venerdì 7 febbraio 2020
Dopo il picco di quasi 4.000 nuovi contagi registrati il 5 febbraio oggi siamo scesi a 2.447. Si sente bene l'italiano ricoverato allo Spallanzani di Roma
La battaglia contro il coronavirus si combatte anche con la prevenzione

La battaglia contro il coronavirus si combatte anche con la prevenzione - (Ansa/Epa)

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Continua la corsa contro il tempo per bloccare la diffusione del Coronavirus e curare al meglio i contagiati. E i risultati sembrano arrivare. Dopo il picco di quasi 4.000 nuovi contagi da coronavirus registrati in Cina in un solo giorno il 5 febbraio, record assoluto dall'inizio dell'epidemia, gli ultimi dati pubblicati oggi mostrano che il numero di nuovi casi confermati è calato per due giorni consecutivi. Lo riferisce la Bbc che dedica una serie di grafici e mappe all'evoluzione dell'epidemia. Questa mattina la commissione sanitaria dell'Hubei ha confermato 2.447 nuovi casi nella provincia.

Intanto, sta bene, come dice lui stesso, il giovane di 29 anni ricoverato all'ospedale Spallanzani di Roma e risultato positivo al test del Coronavirus, dopo il primo esame effettuato alla Cecchignola. "Sto bene, mi sento tranquillo - ha detto -. Al momento non ho nessun disagio particolare". Le sue parole sono state riferite agli altri italiani, in tutto 54, in quarantena alla Cecchignola. Il giovane era a Wuhan insieme alla fidanzata cinese. Un breve periodo di vacanza, per il capodanno del Paese del Dragone. Lavora però negli Stati Uniti, dove fa il ricercatore. È di Luzzara, in provincia di Reggio Emilia.

Tra le persone in quarantena alla Cecchignola, però, il morale è basso. Sono, ovviamente preoccupati. Inoltre gli spazi comuni deserti e le persone restano nelle proprie camere e adesso escono solo per ritirare i pasti da consumare all'interno del proprio mini appartamento. Solo i bimbi ogni tanto escono dalle stanze per giocare.

Ma c'è anche rabbia sulla mancanza di "informazioni tempestive" e un po' di scoramento, per il prolungamento dei tempi della loro quarantena dopo il giovane risultato positivo al Coronavirus, che faceva parte fino a ieri del gruppo di italiani alla Cecchignola. "Veniamo informati con troppo ritardo dai medici e le notizie ci arrivano guardando i cellulari sui siti online e alla tv. È chiaro che questo crea preoccupazione in noi e spavento da parte dei nostri familiari, in apprensione per noi - spiegano alcuni dei "reclusi" - Abbiamo appreso del prolungamento della quarantena dal bollettino medico dello Spallanzani in diretta tv".

Al momento la proposta per le persone in osservazione alla Cecchignola è quella di dimettere gli italiani sotto osservazione alla Cecchignola dopo due test di controllo faringei negativi. Lo ha detto il direttore scientifico dell'Istituto Spallanzani, Giuseppe Ippolito, in conferenza stampa. Questi ha anche affermato che si sta lavorando anche per ricostruire tutti i possibili contatti con altre persone avuti dal giovane ricoverato. Inoltre ha Ippolito ha ssotenuto che "non si rappresentano casi acquisiti sul territorio nazionale: in Italia non c'è circolazione locale del virus".

Allo Spallanzani, secondo secondo l'ultimo bollettino dell'ospedale "sono stati valutati, ad oggi, nella nostra accettazione 44 pazienti sottoposti al test per la ricerca del nuovo Coronavirus. Di questi, 33 risultati negativi al test sono stati dimessi". Altri 11 restano ricoverati. Tre di questi sono già risultati negativi ma restano in ospedale per altri motivi di salute. Al momento le persone infette dal Coronavirus sono 3: l'italiano e la coppia di turisti cinesi.

E sono negativi al Coronavirus gli esami effettuati sulla persona ricoverata ieri a Belluno che, al rientro da una permanenza a Canton, in Cina, si era presentata ai medici con sintomi di febbre e tosse.

Epidemia contenuta o pandemia?

I prossimi 15 giorni saranno cruciali per capire come evolverà l'epidemia di coronavirus: se i casi sporadici registrati fuori dalla Cina rimarranno isolati, avremo la dimostrazione che le misure di contenimento attuate
dalle autorità sanitarie stanno funzionando; in caso contrario, se si generassero nuovi focolai fuori dalla Cina, si potrebbe aprire uno scenario di pandemia. A dirlo è Andrea Gori, infettivologo dell'Università Statale e direttore dell'Unità operativa di malattie infettive del Policlinico di Milano.

L'«untore»? Il pipistrello Rhinolophus

I pipistrelli della specie Rhinolophus affinis, molto diffusa in Cina e nel Sud-est asiatico, sono al momento i principali indiziati nella ricostruzione delle origini del coronavirus 2019-nCoV e rivelano che quest'ultimo è, dato positivo, poco soggetto a mutazioni. È quanto emerge dalla più grande analisi comparativa del genoma del virus, che ne confronta ben 56, pubblicata Journal of Medical Virology dal gruppo dell'Università di Bologna coordinato dall'esperto di bioinformatico Federico Giorgi e al quale ha partecipato lo studente Carmine Ceraolo. "Domenica scorsa abbiamo scaricato i 56 genomi del coronavirus contenuti nelle banche dati Gisaid e Genbank e abbiamo cercato sequenze simili su banche dati pubblici", ha detto Giorgi È emerso così che il genoma del coronavirus umano condivide ben il 96,2% del suo patrimonio genetico con quello del pipistrello Rhinolophus affinis, la cui sequenza era stata ottenuta nel 2013 nella provincia cinese dello Yunnan.

Mobilitazione internazionale in aiuto alla Cina

Molti Paesi e organizzazioni internazionali hanno fornito materiali e altri tipi di supporto alla Cina per combattere e contrastare la nuova epidemia di coronavirus. Secondo fonti ufficiali, la Cina ha ricevuto materiale e altri tipi di assistenza per la lotta contro l'epidemia da Bielorussia, Pakistan, Repubblica Democratica Popolare di Corea, Corea del Sud, Giappone, Thailandia, Malesia, Indonesia, Maldive, Myanmar, Germania, Regno Unito, Francia, Italia, Austria, Ungheria, Kazakistan, Lettonia, Estonia, Turchia, Iran, Emirati Arabi Uniti, Algeria, Egitto, Guinea Equatoriale, Australia, Nuova Zelanda, Trinidad e Tobago, Canada, e Ghana, nonché dal Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia.

Nel frattempo, aziende, istituzioni, operatori umanitari e comunità cinesi all'estero in Russia, Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud, Singapore, Malesia, Vietnam, Iran, Regno Unito, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Perù hanno fatto donazioni. Tra questi, gruppi non governativi negli Stati Uniti hanno donato attrezzature mediche di rilevamento, e loro omologhi della Corea del Sud, della Russia e della Malesia hanno fornito più volte tute protettive, occhiali e mascherine mediche.

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