sabato 28 marzo 2020
La proposta di Renzi su fabbriche e scuole suscita dibattito ma viene bocciata dagli esperti. Probabile prolungamento del lockdown al 18 aprile. Il premier: da domani ne ragioniamo
Fabbriche chiuse a Cinisello Balsamo (Milano)

Fabbriche chiuse a Cinisello Balsamo (Milano) - Fotogramma

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Il governo non si sbilancia sulla possibile proroga di due settimane delle misure che chiudono la gran parte dei luoghi di lavoro e vietano gli spostamenti (a meno di comprovate esigenze), con alcune, limitate, deroghe per le aziende. Ma, visto il persistere dell’emergenza virus, si pensa a un nuovo decreto del presidente del Consiglio da varare entro il 3 aprile, data in cui scadranno gli effetti del precedente. «Valuteremo», non ci sono ancora dati sufficienti, dice Giuseppe Conte. «Dall’inizio della settimana inizieremo a lavorarci: il governo ha adottato questa misura col massimo senso della responsabilità», aggiunge il premier in una conferenza stampa serale.

Intanto si apre una polemica sull’intervista di Matteo Renzi ad Avvenire, in cui l’ex premier invita a predisporre un piano per far riaprire le fabbriche prima di Pasqua e le scuole il 4 maggio. Con tutte le cautele e la gradualità del caso, ha detto Renzi, bisogna ripartire. «L’Italia non può stare ibernata per un altro mese, perché così si accende la rivolta».

Ipotesi, quest’ultima, non peregrina, visti i primi casi di proteste e tentati saccheggi ai supermercati. Tanto che il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha ribadito che lo Stato «ha come primo dovere quello di contrastare e perseguire qualsiasi comportamento illegale e che possa turbare e avere delle ricadute sull’ordine e la sicurezza pubblica». Con «fermezza», ma anche «comprendendo il momento di difficoltà». Visto il quale, con i dati attuali, la titolare del Viminale reputa «che la data del 3 aprile sia troppo ravvicinata per dire che verrà riaperto tutto». Lamorgese annuncia poi che lei stessa, febbricitante, si è sottoposta al tampone, con risultato negativo. Sull’approvvigionamento di cibo il commissario Angelo Borrelli ha rassicurato, se necessario - ha detto - la Protezione civile è pronta a distribuire pacchi alimentari. «Se non fossero state prese certe misure oggi avremmo ben altri numeri», ha poi risposto a chi gli chiedeva della proposta di Renzi.

Oltre ai dati sanitari, a tenere banco, infatti, è la situazione dell’economia. Vanno contemperate la tutela della salute dei lavoratori e l’esigenza di non fermare del tutto il Paese. Per questo il governo sta valutando, di concerto con le parti sociali, quali settori - oltre a quelli essenziali e mai fermati - possano cominciare a ripartire. Quello che, appunto, ha chiesto Renzi. Ma il leader di Italia Viva incassa un coro di «no», anche da personalità solitamente non distanti dalle sue posizioni. Come Carlo Calenda che giudica la sua proposta «poco seria». Di riapertura si potrà parlare «quando la curva inizierà a flettere seriamente. Altrimenti il lockdown sarà stato inutile e dovremo riapplicarlo al primo riaccendersi di un focolaio».

Anche il virologo Roberto Burioni ritiene sì che «dobbiamo cominciare a pensare a una ripresa delle nostre vite. Però in questo momento la situazione è ancora talmente grave da rendere irrealistico qualunque progetto di riapertura a breve».

Un «no», ma con un distinguo, arriva anche dall’altro Matteo, il leghista Salvini. «Onestamente non mi sembra il momento di riaprire tutto», dice. Poi «è giusto ragionare sulla ripresa ed è giusto aiutare chi produce». Da sinistra si fa sentire Piero Grasso (Leu), che parla di proposte «dannose» e «pericolose» fatte solo per stare «al centro dell’attenzione». Il 5 stelle Vito Crimi contrappone al senatore di Iv l’operato del premier: «Non vorrei che l’uscita di Renzi sia del tipo "chiudiamo tutto, apriamo tutto". Conte ha dimostrato di saper affrontare tutto con la dovuta moderazione»

Ai critici Renzi ha risposto in diretta Facebook, accusando molti di aver espresso giudizi senza leggere. «Poi uno si stupisce se vince il populismo e la gente dice "uno vale uno"». E sempre su Facebook condivide - apprezzandolo, pur se critico - un intervento dell’immunologo Pierluigi Lopalco, che boccia l’idea di riaprire le scuole il 4 maggio, ma ritiene che il problema che pone Renzi sulla chiusura delle attività sia «serio». E propone un gruppo di lavoro che elabori una strategia per riaprire.

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