mercoledì 25 marzo 2020
La polemica si scatena dopo le interpellanze di Forza Italia e Lega che chiedono a Conte e Di Maio di fare chiarezza sugli esperimenti cinesi. I virologi: coronavirus diversi, questo è naturale
Un'immagine del servizio di Leonardo del 16 novembre 2015

Un'immagine del servizio di Leonardo del 16 novembre 2015 - Frame da video

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Il 16 novembre del 2015 l’Italia pensava ad altro. L’Europa pensava ad altro. Il mondo era appena stato attraversato da una raffica di sangue. Tre giorni prima, a Parigi, la strage del Bataclan. Quella sera, Daniele Cerrato, conduttore Rai di Tg Leonardo, presentava un servizio di Maurizio Menicucci che poteva interessare solo gli appassionati di formule e provette: «Un gruppo di scienziati cinesi creano un supervirus polmonare da pipistrelli e topi…».

Quel servizio ha ripreso a girare, questa volta sui social, nei giorni scorsi, rinfocolando la tesi del complotto, secondo cui la più grave emergenza sanitaria deriva da un esperimento finito male, o sfruttato per oscure strategie politiche.

Gli scienziati non accreditano questa tesi e lo studio del 2015 riguardava un altro coronavirus, anche se un vicino parente del Sars-CoV2. Secondo il servizio Rai, la proteina presa dai pipistrelli e innestata sui topi avrebbe generato un virus in grado di colpire l’uomo. Questa molecola aveva anche un nome SHCO14. Era stata ingegnerizzata per consentire al coronavirus di attaccarsi alla cellule respiratorie scatenando la sindrome influenzale e aveva una caratteristica inquietante: «può contagiare l’uomo direttamente dai pipistrelli, senza passare attraverso una specie intermedia».

Esattamente quello che sarebbe successo al Sars-CoV2 se fosse confermato dallo studio in corso presso il Campus biomedico di Roma che il salto di specie pipistrello-uomo è avvenuto senza passare attraverso il pangolino, come prospettato dal professor Massimo Ciccozzi.

La notizia riemersa dagli archivi della Rai si riferisce a un virus diverso da quello che sta assediando la specie umana in questo momento, che secondo gli scienziati dello Scripps Research Institute di La Jolla, che hanno pubblicato un lavoro su Nature Medicine (la stessa rivista su cui era apparso lo studio cinese), può essere soltanto il risultato dell'evoluzione naturale di altri virus della stessa 'famiglia' e non un prodotto di laboratorio e a dimostrarlo sarebbero i genomi del Sars-CoV-2 e di altri virus paragonati con quello diffusosi da Wuhan nel resto del mondo.

La Rai ha messo le mani avanti, smentendo qualsiasi collegamento tra il Sars-CoV2 e quel virus, oggetto del servizio televisivo, ma non è bastato, ovviamente.

Il virologo Fabrizio Pregliasco ammette che il video «in effetti fa impressione, ma già all’epoca la ricerca pubblicata su ’Nature Medicine’ fece divampare una polemica all’interno della comunità scientifica, su opportunità e rischi di questa ricerca. Ebbene, possiamo dire che quello che causa Covid-19 non è lo stesso virus dello studio del 2015, e che questo Sars-Cov-2 ha avuto un’origine naturale».

Ancor più tranchant il suo collega Roberto Burioni: «L’ultima scemenza è la derivazione del coronavirus da un esperimento di laboratorio. Tranquilli, è naturale al 100%, purtroppo».

Forza Italia e la Lega, tuttavia, hanno già chiesto di approfondire la questione. Il Carroccio ha interrogato il ministro Di Maio: richiesta avanzata addirittura dal leader della Lega Matteo Salvini, che chiede chiarimenti anche a Conte su virus e pipistrelli.

Un’agitazione che non sembra condivisa dalla comunità scientifica internazionale, propensa a credere, oggi come allora, che lo studio del 2015 non avesse potenziale epidemico e fosse volto unicamente a trovare armi contro la Sars.

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