sabato 23 gennaio 2021
Superate le 85mila vittime dall'inizio dell'emergenza. Speranza firma l'ordinanza: la Lombardia è zona arancione. I sindaci lombardi: class action per i dati della Lombardia comunicati in modo errato
13.331 nuovi casi e 488 vittime. Locatelli: rimodulare la campagna vaccini
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Nelle ultime 24 ore in Italia sono stati rilevati 13.331 nuovi casi positivi da coronavirus e 488 morti a causa della COVID-19.

L'incremento delle vittime porto il numero totale dall'inizio dell'emergenza a oltre 85mila: 85.162 per la precisione.
E sempre dall'inizio dell'emergenza sono state contagiate 2.455.185 persone.

Sono 16.062 i dimessi/guariti in 24 ore che portano il totale delle persone che dall'inizio dell'emergenza hanno superato il
virus a 1.871.189. In totale a oggi in Italia sono 498.834 le persone positive al Sars Cov2.
Attualmente i ricoverati sono 23.789 (292 in meno di ieri), di cui 2.386 nei reparti di terapia intensiva (4 in meno di ieri) e 21.403 negli altri reparti (288 in meno di ieri). Sono stati analizzati 151.149 tamponi molecolari e 135.182 test rapidi antigenici. La percentuale di tamponi molecolari positivi è stata dell’8,2 per cento, quella dei test antigenici dello 0,7 per cento. Nella giornata di venerdì i contagi registrati erano stati 13.633 e i morti 472.

Le regioni che hanno registrato più casi nelle ultime 24 ore sono Lombardia (1.535), Emilia-Romagna (1.310), Lazio (1.297), Sicilia (1.158) e Campania (1.150).




Locatelli: "Con i tagli di AstraZeneca va rimodulata la campagna vaccini"

In Italia 40mila persone hanno completato la prima e seconda dose vaccinale. Lo ha spiegato il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli secondo il quale finora sono state somministrate "il 70% delle dosi consegnate" e a fine gennaio "l'Italia dovrebbe avere a disposizione circa 2,5 milioni di dosi che servono sia per prime immunizzazioni sia i richiami".

Il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli, denuncia però che finora sono
"solamente 790.251 le dosi di vaccino somministrate agli operatori sanitari, su un totale di 1.312.275. Ben 397.583 dosi
sono state invece iniettate a personale non sanitario e non appartenente alle altre aree a rischio. È inaccettabile". È
salito intanto a 300 il numero dei medici morti per il virus.

"E' atteso per il 29 gennaio il parere di Ema sul vaccino di AstraZeneca", dall'azienda "è stata comunicata una riduzione della capacita produttiva che richiederà una riflessione in termini di rimodulazione della campagna vaccinale inizialmente prevista". Così il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, in conferenza stampa sull'analisi dei dati del monitoraggio regionale della Cabina di Regia.
"Possiamo dire che alla fine di questo mese l'Italia dovrebbe avere a disposizione intorno a 2,5 milioni di dosi, che servono per garantire sia le prime immunizzazioni che i richiami", ha aggiunto il presidente del Consiglio superiore di sanità, Locatelli.

Il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato l'ordinanza. Lombardia è arancione

Restano gialle Campania, Basilicata, Molise e Toscana più la provincia autonoma di Trento. 14 le regioni arancioni: entrano Lombardia e Sardegna. Rossa la Sicilia e Bolzano. Con la firma di Speranza vengono annullati gli effetti dell’ordinanza del 16 gennaio che aveva inserito in zona rossa la Lombardia. Una decisione presa "in ragione degli elementi sopravvenuti conseguenti alla rettifica dei dati operata dalla Regione Lombardia ora per allora, come certificati dalla Cabina di regia".

Ordinanze, 14 regioni arancioni, entrano Lombardia e Sardegna
Sono 14 le Regioni in area arancione. Con una ordinanza il ministro della Salute Speranza conferma in area arancione Calabria, Emilia Romagna e Veneto. Restano in questa fascia anche: Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria e Valle d'Aosta. Con le ultime ordinanze firmate oggi sono, inoltre, entrate in fascia arancione anche la Sardegna e la Lombardia, che prima erano rispettivamente in fascia gialla e rossa.

"Nell'ordinanza del ministero della Salute, pubblicata oggi in Gazzetta Ufficiale, si può leggere la ricostruzione dell'errore commesso da Regione Lombardia nell'invio dei dati Covid". Lo scrive il viceministro all'Economia, Antonio Misiani. "Il 20 gennaio sono stati trasmessi dalla Regione alla Cabina di regia nuovi dati 'con revisione anche retrospettiva da meta' dicembre 2020'. I nuovi dati hanno portato ad una modifica del valore Rt. Un indicatore di cruciale importanza nella classificazione delle regioni. Questo nuovo invio di dati - che 'costituisce una rettifica degli stessi da parte di Regione Lombardia' - ha portato alla riclassificazione da rosso ad arancione del livello di rischio in Lombardia. Un errore imperdonabile. Danni enormi. Responsabilità politiche gravissime della Giunta regionale Fontana-Salvini. Gli stessi che accusano di incapacità l'attuale Governo e vorrebbero tornare a comandare a livello nazionale. Gli stessi che dovrebbero chiedere scusa ai cittadini della Lombardia".

I sindaci della Lombardia: "Class action se i dati della Lombardia conteggiati in maniera errata"

"Se davvero in Lombardia sin dal 12 ottobre si sono erroneamente conteggiati i guariti tra i positivi, alzando così l'Rt e provocando restrizioni maggiori di quelle necessarie, credo che le categorie penalizzare potrebbero avviare una Class Action per il risarcimento del danno". Lo scrive il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori (Pd). Dello stesso avviso anche il sindaco di Varese, Davide Galimeberti: "Penso che una prima azione concreta possa essere una class action per tutelare e risarcire aziende, commercianti, famiglie e studenti che hanno subito ulteriori danni da questa confusione tra zona rossa che invece doveva essere arancione". Lo scrive il sindaco di Varese sulla sua pagina Facebook aggiungendo che il Comune da lui guidato sosterrà "in prima linea" una "iniziativa contro i responsabili di questo errore (...) dopo averne parlato con tutte le associazioni di categoria e dei consumatori. Un ulteriore modo per stare concretamente vicini a chi è in difficoltà da mesi.

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