martedì 29 dicembre 2020
Ministre in disaccordo sull'obbligo per gli statali. Procedimento per 13 camici bianchi, ma i "negazionisti" sono più di 100. Anelli (Fnomceo): è scelta politica, ma pure obbligo deontologico
Medici durante le vaccinazioni all’ospedale Cotugno di Napoli, 27 dicembre 2020

Medici durante le vaccinazioni all’ospedale Cotugno di Napoli, 27 dicembre 2020 - ANSA/CESARE ABBATE

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L'ipotesi di introdurre l’obbligo di vaccinarsi, almeno per i dipendenti pubblici, divide il governo. La prospetta, sia pure con cautela, la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, suscitando l’immediata reazione della titolare della Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone. E la precisazione del viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri che, però, non chiude del tutto all’ipotesi alla quale, dice, «non vorrei che si dovesse arrivare per colpa di pochi individui».

Anche perché proprio ieri l’Ordine dei medici di Roma ha annunciato di aver aperto un procedimento disciplinare contro tredici camici bianchi che hanno espresso opinioni contro i vaccini. Per dieci, che si erano espressi contro le vaccinazioni obbligatorie e quella dell’influenza, l’inchiesta si è già conclusa con le sanzioni della censura e dell’ammonimento. Mentre per tre è ancora in corso, uno è atteso a gennaio dalla commissione disciplinare. Questi, spiega il presidente dell’Ordine di Roma, Antonio Magi, «in trasmissioni televisive locali e sui social, hanno espresso posizioni contrarie alla vaccinazione anti-Covid». A segnarli sono stati colleghi e pazienti.

A queste polemiche si aggiungono anche alcuni strascichi per la vaccinazione del governatore campano Vincenzo De Luca. Anche in questo caso, mentre Sileri si dice sicuro della buona fede di De Luca, che voleva dare il buon esempio, ma che avrebbe fatto meglio a concordare il gesto con gli altri presidenti di Regione, Zampa è più tranchant: «Certamente non ha rispettato i criteri indicati da noi, ma non è la prima volta che non rispetta le indicazioni del ministero o del governo». Prende intanto quota l’idea di un gesto unitario pro-vaccino dei leader politici, lanciata dal Corriere della Sera (e anche venti giorni fa dal Foglio. Ieri ha incassato l’adesione del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, di quello di Italia Viva Matteo Renzi - che si è anche detto favorevole all’obbligatorietà del vaccino in genere e da «subito almeno per gli operatori sanitari e socio sanitari» - e del segretario del Pd Nicola Zingaretti.


La sottosegretaria alla Salute Zampa (Pd) è favorevole per gli statali
Contraria la ministra della P.A. Dadone (M5s)
Da Berlusconi, Renzi e Zingaretti sì a un’iniziativa pro-vaccini dei leader

Ma a far discutere sono state soprattutto le parole della sottosegretaria Zampa quando ha ventilato l’ipotesi dell’obbligo. «In questo momento cominciare a parlarne farebbe un danno», ma «credo che fare il vaccino debba essere una precondizione per chi lavora nel pubblico». Immediata la replica di Dadone che si dichiara «non una grande appassionata dell’obbligo, soprattutto in campo vaccinale» e dice di ritenere «più giusta una forte raccomandazione», linea sulla quale «in questo momento il governo si è impegnato». Divergenza di cui approfitta l’opposizione, con i deputati di "Cambiamo!", forza politica che fa capo al governatore della Liguria Giovanni Toti, che parlano di «stato confusionale pericoloso per l’Italia».

Intanto si apre il fronte medici "negazionisti". Pattuglia che Filippo Anelli, presidente della Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo), quantifica in un centinaio su 400mila iscritti. Sono i «pochi» a cui si è riferito Sileri. Tra i quali i 13 finiti nel mirino a Roma, anche se uno di loro nega un atteggiamento generale anti-vaccini, bensì rivendica di poter avere perplessità sulle modalità di somministrazione di quello anti-Covid ora in distribuzione. La questione riveste delicati profili, anche di carattere costituzionale.

Tanto che ieri diversi giuristi sono intervenuti a favore dell’obbligo per i medici e della possibilità di sanzionarli se "negazionisti". Sull’obbligatorietà, ricorda Anelli, si deve esprimere il Parlamento, come successe su quelli stabiliti come obbligatori dall’allora ministro Beatrice Lorenzin. Ma esiste «un obbligo deontologico in base a quale un medico deve vaccinarsi se ha a che fare con dei pazienti fragili, per tutelarli». E chi non lo rispetta, «è sanzionabile».

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