venerdì 27 aprile 2018
Ieri il Consiglio dei ministri ha deciso lo scioglimento per condizionamento mafioso di 5 consigli comunali tra i quali Limbadi, Platì e Caivano. Sono 12 da gennaio. Erano stati 20 in tutto il 2017
L'autobomba a Limbadi che il 9 aprile ha ucciso Matteo Vinci

L'autobomba a Limbadi che il 9 aprile ha ucciso Matteo Vinci

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Mano pesante del governo sui Comuni infiltrati dalle mafie. Ed è anno record. Ieri il Consiglio dei ministri su proposta del ministro dell’Interno, Marco Minniti, ha deciso lo scioglimento di ben cinque Consigli comunali per «riscontrate ingerenze da parte della criminalità organizzata». Si arriva così a 12 in appena quattro mesi, rispetto ai 20 di tutto il 2017, anno che aveva già riscontrato un fortissimo aumento. Infatti nel 2016 erano stati sette, nel 2015 nove, nel 2014 dieci. Se si tenesse il ritmo negativo di questo primo quadrimestre si potrebbe raggiungere il record negativo del lontanissimo 1993, quando vennero sciolti 34 Consigli comunali. Ma già con dodici scioglimenti il 2018 si piazza all’ottavo posto su ventotto anni, cioè dal 1991, anno in cui venne approvata la legge che introduce lo scioglimento dei consigli comunali per condizionamento mafioso. I Consigli comunali sciolti ieri sono Bompensiere (Caltanissetta), Caivano (Napoli), Limbadi ( Vibo Valentia), Manduria ( Taranto) e Platì (Reggio Calabria). Il Consiglio dei ministri ha anche deliberato la proroga, per una durata di sei mesi (oltre ai 1218 già stabiliti), dello scioglimento di Casavatore e Crispano (Napoli), «in ragione della necessità di proseguire l’opera di risanamento dagli accertati condizionamenti da parte della criminalità organizzata».

Per Platì, paese calabrese noto purtroppo per i clan della ’ndrangheta, faide, sequestri di persona e traffico di stupefacenti, si tratta del terzo scioglimento dopo quelli del 2006 e del 2012. Per l’altro comune calabrese, Limbadi, si tratta del secondo scioglimento. La prima volta, nel 1983, ben otto anni prima delle legge, era stato sciolto d’autorità dal presidente della Repubblica, Sandro Pertini, poiché al secondo posto fra gli eletti in Consiglio comunale figurava Francesco Mancuso, patriarca e fondatore dell’omonimo potentissimo clan. Il paese vibonese è di recente balzato agli onori delle cronache nazionali per l’autobomba che il 9 aprile scorso ha ucciso il biologo Matteo Vinci, candidato alle ultime elezioni comunali. Una vicenda che potrebbe coinvolgere proprio il clan Mancuso. Con la decisione di ieri viene accolta la proposta del ministro dell’Interno, che ha fatto propria la relazione del prefetto di Vibo Valentia, Guido Longo. La Commissione di accesso agli atti era stata nominata il 4 agosto dello scorso anno. L’amministrazione era guidata dal sindaco Giuseppe Morello, a capo di una lista civica vicina al centrosinistra.

È invece al primo scioglimento Caivano, paese diventato simbolo della 'terra dei fuochi' (è parroco don Maurizio Patriciello), ma negli ultimi anni luogo dove si sono spostate molte delle piazze napoletane dello spaccio, in particolare al 'Parco verde'. Primo scioglimento anche per gli altri due comuni, Manduria e Bompensiere, a conferma della grave situazione pugliese e del ritorno della tensione in Sicilia. Gli altri scioglimenti del 2018 hanno riguardato i comuni di Cirò Marina (Crotone), San Gennaro Vesuviano (Napoli, già sciolto in passato in altre due occasioni), Mattinata (Foggia), Scilla (Reggio Calabria), Camastra (Agrigento), Calvizzano (Napoli) e Strongoli (Crotone, già sottoposto in passato ad uno scioglimento, poi annullato dal Consiglio di Stato). Coi cinque di ieri i comuni attualmente commissariati dopo lo scioglimento sono 38 (ci sono anche alcuni sciolti nel 2016 e prorogati). Due, Brescello in Emilia e Trentola Ducenta in Campania, tornano al voto il 10 giugno.

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