il Brasile o il Messico". "Se tutto andrà per il meglio - ha proseguito Vaia - e termineremo questa sperimentazione entro l'anno, e se siamo bravi e veloci ora, potremmo avere il vaccino entro primavera prossima in base commerciale. La previsione è questa".

«Protocollo scrupoloso: ridurre la sperimentazione non è utile»

"L'Italia con questo vaccino entra da protagonista nella guerra dei vaccini, non per arrivare prima, ma per arrivare meglio e mettere il Paese in un sistema di parità perché avere un vaccino italiano significa non essere schiavi e servi di altri Paesi che diranno 'io prima'" ha detto il direttore scientifico dell'Inmi Spallanzani, Giuseppe Ippolito. "Ci vorranno almeno 24 settimane per completare questa fase Uno della sperimentazione sull'uomo. Poi passeremo alla fase Due, per la quale ci stiamo già preparando. Giocare sui tempi e ridurre la sperimentazione non è utile" ha aggiunto Ippolito, sottolineando che "il nostro è un protocollo complesso e scrupoloso che garantirà la massima sicurezza".

La prima volontaria: credo nella scienza italiana

La prima volontaria è una donna di Roma di 50 anni, che ha "voluto fare questa scelta perché devo andare all'estero per lavoro, nel Golfo persico". "Credo nella scienza italiana", ha detto. I 90 volontari sono stati scelti tra le migliaia che si sono offerti con grande generosità allo Spallanzani.

All'avvio dei test erano presenti, stamani, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, l'assessore regionale alla Sanità Alessio D'Amato e i vertici dell'Istituto per le malattie infettive della Capitale, eccellenza nella lotta a Covid-19.

Divisi in 2 gruppi di età: under 55 e over 65

La sperimentazione sarà effettuata sui 90 volontari suddivisi in due gruppi per età: 45 tra i 18 e i 55 anni, altrettanti di età superiore ai 65 anni. Ciascun gruppo sarà suddiviso in tre sottogruppi da 15 persone, a ciascuna delle quali verrà somministrato un diverso dosaggio del preparato vaccinale.

La tecnica: un adenovirus di gorilla modificato

Reithera Srl, società con sede a Castel Romano, ideatrice del vaccino, è stata costituita nel 2014 da un gruppo di ricercatori italiani che avevano ideato l'utilizzo dell'adenovirus dello scimpanzè come "navicella" su cui innestare il materiale genetico necessario per realizzare vaccini contro malattie infettive come Epatite C, malaria, virus respiratorio sinciziale, ed Ebola. Sulla base di questa esperienza, Reithera ha sviluppato il nuovo vettore virale, GRAd32, isolando un adenovirus di gorilla che negli studi preclinici ha indotto una forte risposta immunitaria, sia umorale che cellulare, contro le proteine veicolate, dimostrando inoltre un buon profilo di sicurezza.

Attraverso tecniche sofisticate questo virus, assolutamente innocuo per l'uomo, è stato modificato per azzerarne la capacità di replicazione; successivamente è stato inserito al suo interno il gene della proteina S del SARS-CoV-2, il principale bersaglio degli anticorpi prodotti dall'uomo quando il coronavirus penetra nell'organismo. Una volta iniettato nelle persone, questo virus modificato, o meglio la proteina S che trasporta, provocherà la risposta del sistema immunitario dell'organismo, ovvero la produzione di anticorpi in grado di proteggere dal virus SARS-CoV-2.

Altri vaccini basati su vettori adenovirali ricavati dai primati sono già stati valutati in trial clinici di fase 1 e 2 per candidati vaccini di altre malattie infettive, dimostrando di essere sicuri e di generare risposte immunitarie consistenti anche con una singola dose di vaccino.

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