venerdì 11 settembre 2020
Intervista a Franck Riester, ministro del commercio estero sulla strategia adottata dal governo francese
Franck Rieste

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«Occorre superare le tensioni che abbiamo potuto conoscere, vista la crisi e considerando tutti quei concorrenti che attendono solo di vederci divisi». Per Franck Riester, ministro francese del Commercio estero, le relazioni italo-francesi possono rafforzare il compattamento fra Paesi europei attorno al Recovery fund, malgrado il contesto sanitario incerto: «Dobbiamo sia contenere il virus, sia rilanciare l’economia».

Il suo governo ha presentato il piano 'France Relance' da 100 miliardi. Un volano per gli investimenti?
Questo piano darà nuovi strumenti alle aziende, siano esse francesi, europee o internazionali, per svilupparsi in Francia nel modo migliore, con un calo della fiscalità di produzione: 10 miliardi sia nel 2021, sia nel 2022. Darà risorse cospicue per rimpatriare certe filiere industriali, rafforzando la qualità dell’ecosistema francese degli affari. Una chiave per la capacità d’attrazione del Paese.

I pilastri del 'made in France' stanno cambiando?
Vogliamo puntare su un tessuto di piccole e medie imprese, rafforzarlo, accompagnarlo al meglio. Fra i nostri settori storici, spiccano l’aeronautica, le auto, l’agroalimentare, il lusso. Oggi si aggiungono le nuove tecnologie, l’ecosistema 'French Tech', così come quanto riguarda le città sostenibili, le nuove mobilità, l’acqua e il suo trattamento, le rinnovabili, l’edilizia attenta all’ecologia.

Lei cita le imprese di tipo start up della 'French Tech'. Ma di fronte ai colossi tecnologici asiatici e americani, la Francia non rischia d’apparire, in Europa, come una competitrice di scala nazionale isolata?
Per nulla. Diciamo chiaramente che vogliamo un’Europa meno ingenua nella competizione internazionale. Meno ingenua verso gli altri partner commerciali. La difesa della nostra sovranità economica implica una strategia industriale da sviluppare in Europa. Siamo i primi a dire che si deve riformare la concorrenza nell’Unione Europea. Ci lavoriamo, e le mentalità evolvono. Ma ciò non vieta che si possa - e anzi si debba - favorire l’ecosistema in Francia con leve di politica nazionale. Non c’è contraddizione.

Gioverebbero nuovi consorzi paneuropei come Airbus?
In settori come la difesa, lavoriamo su programmi europei pertinenti per il futuro. Occorre riprodurre questo maggiormente, ad esempio in campo sanitario o per le batterie. Ma in modo naturale, pertinente, non forzato. Lavoriamoci.

L’Italia è uno storico partner francese, ma i due Paesi hanno vissuto di recente una crisi diplomatica. Cosa pensa della salute delle relazioni bilaterali?
Vi sono state tensioni e ciascuno, mi pare, ci ha poi messo del suo per ritrovare relazioni molto più fluide e costruttive. Ero ministro della Cultura e penso di avervi contribuito. Oggi, penso che il clima sia molto migliore. Il nostro governo è del tutto favorevole a sviluppare relazioni piene e molto forti con il governo italiano. A inizio ottobre, sarò in Italia per continuare a sviluppare l’amicizia franco-italiana. Incontrerò a Milano degli imprenditori e investitori italiani e mi recherò a Roma.

Si può promuovere l’ecologia in Europa, come nel Recovery Fund, continuando al contempo ad importare in massa prodotti asiatici poco ecologici?
Per finanziare il rilancio in Europa, servono nuove risorse. In questo senso, una carbon tax alle frontiere potrebbe permettere di trovarne e di agire positivamente per rendere l’economia più 'verde'. In modo analogo, vogliamo assolutamente che il rispetto dell’Accordo di Parigi sia un elemento chiave per la firma degli accordi commerciali bilaterali o multilaterali. Per questo, ad esempio, la Francia non desidera che l’Unione Europea firmi, nella forma attuale, l’accordo con il Mercosur.

Un orizzonte commerciale importante per l’Europa si trova in Africa. Ma è coerente promuovere questi scambi ed inasprire poi le politiche migratorie?
L’Europa deve proiettarsi su scala internazionale, come desideriamo fare pure in Francia. Al contempo, vi sono delle politiche come quella migratoria, per la quale la risposta deve essere europea, regolando l’ingresso di donne e uomini nello spazio Schengen. Pure gli altri Paesi lo fanno. Occorre agire senza ingenuità, rispettando i nostri valori di solidarietà, grazie al diritto d’asilo, e verificando che chiunque venga accolto trovi condizioni dignitose, secondo le nostre capacità d’accoglienza. © RIPRODUZIONE RISERVATA Le relazioni italo-francesi, dice l’esponente del governo di Parigi, possono rafforzare il campattamento tra Paesi europei sul Recovery fund, nonostante le incertezze Franck Riester

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