lunedì 16 novembre 2020
Valle d'Aosta ci pensa, Basilicata e Calabria hanno deciso, Campania e Puglia insistono. Calabria, Gaudio nuovo commissario alla Sanità. Il ministro Speranza: la curva dei contagi si va stabilizzando
Altre regioni chiudono le scuole. 504 morti, 27mila nuovi contagi
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Cresce il numero delle Regioni che hanno deciso di chiudere le scuole, portando in Didattica a distanza non solo gli studenti delle superiori e, in zona rossa, anche quelli di seconda e terza media (come stabilito dal decreto a livello nazionale) ma anche i bambini della primaria e di prima media. Dopo Campania (dal 24 novembre dovrebbero riaprire infanzia e prima elementare, dal 30 anche elementari e prima media) e Puglia (didattica a distanza per tutti su richiesta delle famiglie), da oggi scuole sbarrate anche in Calabria e in Basilicata, mentre la Valle d'Aosta deciderà martedì e l'Abruzzo ha fatto retro front: dal 18 passerà in zona rossa ma, a differenza di quanto prefigurato questa mattina, ha scelto di adeguarsi all'ordinanza nazionale senza quindi andare oltre con la chiusura totale delle scuole.

"A seguito di una lunga riunione dell'Unità di crisi, si è deciso che, a partire dal 17 novembre e fino al 2 dicembre, chiuderanno le scuole primarie e secondarie di primo grado della Basilicata" ha reso noto il presidente della Basilicata, Vito Bardi, che ieri sera ha firmato l'ordinanza "che dispone - è specificato in un comunicato - la chiusura di tutte le scuole". Dallo scorso 11 novembre la Basilicata è "zona arancione".

Anche Valle d'Aosta verso la chiusura

Anche l'Abruzzo ha deciso di passare, autonomamente, da zona arancione a rossa. "Nessuno può sfuggire alle responsabilità, questi non sono momenti per fare giochi politici e propagandistici ma sono momenti in cui prendere posizione e anticipare scelte. L'Abruzzo deve essere zona rossa con chiusura delle scuole", ha scritto su Facebook il vicepresidente della Regione, Emanuele Imprudente. Il presidente Marco Marsilio tuttavia ha dichiarato la sua regione zona rossa da mercoledì 18 novembre, evitando la tanto temuta chiusura delle scuole elementari e della prima media. Stop ai centri commerciali. Il Cts, si apprende, ha chiesto all'unanimità le nuove misure restrittive. Solo sul tema della scuola non c'è stata convergenza totale.

L'ipotesi di chiusura totale delle scuole sarà domani anche sul tavolo della Giunta della Valle d'Aosta. La regione, in cui si registra la più alta incidenza di contagi in relazione alla popolazione, si trova in zona rossa dal 6 novembre. Il dossier, presentato dall'assessore Luciano Caveri, è stato esaminato oggi e ritornerà domani per una decisione dell'esecutivo regionale, dopo una serie di incontri con i dirigenti scolastici e i sindacati.

Sarebbe anche prevista una campagna di test Covid rapidi cui sottoporre tutti i docenti. Su un totale di circa 17mila studenti, nella regione alpina ne risultano positivi 74 e in isolamento 729. Gli insegnanti contagiati sono 51 (216 in quarantena). La scorsa settimana sono già state chiuse due scuole primarie, nel centro di Aosta e nel comune di Challand-Saint-Victor, e gli studenti sono stati posti in quarantena.

Calabria, si dimette Zuccatelli. Scuole chiuse da oggi

Scuole chiuse anche in Calabria. È entrata in vigore da questa mattina l'ordinanza del governatore facente funzioni della Calabria, Nino Spirlì, che prevede la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado fino al 28 novembre. Restano in presenza solo i servizi educativi ai bambini da 0 a 3 anni e quelli dedicati agli alunni con necessità particolari.

Intanto si è dimesso il neo nominato commissario ad acta della sanità calabrese Giuseppe Zuccatelli. "Quando l'istituzione che ti nomina ti chiede di dimetterti devi essere conseguente e io lo sono stato e conseguentemente ho aderito alla richiesta" ha risposto all'agenzia Agi. Le dimissioni sono arrivate dopo una telefonata del ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha chiesto a Zuccatelli il passo indietro. La sua recente nomina aveva suscitato polemiche dopo la diffusione di alcuni video in cui, nei mesi scorsi, minimizzava l'emergenza coronavirus e la necessità dell'uso delle mascherine.

Il governo ha nominato a commissario Eugenio Gaudio, ex rettore della Sapienza. Il fondatore di Emergency Gino Strada farà parte, con una delega speciale, della squadra che sta fronteggiando le criticità dell'attuale emergenza sanitaria.

Manifestazione statica degli studenti dei licei milanesi contro la didattica a distanza

Manifestazione statica degli studenti dei licei milanesi contro la didattica a distanza - Fotogramma

Il ministro Speranza: «Tra 7 giorni il picco dei contagi»

"Resto molto prudente, ma i nostri esperti del Cts ci dicono che la curva dei contagi si va stabilizzando. È ancora presto per dirlo, ma ci sono valide ragioni per credere che le ultime misure comincino a dare qualche risultato". Così il ministro della Salute Roberto Speranza su La Stampa, avvertendo che "i prossimi 7-10 giorni saranno decisivi". Per il vaccino, all'inizio avremo dosi per 1,7 milioni di persone (personale medico-sanitario e Rsa), ma per "le vere vaccinazioni di massa dovremo aspettare il secondo semestre del 2021".

"Vogliamo governare la curva, senza arrivare al lockdown totale. E si conferma la necessità di non mollare adesso" ribadisce il ministro. Quando alle previsioni sulle feste natalizie "mancano quaranta giorni, che sul piano epidemiologico sono un tempo molto lungo. La mia testa non è concentrata su quello che succederà tra un mese e mezzo, ma su quello che accadrà alla fine della prossima settimana. È su questo che ci giochiamo tutto, non sul cenone del 24 dicembre, con o senza i nonni o i parenti di primo grado. Questa, per me, è davvero una discussione lunare".

Il bollettino di lunedì 16 novembre

Diminuiscono i nuovi positivi al Covid-19, nel bollettino rilasciato lunedì: sono 27.354 ( domenica erano 33.979, sabato 37.255 sabato). Ma diminuiscono sensibilmente anche i tamponi: sono 152.663 (domenica 195.275, sabato 227.695).

Aumenta il rapporto positivi-tamponi, che arriva al 17,9% (era 17,4% domenica e 16,3% sabato).

In diminuzione il numero dei nuovi decessi: 504 (erano 546 domenica, 544 sabato). Il totale dei decessi dall'inizio dell'emergenza è 45.733.

I ricoveri ordinari sono aumentati di 489 nelle ultime 24 ore, (+ 649 domenica, sabato +484), arrivando a un totale di 32.536. Le terapie intensive sono aumentate di 70 (+116 domenica e sabato +76), raggiungendo i 3.492 posti occupati. In isolamento domiciliare ci sono attualmente 677.021 pazienti, 23.290 in più.

La Regione con più numero di contagi rimane la Lombardia, con 4.128 casi (ieri 8.060) seguita dalla Campania con 4.079 (ieri 3.771) e il Piemonte con 3.476 (ieri 3.682).

I contagiati totali hanno raggiunto 1.205.881 positivi dall'inizio della diffusione del Covid-19. 'Boom' di guariti nella giornata di domenica con 21.554 (ieri 9.376) per un totale di 442.364. Gli attualmente positivi sono 717.784, + 5.294 rispetto a ieri.

In isolamento domiciliare ci sono attualmente 681.756 pazienti, 4.735 in più rispetto a ieri.

«Il virus in Italia già a settembre 2019». Cauti i virologi

Il virus Sars-Cov-2 sarebbe in circolo in Italia già dal settembre 2019. È quanto sostiene uno studio dell'Istituto dei tumori di Milano e dell'università di Siena, firmato da 16 scienziati guidati da Giovanni Apolone.

"Abbiamo studiato la presenza di anticorpi specifici" legati all'insorgenza del coronavirus "in campioni di sangue di 959 individui asintomatici, arruolati in uno studio prospettico di screening del cancro del polmone tra settembre 2019 e marzo 2020 per monitorare la data di insorgenza, la frequenza, e variazioni temporali e geografiche nelle regioni italiane", si legge. Anticorpi specifici per Sars-Cov-2 RBD sono stati rilevati in 111 individui su 959 (11,6%), a partire da settembre 2019 (14%), con un cluster di casi positivi nella seconda settimana di febbraio 2020 e numero più alto (53,2%) in Lombardia.

Molto cauti i virologi. Interrogato sull'articolo, il direttore del reparto di Malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, attende "conferme reali": "È veramente difficile pensare che il virus sia così vecchio", commenta. Se lo fosse, però, la prima cosa da chiedersi sarebbe "perché non ha creato focolai molto prima".

E l'immunologa Antonella Viola, dell'università di Padova: "Lo studio non dimostra che il Sars-Cov-2 fosse in Italia prima del 2020. Non lo fa per diverse ragioni (di metodo scientifico). Il test usato per individuare gli anticorpi nei pazienti è fatto in casa e non validato. La percentuale di persone con anticorpi che riconoscono Sars-Cov-2 è compatibile con la cross-reattività verso altri coronavirus già ampiamente riportata in letteratura. Gli stessi dati sono stati interpretati nel resto del mondo per parlare di immunità data dai virus del raffreddore; il test di neutralizzazione per verificare che gli anticorpi sono davvero in grado di legare e bloccare Sars-CoV-2 non ha funzionato. Manca - conclude Viola - il controllo negativo: cioè pazienti del 2017-2018 che certamente non possono essere stati infettati".

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