mercoledì 31 maggio 2017
Sono entrambi accusati di corruzione in concorso, nell'inchiesta sugli appalti. Il rito immediato, chiesto dal pm Palazzi e dall'aggiunto Ielo, porta al dibattimento in aula
L'acquisizione, il 13 aprile, di atti relativi ad appalti negli uffici Consip da parte di Carabinieri e Finanza

L'acquisizione, il 13 aprile, di atti relativi ad appalti negli uffici Consip da parte di Carabinieri e Finanza

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La procura di Roma chiede il processo, con rito immediato, per l'imprenditore Alfredo Romeo, e Marco Gasparri, entrambi accusati di corruzione in concorso, nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti della centrale acquisti della pubblica amministrazione. Romeo è rinchiuso nel carcere di Regina Coeli dal primo marzo, giorno del suo arresto. Il rito immediato, chiesto dal pm Mario Palazzi e dall'aggiunto Paolo Ielo, titolari dell'indagine, consente di saltare l'udienza preliminare portando il processo direttamente in aula.

L'imprenditore napoletano e il funzionario della centrale acquisti della pubblica amministrazione rischiano, se rinviati a giudizio, da sei a dieci anni di carcere. Cuore dell'inchiesta che ha portato all'arresto di Romeo è la gara FM4, di facility management, ovvero servizi per la pubblica amministrazione (Pa), del valore di 2,7 miliardi, bandita dalla centrale acquisti della Pa nel 2014 e suddivisa in 18 lotti, alcuni dei quali puntava ad aggiudicarsi Romeo. L'imprenditore prese parte alla gara per il lotto da 143 milioni di euro per l'affidamento di servizi in una serie di palazzi istituzionali a Roma, che andavano dalla pulizia alla manutenzione degli uffici.

Per raggiungere il risultato, Romeo, secondo quanto detto da Marco Gasparri ai pm, e ribadito in sede di incidente probatorio, avrebbe corrotto il dirigente Consip con 100mila euro in tre anni, affinché gli desse una serie di informazioni indispensabili per avere la meglio sugli altri partecipanti. Un sistema quello di Romeo nel quale, secondo la ricostruzione di Gasparri, l'imprenditore riteneva indispensabile pagare, poiché, a suo dire, tutti lo facevano.

Nei diversi filoni dell'inchiesta Consip coordinata da piazzale Clodio, rispondono di rivelazione di segreto d'ufficio il ministro dello Sport, Luca Lotti (all'epoca dei fatti sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri), il comandante generale dei carabinieri, Tullio Del Sette e il generale di brigata dell'Arma Emanuele Saltalamacchia. Sono indagati per traffico di influenze oltre al padre dell'ex premier Tiziano Renzi, il suo amico imprenditore Carlo Russo, e l'ex parlamentare e consulente di Romeo, Italo Bocchino. Mentre il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto risponde di falso: secondo gli inquirenti il militare avrebbe alterato un'informativa sulla quale si basavano buona parte delle accuse a Tiziano Renzi. La richiesta di rito immediato depositata oggi dalla procura riguarda esclusivamente il fascicolo su Romeo e Gasparri.

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