sabato 4 aprile 2020
Nuovi casi stabili, ma è boom di diagnosi: 80mila in 24 ore. La circolare del ministero: ecco le priorità Ed è scontro sull’affidabilità degli esami sugli anticorpi
Contagi, il nodo di tamponi e test

Ansa

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Più passano i giorni, più diventa difficile orientarsi nella sterminata marea di dati che ogni giorno vengono forniti dalle autorità sanitarie e non sull’epidemia da coronavirus in Italia. Non solo il Bollettino quotidiano della Protezione civile, che incrocia i numeri spesso disomogenei che arrivano dalle diverse Regioni e che ieri, in ogni caso, ha confermato il trend stabile di nuovi contagi, il calo dei ricoveri, il numero ancora drammatico di morti. Come ogni settimana, sempre ieri, sono arrivate anche le statistiche e le proiezioni dell’Istituto superiore di sanità, che coi suoi esperti ha fatto il punto sulla diffusione del Covid-19 sul territorio confermando il suo rallentamento. E ancora gli esiti di nuove ricerche, di nuove scoperte, le certezze maturate dai singoli territori sull’efficacia o meno degli strumenti di diagnosi: tamponi, kit, test sierologici. Persino le sperimentazioni fai da te di Asl e Comuni, ognuno con una strategia, chi con le squadre di medici dislocate sul territorio, chi con le app, chi coi test fatti in macchina.

I numeri. I contagiati da Covid-19 in Italia dall’inizio dell’epidemia sono 119.758, con 85.388 infezioni in corso, 19.758 guarigioni e 14.681 deceduti. I malati, in un giorno, sono cresciuti di 2.339 unità (negli ultimi tre giorni erano stati 2.107, 2.937, 2.477 giovedì), con un aumento percentuale stabile ormai da giorni. Il che da un lato ci dice che non siamo arrivati ancora al picco dell’epidemia, dall’altro che quel picco è vicino, così come la conseguente discesa. In mezzo – anche questo un dato ormai assodato – c’è la stabilizzazione della situazione negli ospedali: con un numero di dimessi che da giorni ormai resta abbondantemente sopra i mille (ieri sono stati 1.480) e coi ricoveri sempre in calo (201 ieri, il giorno prima erano stati addirittura 137). Altro dato positivo, il rapporto tra tamponi fatti e casi individuati, che resta al livello di quello di giovedì, cioè il più basso dall’epidemia: 1 malato ogni 8,4 tamponi fatti, ovvero l’11,8%. È, per intendersi, anche il dato più basso da un mese a questa parte. E ieri, Borrelli lo ha confermato, sono stati oltre 80mila i test effettuati lungo lo Stivale: il doppio di appena dieci giorni fa.

Test e tamponi. Il nodo delle diagnosi, d’altronde, è sul tavolo delle autorità sanitarie e del governo ormai da settimane, con le Regioni che sono andate avanti in ordine sparso, chi con lo screeninga tappeto (vedi Veneto, Toscana e persino l’Emilia–Romagna), chi con una linea all’inizio più prudente, come la Lombardia. Che tuttavia negli ultimi giorni ha con evidenza corretto il tiro, mettendo al lavoro oltre 30 laboratori e arrivando a una media di 7mila testa al giorno (i nuovi casi in regione ieri sono aumentati leggermente, a 1.455, proprio per il numero sempre maggiore di tamponi processati ogni giorno). Ieri è arrivato il via libera ufficiale del ministero della Salute ai test molecolari veloci, ovvero i “tamponi rapidi” basati sulla rilevazione dei geni virali nelle secrezioni respiratorie, che permetterebbero di ottenere risultati in tempi brevi.

A stabilirlo, una nuova circolare in cui si indicano anche i criteri di priorità per l’esecuzione: a partire dai pazienti ospedalizzati, dagli operatori sanitari esposti a maggior richio, ma anche dai soggetti con infezione respiratoria rioceverati nelle Rsa e dai lavoratori delle stesse Rsa (anche se asintomatici), oltre che dalle persone con sintomi e ai loro contatti stretti. Una buona notizia, nel giorno che ha fatto registrare un nuovo, drammatico salto nella lista dei morti proprio fra i medici: 77, su oltre 10mila contagiati. Ma le polemiche infuriano soprattutto sugli altri test, ovvero quelli sierologici: effettuati sul sangue, alla ricerca degli anticorpi sviluppati al coronavirus, da molti ormai vengono indicati come lo strumento che di fatto ci permetterà un ritorno alla normalità.

Ci crede anche il governo, per cui ha parlato ieri il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli: «Con la ricerca degli anticorpi nel sangue sarà possibile avere un quadro completo dell’epidemia in Italia». Proprio Locatelli ha annunciato un’ulteriore circolare del ministero della Salute, in proposito, che dovrebbe essere pronta a giorni: «Questi esami sono in corso di validazione, e serviranno per degli studi di sieroprevalenza. Dal ministero avremo un panel di test validati, così da evitare falsi positivi e falsi negativi». Cioè proprio il limite di questi esami evidenziato da una parte di comunità scientifica.

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