lunedì 23 marzo 2020
Il governatore della Lombardia: mia ordinanza più severa di decreto Conte ma non voglio la guerra. Cgil Cisl Uil: sciopero generale se lavoratori a rischio. Furlan: aperte industrie non indispensabili
Controlli a Milano

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Doppio braccio di ferro sull'ultimo decreto del governo che decreta il fermo di tutte le attività economiche non essenziali. Il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, difende l'ordinanza regionale di sabato che ha preceduto l'ultimo decreto della presidenza del Consiglio dei ministri, perché più rigida, e annuncia una nota formale al ministro dell'Interno. Ma dice che non intende andare allo scontro con carte bollate e ricorsi al Tar. Toni molto più duri sullo stop alle attività industriali. Per il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia è troppo severo, per Cgil, Cisl e Uil invece costringerebbe a lavorare, rischiando il contagio, anche addetti di industrie giudicate non indispensabili.

Il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana

Il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana - Ansa

"Esistono dei dubbi, dei punti in cui c'è un conflitto" tra l'ordinanza regionale e il Dpcm. Per capire quale dei due debba prevalere Fontana ha chiesto "un parer all'ufficio legale" che gli ha dato ragione. "Poiché ritengo che su una questione come questa non si debba creare alcun tipo di conflitto, ho mandato una nota formale al ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, con cui ho parlato perché il ministero ci dica formalmente se si deve applicare la mia ordinanza o il Decreto". Secondo il governatore, la norma regionale "è più rigida in certe materie, mentre sulle attività produttive la competenza è statale. Io spero che le due cose riescano a compenetrarsi, che fra tutti e due si riescano applicare norme più rigorose possibile perché c'è ancora troppa gente in giro e troppi motivi e possibilità di contagi". In ogni caso, Fontana assicura che se "io vado al Tar perché il Dpcm supera la mia ordinanza, farei una cosa sbagliata e dimostrerei di volere la guerra. Ma io non voglio nessuna guerra", conclude, pur ribadendo che "secondo me era il più giusta la mia ordinanza".

Clima molto più teso sul fronte Confindustria sindacati. Il decreto annunciato non soddisfa nessuno. "Con questo decreto si pone una questione che dall'emergenza economica ci fa entrare nell'economia di guerra", attacca il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, che dopo lo stop a tutte le attività economiche non essenziali ammonisce: "Se chiudiamo il 70% delle attività vuol dire che perdiamo 100 miliardi ogni 30 giorni". E sullo sciopero generale commenta: "Onestamente non riesco a capire su cosa".

Via Twitter la Cisl annuncia infatti che "Cgil, Cisl e Uil invitano categorie e Rsu appartenenti ai settori aggiunti nel decreto che non rispondono alle caratteristiche di attività essenziali a mettere in campo iniziative di mobilitazione fino allo sciopero generale". E la sospensione dal lavoro è proclamata oggi dai lavoratori delle aziende del settore aerospazio contro l'estensione delle attività indispensabili da parte del governo, rispetto a quanto concordato con i sindacati. I metalmeccanici lombardi sono già sul piede di guerra e in giornata definiranno le modalità di uno sciopero regionale, così come i lavoratori lombardi dei settori chimici, tessile, dell'energia, e della manifattura incroceranno le braccia il 25 marzo.

L'ampliamento delle aziende esentate dallo stop solleva critiche nette nella Cisl. "Avevamo condiviso quelle che erano le attività di supporto" all'emergenza coronavirus" e "bisogna tornare allo spirito di sabato", scandisce la leader della Cisl, Annamaria Furlan. Nel decreto emanato sabato, prosegue Furlan, tra le attività industriali strategiche "sono state inserite tutta una serie di attività che di necessario non hanno nulla. Tutte importanti, ma che se fermano la produzione per una o due settimane non succede nulla. Si sono aggiunte dopo l'accordo anche la produzione di materie di plastica" non solo per uso sanitario e farmaceutico, sottolinea, ma "tutte". Così come "la produzione di trattori, di elettrodomestici, di apparecchi cinematografici".

Stessa posizione da Maurizio Landini, segretario Cgil "Abbiamo detto non di scioperare in senso generale, ma che, laddove non ci sono le condizioni di sicurezza, se i lavoratori, le Rsu e le categorie proclamano uno sciopero, hanno il sostegno di Cgil". E spiega: "Si lavora solo se si è in sicurezza altrimenti proclamiamo lo sciopero e chi dovesse proclamarlo per motivi di sicurezza, avrà il nostro appoggio", ribadisce Landini. "Sappiamo perfettamente che, nella situazione che c'è, ci sono interi settori che uno sciopero generale non lo farebbero. Era un modo per dare un messaggio: o le cose si fanno insieme, o non si può chiedere a chi va a lavorare di farlo in condizioni così gravi senza assicurare la sicurezza"


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