giovedì 16 gennaio 2020
La sottosegretaria Puglisi: stiamo studiando il dossier. Il progetto ha l'obiettivo di ridurre la disparità di salario tra uomini e donne e redistribuire il carico di lavoro familiare
Un padre con la figlia

Un padre con la figlia - Archivio Siciliani

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Ridurre il divario di stipendio tra uomini e donne e pure quello del carico di lavoro in casa e accanto ai figli. Ecco le motivazioni che spingono il governo a studiare la possibilità di estendere il congedo obbligatorio per la nascita (e l'adozione) di un figlio dagli attuali cinque a sei mesi, prevedendo però che il papà ne utilizzi il 20%, quindi un po' più di un mese. Per la madre si tratterebbe di una perdita secca di una settimana di congedo obbligatorio (il 20 per cento di 6 mesi corrisponde a 36 giorni, quindi più di un mese, da sottrarre ai 6 mesi complessivi, mentre ora per la madre è cinque mesi interi), ma per il padre sarebbe un mese di congedo contro una settimana come previsto dal 2020 (prima erano cinque giorni).

La sottosegretaria al Lavoro Francesca Puglisi ha annunciato l'insediamento di un gruppo di lavoro sulla questione già nei prossimi giorni. Le nuove norme, se si troveranno le risorse necessarie, dato che il costo dovrebbe essere significativo, potrebbero essere inserite nella prossima legge di Bilancio.

"Dobbiamo passare dalla conciliazione tra i tempi di vita e di lavoro che in genere pesa tutta sulle donne - spiega - alla condivisione delle cure familiari. Lo fa già la Svezia, ci sono regole per un congedo unico utilizzato però per il 20% dal padre".

Al momento il congedo obbligatorio è di 5 mesi per la donna e dal 2020 di 7 giorni per il padre. Le donne - sottolinea Puglisi - fanno carriera più lentamente perché sono spiazzate dal peso delle cure familiari. Per scardinare questo paradigma e fare sì che il lavoro sia condiviso dobbiamo pensare a politiche di condivisione. L'ipotesi di un congedo di sei mesi è ancora in stato embrionale, siamo all'inizio di una riflessione ma penso che si possano usare i fondi europei che sono a disposizione per aumentare il lavoro delle donne per fare una riforma strutturale di questo tipo".

In Italia c'è un divario di occupazione tra uomini e donne che sfiora i 20 punti, al top in Ue, e queste politiche potrebbero essere utili per spingere le donne sul mercato del lavoro.

"C'è una nuova crescita dell'abbandono del lavoro dopo la nascita del primo figlio - dice Puglisi - dobbiamo frenare questo andamento. Lavorare è importante per molti motivi, anche per non essere poi pensionate povere". Chi non lavora è più debole e può essere spinta a non denunciare anche in caso di violenze familiari "perché non c'è autonomia lavorativa. Mantenere il lavoro - conclude - è fondamentale".

Proprio l'altro ieri il ministro 38enne per l'Ambiente, Shinjiro Koizumi, in un Giappone sempre più stakanovista ha annunciato che prenderà un periodo di congedo di due settimane (spalmate su un periodo di tre mesi) per badare al figlio neonato. Una decisione che non ha precedenti nella storia giapponese. "Un modello di comportamento per i padri che hanno un impiego lavorativo in Giappone, e che raramente lasciano l'ufficio in orario", ha detto lo stesso Koizumi.

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